Che l’anno nuovo sia davvero entrato, noi blogger lo abbiamo avvertito dal calo fisiologico di visite nella notte di fine anno.
Eravamo tutti troppo occupati a festeggiare una nuova fine barattandola con un vecchio inizio.
Prigionieri di una concezione ciclica del tempo, prede della stretta soffocatrice di Uroboro, rifiutiamo una concezione rischiosa ed incerta di “infinito” che si muove sull’asse di una retta lineare della quale ci è appunto impossibile scorgere una fine, un’interruzione, e ripieghiamo sul più comodo cerchio del calendario gregoriano, certi che il tempo esista davvero, che le stagioni e le ferie e molte altre cose scandiscano le fasi, e le ripetano.
Così non dovremo preoccuparci dei mille dettagli che rendono ogni alba e ogni tramonto diversi dai precedenti, maggiormente intenti a cercare quelle analogie, quelle somiglianze ripetute che ci dicano che è “tutto okay”, “va tutto bene”.
Mi si potrebbe obiettare che la ciclicità non esclude l’analisi dei segmenti nuovi al suo interno. Obietterò che è un accomodamento, un’illusione.
Siamo rette e non cerchi.
C’è una cosa che possiamo fare: stabilire una direzione, trovare il nostro nord, fare della nostra testa e del nostro cuore la bussola nel frangente di una tempesta e di una calma piatta.
Questo è l’augurio più vivo.
E a voi che seguite Vongole & Merluzzi diciamo grazie, siete i più belli, i più vivi!