Eccoci all'edizione di Luglio del Gazzettino dei passi. Come promesso, quest'edizione è impreziosita dal fatto che ci siam fatti tre giorni DoloMitici e quindi vi diamo un feedback anche su qualche passo alpino. Partiamo proprio da questi. Anzitutto confermo che le Alpi sono tutt'altra cosa, sui nostri Appennini ti diverti un sacco ma panorami, luoghi, miti e tornanti come sulle Alpi... Andiamo in ordine di giro. Il primo passo incontrato è lo Staulanza, fatto da Forno verso Selva di Cadore. La strada è ben messa e questo sarà una costante, la careggiata a tratti non larghissima ma comunque percorribile molto bene. Nonostante sia un passo con molta “roccia a vista” non ci sono particolari detriti. Come primo passo alpino non è molto classico, non ci si ammazza di tornanti. Come secondo passo ci imbattiamo nel mitico passo Giau, che già nel nome pare aspro. Lo facciamo salendo da Selva verso Cortina. Finalmente Alpi vere, un cartello ci annuncia 29 tornanti. Per chi ama la guida col freno posteriore è una goduria, per chi ha problemi di equilibrio nei tornanti verso destra una condanna. Personalmente mi sono spataccato. L'asfalto è buono anche se non giovane (cioè non è proprio liscio ma si vede che ha degli anni, che è consumato ma non rovinato). Segnalo qualche lieve dissesto e poche crepe non fastidiose. Arrivati in cima beh, andateci che è meglio. La discesa verso Cortina è dello stesso livello. Una nota importante per tutti i passi. Fate attenzione, non è così raro trovare una cagata di bovino o equino in mezzo alla strada e, benché le abbia sempre evitate, mi sento di affermare che non sono particolarmente piacevoli da schiacciare. Il passo Giau, lato ampezzano, è particolarmente soggetto al fenomeno. Terzo passo affrontato, in ordine di tempo, il Falzarego (falso re, se vi chiedete il significato). Siamo in un passo ricco di storia e di traffico. Forse, fra quelli visti, quello con più traffico extra motociclistico. Comunque le strade sono ancora buone, i lavori pochi e ben segnalati. Insomma, nessun tranello. Il secondo giorno, per via di una corsa ciclistica, ci siamo infilati nel passo Erbe. Si tratta di una strada stretta e poco tortuosa con paesaggi spettacolari. Per un lungo tratto si percorre longitudinalmente il crinale di una vallata. La strada è un po' più sporca ma parliamo comunque di eccellenza. Piccola curiosità, in inverno questo passo diventa una pista per lo sci di fondo. Ecco spiegata l'assenza dei tipici tornanti, il panorama e la strada veramente stretta. Quando dico stretta dico stretta, due macchine non ci passano. Infine, ultimi ma non ultimi, Sella e Pordoi. Perchè assieme? Perchè li abbiamo percorsi tutti d'un fiato sempre per via della corsa ciclistica. Comunque, i passi sono fighissimi, tornanti, curve, paesaggi, rifugi. C'è tutto. Le strade sono veramente affidabili, al massimo potrete trovare qualche crepa ma mai nulla di improvviso e non atteso, quando una strada non è perfetta lo si capisce ed è tutta così. Il fenomeno più diffuso, comunque, sono proprio le crepe che credo si possano imputare al ghiaccio che si infila e spacca l'asfalto.. Sempre occhio alle merde per terra.
Veniamo invece ai classici passi delle nostre zone. Abbiamo rifatto il Muraglione e direi che hanno tagliato l'erba ai lati della strada. Prestate attenzione a quello che segue. Salendo dal lato Romagnolo ad un certo punto si arriva ad una serie di tornanti che poi portano al bar di Giovanni. Avete presente? Bene, su uno dei primi fra quelli che svoltano verso destra fate attenzione perchè c'è parecchio brecciolino. Altra particolarità, non so quanto influenzi, ma in molti tratti c'è a terra della resina. Con questo caldo le piante perdono molta resina. Fate attenzione. Il fenomeno è più presente nelle piante esposte, per assurdo nel mezzo della foresta casentiense il fenomeno non si percepisce.
Abbiamo rifatto il Croce dei Mori, solita goduria e nessuna novità da segnalare rispetto ai gazzettini passati. Fate sempre molta attenzione.
Abbiamo verificato, dato che questa volta abbiamo girato carichi anche di Zavorrina che il lato Romagnolo della Calla richiede prudenza, specialmente in due parti. Subito dopo il valico, prima di arrivare in Campigna per via del brecciolino e all'altezza di Corniolo, sempre per lo sporco conseguenza della frana e dei successivi lavori.