Un libro che ben si coniuga ad una iniziativa che è stata organizzata nel mio comune, ma che se non ho capito male è indirizzata solo agli studenti e non ai genitori, assieme alla Polizia Postale per parlare dell'uso e dell'abuso delle nuove tecnologie.
Il libro è scritto da tre autori:Michele Facci, laureato in Psicologia e si occupa delle dinamiche psicologiche e delle variabili cognitive che intervengono nell'interazione mente-tecnologie;Serena Valorsi, psicologa e psicoterapeuta congitivo-comportamentale, esperta in prevenzione e trattamento delle nuove dipendenze;Mauro Berti, Sovrintendente della Polizia di stato impiegato presso la Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Trentino Alto Adige di Trento, responsabile dell'Ufficio Indagini Pedofilia.Si tratta di un libro molto recente, finito di stampare nel mese di dicembre del 2012, e che tratta un argomento molto attuale: il ruolo dei genitori - e degli educatori in genere - nell'Era digitale.
Non ho intenzione di svelare i contenuti del libro, che merita di essere letto e assimilato. Mi permetto di fare alcune considerazioni in merito.Innanzitutto trovo che sia scritto in modo molto chiaro, con tanto di glossario finale per chiarire alcuni termini che potrebbero risultare difficili in particolare a chi ha poca familiarità con la rete e con le tecnologie. E poi aiuta a riflettere, a pensare su quanto siano cambiati i tempi e di come non sia possibile pensare semplicemente di inibire ai bambini o ai ragazzini (anche adolescenti) l'uso delle nuove tecnologie ma quanto serva, piuttosto, accompagnarli lungo un percorso che li renda consapevoli di cosa fare e cosa non fare.
Riporto una frase che riassume il senso dell'intero libro: La strada del proibizionismo risulta inefficace e rischia di allontanare i giovani da una cittadinanza digitale consapevole. Gli interventi sui minori non devono essere volti alla cancellazione dei profili che hanno su internet, al divieto dell'uso del computer e dei cellulari. Il primo passo da compiere è quello di aiutarli a darsi dei limiti nell'uso dei mezzi.
A ben guardare, non viene detto nulla di nuovo o di chissà quanto strano. Il punto è che, spesso, a questo non si pensa. Così come non si pensa ad aiutare i nostri figli a ben capire il funzionamento di un computer o della rete perchè, magari, noi stessi abbiamo dei limiti e chiediamo a loro di insegnarci, lasciando che si barcamenino da autodidatti tra una connessione internet, un tablet e un giochino on line. Il libro contiene molti spunti di riflessione ed anche dei suggerimenti, oltre che esempi pratici, che costringono a riflettere.
Prima che sui nostri figli, una riflessione è d'obbligo anche su di noi: quante volte neghiamo un abbraccio perchè dobbiamo finire di aggiornare il blog o di scrivere un'email o di aggiornare il database del pc? Quante volte squilla il nostro cellulare mentre stiamo leggendo loro una storia in un momento di relax o quante volte chiediamo loro di tacere perchè siamo impegnati in una lunghissima telefonata importante? Io ho riflettuto parecchio su questo e su molto altro e devo dire che tale riflessione mi ha portato fin da subito a cambiare alcuni miei comportamenti. Non può passare il messaggio che la mamma viva in simbiosi con il pc perchè è con il pc che lavora. E' vero che lavora con il pc ma il tempo del lavoro non può essere esteso all'inverosimile. Ci devono essere dei momenti in cui si è disponibili solo per loro perchè ad un certo punto al lavoro bisogna dire stop!
Io non sono una mamma che demonizza le nuove tecnologie. Anzi. Anche io ho sperimentato il fascino delle chat, anche io ho un telefono cellulare, un pc portatite, uno "da lavoro" più grande ed un tablet... E come ben sapete, ho un blog che amo moltissimo e che mi prende anche tempo... Come potrei demonizzare tutto ciò? Sono perfettamente consapevole, però, del fatto che ci si debbano porre dei limiti anche se si è adulti, non solo se si è bambini o ragazzini. Tenere il cellulare spento non è uno scandalo così come non è uno sgarbo non accendere il pc per un po'....
Devo dire, però, che non posso digerire l'uso di telefonini a sette o otto anni, tablet di ultimissima generazione in mano ad adolescenti che, magari, hanno anche in tasca un telefonino super moderno con centinaia di sms gratis da mandare in ogni momento del giorno e della notte. I miei figli sono dei nativi digitali, come vengono definiti sul libro, su questo non c'è dubbio. Dovremo essere noi genitori ad accompagnarli nella loro crescita da nativi digitali: io che non ho internet sul telefonino perchè credo di non averne bisogno, riuscirò a far passare ai miei figli il messaggio che ogni cosa deve arrivare a tempo debito e che se ne deve fare un uso corretto? Di certo il mio impegno sarà massimo. Lo è già da ora, a dire il vero, con bimbi piccoli che spesso pensano al telefonino come ad un gioco perchè magari vedono il ragazzino più grande che in ogni momento libero si mette a giocare con un giochino tanto carino... oppure ad un'amichetta che ha tantissimi giochi sul pc e dimentica le bambole, le perline, le costruzioni, i libri perchè ha qualche cosa di più coinvolgente da fare.
Nel periodo natalizio sono stata ad un concerto, nel teatro del mio comune. Ero al piano superiore e sporgendomi leggermente in avanti potevo vedere dall'alto tutte le prime file: erano occupate da un gruppetto di adolescenti che, durante l'attesa dell'inizio, avevano letteralmente illuminato quella parte di sala tanti erano i telefonini accesi per messaggiare e chattare o i tablet tra le loro mani...Un'altra volta ero ad un concerto e accanto a me c'erano due signore con due bambini, uno ciascuna: per farli stare buoni avevano messo tra le loro mani due tablet con i quali giocavano durante l'esibizione. Bhè, non vi dico il fastidio che davano agli spettatori che erano lì vicino con quelle luci ed anche con i suoni che, seppur a basso volume, davano fastidio. Colpa loro? O di chi quegli aggeggi li ha messi tra le loro mani senza dare un minimo di regole e senza far capire cosa sia il rispetto per gli altri in luoghi così^Oppure ricordo tempo la la figlia di un'amica, un'adolescente di 13/14 anni, che puntualmente quando andava a pranzo dai nonni si isolava da tutti con cuffiette ed Mp3 a tutto volume: colpa sua? O dei genitori che non si sono presi la briga di farle capire che a tavola non si fa così, tantomeno quando si è ospiti in casa altrui? Pensiamoci....Voi che ne pensate?
Ho trovato il libro utile per riflettere su tutto ciò anche se non si deve pensare di trovare una soluzione ad ogni problema collegato al mondo del web e delle nuove tecnologie. In alcuni punti l'ho trovato un po' ripetitivo, probabilmente perchè si vuole insistere su determinati concetti ma la lettura scorre, è interessante ed educativa. Una lettura che consiglio. ***Generazione Cloud. Essere genitori ai tempi di smartphone e tabletMichele Facci, Serena Valorzi, Mauro BertiErickson editore collana Capire con il Cuore Educazione17.50 euro