Gelo di limone

Da Melagranata

Gelo di limone.

La Fotografa è partita stamattina all’alba. Anzi, prima dell’alba. La città era immersa nel buio: niente auto per le strade, nessuno sui marciapiedi vuoti. Si va in gita scolastica, destinazione Spagna.
Ci siamo alzate che la notte era iniziata da poco: l’ora dei ladri e dei pianti dei bimbi. Un caffè e una piadina calda; la Fotografa chiude la valigia, sta diventando molto più brava di me a stipare il necessario, a selezionare l’indispensabile, a rifiutare le ridondanze.
Tilly ci guardava dalla cuccia, senza neppure l’accenno a un movimento: un sopracciglio alzato, perplessa, seguiva i nostri spostamenti con l’aria dubbiosa, poi ripiombava giù, ronfando piano.
Siamo arrivate all’appuntamento con gli altri studenti e i professori che non c’era neppure l’intenzione di un’alba timida. Buio. E sorrisi assonnati. Chiacchiere e confronti: hai portato la felpa nuova? Io ho la borsa così, hai l’acqua? me la passi? No, scusa, mi siedo con Carla. E non viene, poi, Matilde? Ridono, di niente e di attesa, di quante saranno in camera, di un viaggio lungo pieno di musica e di dormite, di sosta agli autogrill, di caffè e gomma americana, di sogni e sole e spiagge catalane.
Le madri si agitano: vorrebbero baci che non si possono dare, e abbracci e non fare, non andare, non dire. Son sempre piccoli, i loro cuccioli cresciuti, alti e allampanati,  i ciuffi, le zazzere, i giacconi slacciati, lo sguardo ingenuo e la sigaretta in tasca. Sono così tenere le loro figlie, dalle criniere lucide e setose, le magliette a fiori, i jeans e le borse gonfie di musica, bottigliette d’acqua, bigliettini e trucchi, rimmel e sogni.
Salgono, ma prima qualcuno si lascia baciare, un poco controvoglia, ma con la punta delle dita ti stringe appena: un abbraccio di nascosto, non si può far brutta figura. Il pullman sparisce, dietro la curva, verso il mare, nero nell’alba che ancora non arriva:  i genitori si salutano in fretta, riprendono le auto abbandonate in sosta.
Ritorno a casa, trascino Tilly in una passeggiata inusuale: un chiarore velato spennella il mare a est. E’ l’alba.

Gelo di limone.

20ogr. di zucchero semolato
8 bei limoni non trattati
80gr. di amido di frumento
fiori di gelsomino per guarnire
Lavate accuratamente i limoni ed asciugateli, poi con un coltellino affilato prelevate la scorza – solo la parte gialla – e mettetela a bagno in un litro scarso di acqua minerale naturale e lasciatela in infusione per un giorno.
Il giorno successivo filtrate l’acqua dalle scorze e tenetela da parte
Stemperate l’amido di  frumento con l’acqua filtrata fredda ed aggiungete lo zucchero.
Trasferite il tutto in una casseruola e cuocete a fuoco basso avendo sempre cura di mescolare bene.
Appena la crema  comincia ad addensarsi, versatela in stampini monoporzione appena bagnati con l’acqua e lasciateli raffreddare in frigorifero per almeno 3  ore (meglio tutta la notte.
Sformate i piccoli geli, decorate con i fiori di gelsomino portate in tavola.

Note:

- Se non avete il tempo di attendere l’ infusione delle bucce, prelevate la parte gialla della buccia di limone, unite l’acqua e frullate. Lasciate in infusione pochi minuti, poi filtrate.

- Se il  profumo del gelsomino vi piace molto, appena versate la crema di limone nelle ciotole, disponete i fiori di gelsomino, con il calice ben affondato nella crema calda. Il profumo e il sapore del fiore rilasceranno tutto il loro aroma.


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