Gli studi di genere, non è un caso, sono deboli nelle università italiane, quasi a marcare la distinzione fra noi, della vecchia guardia in difesa del matrimonio tradizionale, e gli altri, paesi nei quali le aperture o i dibattiti sono ritenuti fondamento di sviluppo democratico quando, se non fosse ancora purtroppo necessario sostenerlo, si parla di diritti per i cittadini indipendentemente dall’orientamento sessuale.
L’omofobia convinta o le posizioni più lievi, ma altrettanto omofobe, tendono a sovraccaricare, quando invece le trasparenze e le componenti marciano nella selva variegata, il concetto di confine: o di qua o di là, nero e bianco. Non sono previsti i grigi. Visioni manichee che non approfondiscono, bensì accertano la brevità del giudizio, che si cerca lapidario, conclusivo, definitivo, senza considerare che un’indagine seria concerne ricerca di dettagli, abbandono di pregiudizi, sintesi composite, valorizzazione del particolare, e, non ultimo, il desiderio di valutare sulla base di studi scientifici e non di ideologie.
Nell’orientamento sessuale i confini sono così netti?
iO Tillett Wright, un’artista di New York, di recente è stata invitata alle conferenze di TED per parlare di questi temi.
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