La parola gaydar deriva dalla contrazione dei termini gay e radar e indica la presunta capacità di riconoscere l’orientamento sessuale sulla base dell’intuito e del linguaggio non verbale.
Capire l’orientamento sessuale di una persona soltanto dall’esteriorità è evidentemente un compito molto difficile, soprattutto in assenza degli stereotipi che sono normalmente associati alle persone omosessuali. Eppure il gaydar si è rivelato un interessante oggetto di ricerca e sembra addirittura avere un fondamento scientifico.
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Nalini Ambady dell’università di Tufts, Massachusetts, ha raccolto in rete una serie di scatti di persone etero e omosessuali e ha chiesto ad alcuni suoi studenti di indovinarne entro dieci secondi l’orientamento. Al termine dell’esperimento più della metà degli studenti hanno dato oltre il 65% di risposte esatte, percentuale che sale sensibilmente se la foto veniva osservata e valutata con più tempo. Il risultato esclude la pura casualità e la ricercatrice ritiene che tale abilità sia ricollegabile all’istinto animale, che l’uomo ancora conserverebbe, e che gli consentirebbe di individuare i partner migliori e gli eventuali rivali.
Gli studi in questo campo sembrano aumentare e recentemente dei ricercatori dell’Albright College hanno ipotizzato che la simmetria e le proporzioni del volto giochino un ruolo nella percezione dell’orientamento sessuale altrui. In particolare, secondo i ricercatori, le persone eterosessuali hanno caratteristiche facciali leggermente più simmetriche rispetto alle persone che si definiscono omosessuali.
Nel corso dello studio a 40 partecipanti sono state mostrate 60 fotografie di donne e uomini (15 donne eterosessuali, 15 uomini eterosessuali, 15 donne omosessuali, 15 uomini omosessuali), con la richiesta di assegnare loro un orientamento sessuale, indicando su una scala a 5 punti il genere da cui le persone ritratte nella foto potevano essere attratte (solo uomini, principalmente uomini, uomini e donne, principalmente donne, solo donne).
La Hughes, che ha condotto la ricerca, spiega “abbiamo trovato differenze nelle misure della simmetria facciale tra coloro che si identificano come eterosessuali e coloro che si identificano come omosessuali. Abbiamo anche trovato che più è probabile che un partecipante percepisca un uomo come attratto da una donna, più è riscontrabile una simmetria nelle caratteristiche del volto di quell’uomo“. Allo stesso modo c’è una tendenza anche per le donne rispetto al possedere tratti somatici più simmetrici, ma non c’è significatività statistica.
Gli autori dello studio ipotizzano che tale differenza sia spiegata dal fatto che nel giudizio i partecipanti si lascino guidare dall’idea secondo la quale il volto degli uomini eterosessuali sarebbe più mascolino rispetto a quello degli uomini omosessuali.
In pratica, il gaydar si baserebbe caratteristiche percepibili del volto, che però sarebbero influenzate da uno stereotipo rispetto alle caratteristiche che dovrebbe avere un volto “omosessuale” o “eterosessuale”.
A nostro parere questo tipo di studi, più che dimostrare l’esistenza del gaydar, sembrerebbero dimostrare quanto gli stereotipi e i pregiudizi agiscano a livelli profondi e inconsapevoli, e quanto sull’argomento ci sia ancora da sapere.
Il tuo gaydar ha mai toppato?
A cura delle dott.sse Valeria Natali e Paola Biondi