ecco la tanto attesa recensione delle Lizzies sul secondo sequel in assoluto di Pride & Prejudice (vedi scheda libro), 'Pemberley Shades', scritto dalla brava e molto intuitiva D.A. Bonavia-Hunt. Noterete dalla recensione che, anche questa volta, ci trovano d'accordo su molte cose, meno su altre, ma non sveliamo oltre, poiché non dovete far altro che proseguire la lettura qui sotto, tra le acute osservazioni di LizzyGee, le riflessioni opportune di LizzyS e la collezione di dettagli emozionali di LizzyP.
Buona Lettura!
N.B.! Come sempre, i commenti delle Lizzies si distinguono per colore e carattere:
Verde+Georgia per LizzyGee Blu+Helvetica per LizzyP Viola+Verdana per LizzyS
LA RECENSIONE A SEI MANI DELLE LIZZIES
A few SHADES, more lights (Poche ombre, molte luci)
Non sappiamo se la Bonavia-Hunt abbia visto il film — molto poco fedele all’originale, praticamente in tutto — del 1940, tuttavia l’idea per un sequel potrebbe essere scaturita anche dalla popolarità riscontrata da Orgoglio e Pregiudizio sul grande schermo. Del resto, sappiamo che è proprio grazie alla serie del 1995 e al film del 2005 se è nato il fenomeno delle Austen Inspired Novels. Inoltre, la Bonavia-Hunt aveva probabilmente avuto modo di conoscere e di leggere Georgette Heyer e le sue Regency Novels. Altro motivo di ispirazione per la Bonavia-Hunt potrebbe essere stata la sua stessa famiglia: cresciuta in un ambiente ecclesiastico in cui l’arte e la musica erano due fattori fondamentali (sua madre era una scrittrice e suo padre — un pastore anglicano — era il fondatore del Trinity College of Music di Londra), potrebbe essere stata influenzata non poco nell’ambientazione del romanzo e nella definizione dei personaggi. Quindi, si può dire che ha attinto direttamente alla sua stessa realtà quotidiana, e in questo è decisamente fedele alla sua (e nostra) beniamina...e sappiamo bene quanto sia la migliore delle fonti d'ispirazione ciò che si conosce meglio!
Lyme Park, Cheshire, utilizzata come location per Pemberley in Pride and Prejudice 1995
Mi spiego meglio: si sa che l’ambientazione è Pemberley, certo — un vero e proprio palcoscenico su cui si svolgono le vicende di Pemberley Shades — ma il fattore scatenante per questo sequel è la morte del parroco della prebenda di Pemberley e la sua sostituzione. I vari candidati — fra cui spicca Mr Collins con una delle sue deliziose lettere piene di autostima e autocompiacimento (E' meravigliosa!!!E' meravigliosa!!!) — e i nostri cari Mr e Mrs Darcy, se la dovranno vedere con le due ‘deliziose’ figlie nubili — di età avanzata — dell’ex parroco, Mr Robinson.
Le due Miss Robinson, infatti, non ne vogliono sapere di lasciare la canonica, che è stata la loro casa per tantissimo tempo. Inoltre, la mancanza di una signora di Pemberley ha fatto sì che la maggiore delle due sorelle divenisse il punto di riferimento per le questioni che a Pemberley andavano gestite da una donna. Sarà dura per Elizabeth far valere la sua autorità su un predominio così radicato. In questo ho rivisto nelle sorelle Robinson moltissimo delle Miss Jenkyns, le Amazzoni di Cranford di Elizabeth Gaskell. (Perfettamente d'accordo!) Anche il rapporto tra le sorelle è il medesimo, la caparbietà e la prevaricazione della maggiore contro la debolezza ed estrema malleabilità della minore, libera di parlare soltanto lontana dallo sguardo della prima — difatti, è solo in una situazione simile che Elizabeth riesce a sapere qualcosa (forse anche troppo) degli strani eventi all'interno della canonica.
Eileen Atkins e Judy Dench (Miss Jenkyns e Miss Matty in Cranford 2007)
Peccato che — dopo averci promesso una scoppiettante rivalità — la Bonavia-Hunt le abbia effettivamente relegate un po’ troppo sullo sfondo; addirittura sul finale, ha liquidato il loro trasferimento con poche frasi… possibile che non abbiano più fatto storie? E il loro rapporto cospiratorio con Lady Catherine avrebbe potuto essere sviluppato meglio: come mai due caratteri così forti come Lady C. e Miss R. vanno tanto d’accordo? In effetti, sarebbe stato interessante leggere qualcosa di più su questa coppia di personaggi, ma, in fondo, s'intuisce perfettamente quale sia il minimo comun denominatore che le rende da subito concordi e, addirittura, complici... Miss Robinson sarebbe stata una perfetta Lady Catherine se avesse avuto simili privilegi di nascita, non credete? Non so se riesco a credere a una Lady Catherine che si abbassa ad andare a trovare le Miss Robinson e a una Miss Robinson mansueta al punto da riuscire a compiacere Lady Catherine… Come appena scritto, per me è vero il contrario, le persone simili si riconoscono sempre alla prima occhiata! Credo che Lady Catherine sia stata molto calcolatrice nell'avvicinare Miss Robinson (con la sua solita condiscendenza), il che le si addice. In fondo, anche il legame sociale con una nullità come Mr Collins ha un suo scopo ben preciso. Nel momento in cui la sua utilità viene meno, sono dolori (come viene raccontato anche qui).
