Sergio Messere
Con queste parole lo scrittore si presenta ai suoi lettori:
“Sono un tecnico di settore in un centro di supervisioni di reti televisive.
Ho sempre avuto la passione per la scrittura. Nel 2013 ho pubblicato il mio primo romanzo thriller/distopico, Generazione oltre la linea (Prospettiva editrice), che narra le vicende di una comunità di ragazzi in un casale sui lidi dell’Alto Lazio, in una sorta di scuola di vita chiamata l’Officina degli Uomini. L’anno è il 2040, la società è molto diversa… la Storia bussa alla porta della generazione emergente. Rude e talentuosa.
Spero di non fermarmi qui, ovviamente. E sto lavorando per il secondo romanzo.
Cos’è l’Arte? Andrò per esclusione. Non è la ricerca del consenso facile. Non è il cavalcare l’onda di ciò che va di moda, e nemmeno il ricevere come spugne gli insegnamenti e i modelli dei grandi del passato o di altri. Arte respira laddove si afferma la libertà e la potenza della nostra individualità, magari anche a beneficio della società, ma pur sempre nel rispetto di quella vocina o vociona che lavora dentro.
(IoArte http://www.ioarte.org/artisti/Sergio-Messere/ )
Autore: Sergio Messere
Serie: //
Edito da: Prospettiva Editrice
Prezzo: 14,00 €
Genere: Narrativa
Pagine: 262 p.
Voto:
Trama: Cosa ci rimane di quei giorni? La consapevolezza di aver mangiato, dormito, discusso, amato e odiato, lavorato in uno spazio comune; ma, sopra ogni cosa, aver intrecciato per un segmento orfano del tempo i nostri destini, aver respirato a pieni polmoni la stessa aria: sentirsi vivi, proiettati nel mondo, liberi. Nei dintorni della felicità, direi oggi. Il flipper delle pulsioni umane. E una grande idea: essere piccoli dèi con un ventaglio di infinite possibilità. Noi della Generazione oltre la linea.
Recensione
di Danylu
Cosa dire di questo libro?
Comprendo appieno che per ogni scrittore la propria opera rappresenta momenti di studio, fatica, a volte sofferenza, tensione, amore e aspettativa, ma purtroppo non tutte le ciambelle escono con il buco.
E questa storia, decisamente, ne è un caso eclatante.
La trama è povera, intrecci amorosi tra ragazzi post liceo rinchiusi in un casale e guidati da un emblematico personaggio, che dovrebbe essere carismatico ma che, in realtà, è di un anonimato deprimente.
In tutto questo ci sono dei dialoghi lunghissimi su argomenti nemmeno troppo leggeri, sicuramente degni di nota, ma che difficilmente si riescono a seguire. E poi tornei sportivi, noiosissime descrizioni di partite a calcio, pallavolo e tennis.
Sono una ventina i personaggi che compongono le vicende, ma a parte qualcuno, che risulta in qualche modo dettagliato e con un minimo di spessore, gli altri hanno la “consistenza lieve delle foglie”, per citare una celebre canzone di Vecchioni.
Spiccano Monica la vamp, l’uomo Pera e mamma Speranza (questi due delle caricature di un certo tipo di prototipi umani), un po’ Dani, (il protagonista) e Laura, che appare come un’anonima e non ben delineata front girl.
Cosa dire dell’editing? Lasciato al caso. Totalmente.
Apprezzo l’idea strettamente “ecologica” dell’autore, il tentativo nobile di porre l’attenzione dei lettori su problematiche attuali quali: multinazionali, OGM, e tematiche come la scoperta di se stessi attraverso la convivenza con altri in piccole comunità.
Ripeto che alcuni dialoghi, per quanto lunghi e talvolta noiosi, riportano degli spunti riflessivi di un certo spessore, ma nulla di più.