E’ sotto gli occhi di tutti come l’universo digitale sia entrato prepotentemente fra le mura domestiche e lentamente ne abbia modificato le abitudini e le modalità comunicativo - relazionali. Bene lo sanno quei genitori che si confrontano con ragazzi in età preadolescenziale ed adolescenziale...
Si tratta di una realtà che, per quanto virtuale possa essere, non può certamente venire negata o ignorata, esercitando essa un’enorme influenza sulla vita dei nostri figli.
Le modalità con cui gli adulti guardano allo sviluppo tecnologico spaziano da una completa intolleranza allo strumento ad una smisurata passione per le opportunità che esso offre. In entrambe le posizioni emerge comunque timore quando l’argomento riguarda direttamente i loro figli.
Ovviamente tale reazione non è del tutto infondata. Tutti conosciamo le insidie ed i pericoli nei quali ci si può imbattere navigando in rete. Senza considerare il fatto che, per un ragazzo, è indispensabile concedersi di vivere quelle fondamentali esperienze di socializzazione che nascono dal confronto reale con una persona. Dove la propria libertà di agire e comunicare si misura con la libertà dell’altro, dove il corpo, i gesti, gli odori e le espressioni veicolano significati ed insegnamenti che l’asettico schermo di un PC non può certo comunicare, dove non è tutto facile e di immediata disponibilità, perché l’errore non può essere cancellato cliccando un tasto ma solo mettendosi in gioco.
Detto questo, resta il fatto che ciò che all’occhio dell’adulto appare ancora oggi cosa aliena, per i nostri ragazzi rappresenta l’ordinaria quotidianità. Quindi, cercare di farli ragionare in merito a quanto alienante possa essere “comunicare” principalmente attraverso la rete, od imporre divieti e sequestri di PC, non sortirà alcun effetto, se non quello di rendere lo strumento ancora più affascinante e di aumentare il divario generazionale già piuttosto evidente.
Io credo che la soluzione stia nella giusta misura. Innanzitutto ritengo necessario che per poter offrire ai nostri figli delle linee guida efficaci e soprattutto credibili, esse debbano costruirsi sulla conoscenza e non sul timore per ciò che non si conosce, o peggio ancora, ci si rifiuta ostinatamente di accettare. Che ci piaccia o no, l’informatizzazione caratterizza la nostra era ed i nostri ragazzi sono “figli” di questo tempo. Sarebbe perfettamente inutile ed anche “giurassico” vivere nella nostalgia dei bei tempi che furono, illudendoci che basti non volere una cosa per evitarla. Ritengo che la cosa più saggia che un genitore “moderno” possa fare oggi, sia quella di promuovere nel proprio figlio un uso più consapevole e responsabile di Internet.
Il primo passo da compiere (per quanti fra noi ancora non lo avessero fatto) è dunque quello di acquisire quelle competenze base che ci permettano di comprendere e condividere con i nostri figli questo nuovo mondo, di cui ancora così poco conosciamo. Magari, con sincero interesse, chiedendo proprio a loro di spiegarci come funziona. Ciò, se da un lato ci consentirà di monitorare e meglio comprendere il punto di vista dei nostri ragazzi, eventualmente consigliandoli al meglio, dall’altro permetterà loro di vivere l’adulto come più competente e quindi come possibile figura di riferimento a cui chiedere aiuto in caso difficoltà.