È la prima volta che un sequel che ha per protagonisti Darcy ed Elizabeth riesce ad essere credibile: di solito, per non cadere nello sdolcinato o nello scontato, si privilegiano altri personaggi, che in Pride and Prejudice erano minori. Beh, non direi che è esattamente la prima volta, ma concordo con la credibilità dei protagonisti che ritrovano la coerenza con il romanzo della Austen, aggiungendo, se possibile, la praticità e la complicità della nuova condizione, non tralasciando i primi inevitabili dubbi sulla realizzabilità di un rapporto di assoluta sincerità. Oh, sì, devo riconoscere che questi Elizabeth & Darcy mi sono piaciuti molto (a parte qualche dubbio su Elizabeth, di cui però parliamo più avanti). Gli scambi tra loro e persino i rari e brevi momenti di intimità mi sono sembrati credibili e rispettosi. Toccare questi due "pezzi da 90" austeniani è sempre operazione delicatissima e rischiosa, che l'Autrice affronta invece con grande abilità.
In pieno stile ottocentesco, poi, Elizabeth porta a termine una gravidanza senza che vi sia alcuna allusione a parte qualche capogiro sospetto e uno o due svenimenti… Ciò mi aveva fatto temere che la Bonavia-Hunt avesse trasformato la nostra eroina nella protagonista di Love and Freindship!
“There is no shame in any natural process such as procuring a husband. It is every young woman’s proper business and the sooner she accomplishes it the better. For that I have the highest authority—your mother” “I am sure,” cried Jane, “Kitty would never marry unless her heart prompted her.” “Fiddlestick, my love. You would not perhaps, and that is as much as you can say. Consider the example of Charlotte Collins, and her sister Maria Lucas, and a lot of others I could name. What has prompted them? Nothing but the desire of being married. For that any man will do.”
[“Non c’è vergogna in un processo naturale com’è quello di procacciarsi un marito. È un mestiere indicato a ogni giovane donna, e prima assolve il suo compito, meglio è. In questo campo conosco la massima autorità: vostra madre.” “Sono certa,” gridò Jane, “che Kitty non si sposerebbe mai, a meno che non fosse ciò che il suo cuore la spinge a fare.” “Sciocchezze, mia cara. Forse tu non lo faresti, è solo questo ciò che puoi asserire. Considera l’esempio di Charlotte Collins — e di sua sorella Maria Lucas — e di tante altre che non sto a nominare. Cosa ha spinto loro? Nient’altro che il desiderio di essere sposate. Per esse un uomo va bene come un altro.]
In conclusione: un sequel scritto molto bene, originale, nonostante il rischio comune di scadere nello scontato e non solo per il fatto di essere uno dei pionieri del genere, bensì per l'affinità di Bonavia-Hunt con Jane Austen, forse dettata dai tempi (anche se centocinquanta anni non sono pochi), o forse dall’ambiente famigliare. Decisamente da tradurre.
Concordo per la pubblicazione, necessaria, innanzitutto, in quanto secondo sequel in assoluto del romanzo più famoso di Jane Austen, in secondo luogo, perché ha saputo dosare tutti gli ingredienti austeniani intrecciando le loro storie note a quelle delle new fancies che accorrono a imbastire la nuova trama. Un po' di mistery, un po' di gotico, un po' di comico e l'affetto verso l'opera originale di una perfetta (seconda della storia?) Janeite degli anni '50! L'edizione italiana non deve mancare!
Che cosa posso aggiungere? Che sono pienamente d'accordo: una perla austeniana da tradurre per il pubblico italiano! Link Utili ☞ Iscrizione al Gruppo di Lettura ☞ Segnalibro realizzato da LizzyP ☞ Prima Tappa ☞ Seconda Tappa ☞ Terza Tappa ☞ Biografia di D.A. Bonavia-Hunt nella Galleria Ritratti ☞ Elenco Letture Pride & Prejudice Bicentenary
Argomento degno di