Nei prossimi giorni pubblicherò un post focalizzato sull’analisi genetica che è stata eseguita, ma nel frattempo vorrei che mi aiutaste a rispondere a questa domanda: a che cosa serve il carcere? Se il carcere rappresenta una punizione nei confronti di chi infrange la legge, allora l’infermità mentale è da considerarsi certamente un’attenuante: una persona mentalmente disturbata è “meno colpevole” rispetto a chi invece è sano di mente, e che uccide magari razionalmente e con premeditazione. Ma siamo sicuri che il carcere serva a questo? L’opzione alternativa è che esso serva a proteggere gli altri cittadini da persone pericolose: serve a tutelare cioè la sicurezza di una società. Se però vale questa seconda motivazione, allora l’infermità mentale diventa un’aggravante e non un’attenuante: immagino infatti che soggetti affetti da disturbi mentali siano potenzialmente più pericolosi. Qual è dunque il senso del carcere? E’ giusto che le neuroscienze e la genetica abbiano voce in capitolo durante un processo? La palla passa a voi.
PS: il mio dubbio, postato inizialmente su Google Plus, è stato ripreso anche su un sito americano (Genomes are us) grazie alla mitica Mary Mangan. Chissà se italiani e americani la pensano allo stesso modo!