Le speranze iniziano a mancare, mentre dall’altra parte del mondo, in Corea del Sud, si inneggia alla speranza, in queste terre essa sembra aver abbandonato i popoli. “Siamo meno ottimisti di quanto eravamo prima”, ha affermato uno dei negoziatori palestinesi e potenzialmente il suo pessimismo è anche quello della nazione tutto; sottolinea, inoltre, che il nocciolo della questione resta l’insistenza di Hamas sul fatto che, prima della conclusione dei negoziati, Israele debba porre fine al blocco a Gaza.
La delegazione palestinese è tornata al Cairo dopo avere avuto consultazioni in Qatar, Libano e altri Paesi del Medioriente. Ieri il presidente dell’Anp, Abu Mazen, avrebbe inviato a Doha un emissario (Saeb Erekat) per spronare e cercare di convincere il leader di Hamas, Khaled Meshal, ad assecondare le proposte egiziane per un tregua con Israele a Gaza.
Osama Hamdan, dell’Ufficio politico di Hamas, afferma che le proposte formulate finora al Cairo “non soddisfano le richieste dei palestinesi”. Hamas, in particolare, pretende garanzie affinché “Israele cessi le aggressioni” e revochi il blocco alla Striscia di Gaza, così da riattivare anche il flusso di persone e merci e che la Striscia possa dotarsi di un porto e di un aeroporto.
Netanyahu: “Se Hamas crede di sopperire alla sua sconfitta militare con un successo politico al tavolo dei negoziati, si sbaglia. Fintanto che sul terreno non ci sarà la calma, Hamas continuerà a subire o nostri colpi. La delegazione israeliana al Cairo ha ricevuto ordine di concentrarsi sui nostri interessi di sicurezza”.