Gelsi

Creato il 12 gennaio 2012 da Pupidizuccaro

Hai fatto questo semplice gesto con la mano:
l’hai sollevata fino al volto,
l’hai tesa verso il mio finestrino,
mentre guidavo: ho guardato,
e contro la luce caliginosa
della mattina li ho contati,
otto, otto gelsi a chioma aperta
come la coda di un pavone imbalsamato,
in processione lungo la linea
del nostro sguardo, così perfetti
che per un attimo ho scordato
orari coincidenze
e ho rallentato per capire
come mai di otto alberi in fila si possa dire
“guarda che belli!”, come hai detto,
se loro non decidono di esserlo e tutto
è un avvicendamento senza senso,
o se basta un movimento della mano
e un sorriso per fare di otto alberi
in riga un’illusione di riscatto.

Massimo Gezzi (L’attimo dopo, Luca Sossella editore, Roma 2009)

Dall’ultimo verso a ritroso, leggo l’esperienza umana del tempo, la relazione estetica fra uomo e natura, la profondità di un momento condiviso, l’indicibile magia che lega un gesto a un’intuizione. E forse è già dire troppo. Talmente notevole è il sottotesto di questo componimento, quanto è bene che resti distillato nell’unità viva e semplice del suo registro. Una piccolezza che apre la strada all’immensità del dubbio poetico e ricorda la forma degli Ossi di Montale. La poesia di Gezzi (classe ’76) è paragonabile al gioioso ritrovamento di un’impronta fresca, autentico reperto di rara intensità. Qui, quiqui e qui alcuni spunti per seguire uno che con la poesia vuol fare mattoni. (Marco Bisanti)

< La Metafora viva!

< Lavandare (Giovanni Pascoli)               Li peraulis o La creatiòn (Pier Paolo Pasolini) >