Genova: le tante sorprese di Palazzo Rosso

Creato il 07 dicembre 2014 da Viaggimarilore

Shame on me!

Vergognati Marina: hai vissuto per anni a Genova e in Liguria e solo pochi giorni fa, di passaggio, e con la scusa di un pomeriggio umido e freddo, hai finalmente deciso di visitare Palazzo Rosso!

Quante volte quando vivevi a Genova, sei passata da via Garibaldi, già Via di Strada Nuova, via sulla quale affacciano i Palazzi dei Rolli Genovesi, tra cui Palazzo Bianco e Palazzo Tursi, oltre a Palazzo Rosso? Esatto, tutti i sacrosanti giorni che andavi e tornavi da casa alla facoltà in via Balbi e viceversa. Mai, mai hai pensato di entrare a dare un’occhiata. E cosa ti sei persa finora!

Si può visitare Palazzo Rosso con un biglietto di 9 € valido anche per Palazzo Tursi e Palazzo Bianco (di fronte e accanto sulla stessa strada). Il primo piano nobile di Palazzo Rosso è una pinacoteca, il secondo piano nobile è uno splendido susseguirsi di stanze ancora affrescate e arredate come ai tempi della famiglia Brignole-Sale che qui aveva la sua dimora, e infine vi è l’accesso al tetto, da cui si gode la Superba vista panoramica sulla città, a 360°.

La superba vista su “La Superba” ;-)

Palazzo Rosso fu edificato tra il 1671 e il 1677. Appartenne alla famiglia Brignole-Sale fino al 1874, quando la Duchessa di Galliera decise di donarlo, insieme alla collezione di arte, a Genova col duplice intento di “accrescere il decoro” della città, e insieme di farne un monumento alla sua casata.

Il palazzo è molto simile, nell’architettura, ad altri palazzi genovesi: nella struttura, anche se più in grande, mi ha ricordato proprio la la sede della facoltà di Lettere di Genova, in via Balbi 4: un ingresso aperto, con l’ampio scalone sulla destra che fa accedere al piano superiore. Il piano superiore si sviluppa intorno ad un ballatoio rivolto verso l’interno. Le finestre delle stanze che affacciano su via Garibaldi mostrano la bellezza nascosta del giardino sopraelevato di Palazzo Tursi, di fronte a noi.

Il giardino di Palazzo Tursi visto dal Primo piano di Palazzo Rosso

Il primo piano nobile è adibito a pinacoteca: una collezione di dipinti del Quattro-Cinque-Sei-Settecento, sia di pittori genovesi, quali Luca Cambiaso e Bernardo Strozzi, che di pittori noti a livello italiano o internazionale, come Palma il Vecchio, Perin Del Vaga, Veronese, Guido Reni, il Guercino, Albrecht Dührer e Rogier Van Der Weyden.

Il secondo piano nobile è meraviglioso: tra pavimenti in marmo intarsiato che creano geometrie lussuose e ricchissime, pareti affrescate e volte che aprono su mondi allegorici dove vivono gli dei e gli eroi, le Virtù e le Stagioni, il Barocco non è mai stato così intenso; e pensare che l’idea che tutti hanno dei Genovesi è quella di gente avara col braccino corto, che vivrebbe al buio per non spendere in illuminazione: ebbene, qui direi che questo mito è sfatato! Un assistente alla vigilanza particolarmente innamorato delle sale che controlla, ci racconta qualche curiosità che altrimenti ci sarebbe sfuggita: la Sala dell’Autunno (che si può visitare in modalità virtuale sul sito dei Musei di Genova) ad esempio, era concepita fin dall’inizio per accogliere i dipinti che tutt’oggi vi sono esposti!

La Sala dell’Autunno a Palazzo Rosso

E non parliamo di robetta da nulla, ma di opere di Guido Reni e del Veronese, che furono acquistate dagli esponenti della Famiglia Brignole-Sale e per le quali furono predisposti, dipinti sulle pareti, proprio gli spazi appositi nei quali appenderle. Così ai curatori del Palazzo/Museo di oggi è stata risparmiata la fatica di dover scegliere quali opere esporre e come! :-)

La Loggia delle Rovine di Palazzo Rosso

Ma la cosa che mi ha colpito di più è senz’altro la Loggia delle Rovine o “Del Tempio di Diana”: una loggia che sul lato interno affaccia sul palazzo e sul lato esterno affaccia sui tetti delle case dei vicoli di Genova, il quartiere più antico della città, e che su un accesso e sull’altro e sul soffitto è affrescato magnificamente, in uno stile superbamente barocco, dove è all’ordine del giorno l’illusione ottica e l’invenzione: è dipinto un paesaggio di rovine antiche, animato da cani, scimmiette e puttini. Detto così sembra una cosa normale, come ce ne sono tante, ma la bellezza sta nel fatto che osservando le rovine si scoprono tantissimi dettagli che indugiano sul senso di degrado e di distruzione: così dai muri scrostati si intravvedono i mattoni, le statue di amorini hanno le braccia rotte e si intravvede l’anima di metallo che le regge insieme… e inoltre, laddove non arriva la pittura, interviene lo stucco: così in un angolo sono inzeppati dei mattoni come se stessero crollando, ad indicare un antico arco in rovina… Mi sono persa entusiasta ad osservare ogni minimo dettaglio di questa insolita loggia. Ma il bello, il veramente bello deve ancora venire. E arriva alla fine del giro del secondo piano nobile, quando veniamo invitati a prendere l’ascensore per salire sul tetto.

La Lanterna si riflette su una finestra del tetto di Palazzo Rosso

Da quassù l’impressione è incredibile: siamo sul tetto di uno dei palazzi più belli di Genova, e la vista spazia a 360° su tutta la città: la collina di Carignano, il mare, il porto antico, poi ancora, sotto di noi, Palazzo Tursi e i Palazzi di Strada Nuova… laggiù in fondo, piccolissima, ma riconoscibilissima, la Lanterna, il faro simbolo di Genova. Sarà che amo questa città, ma vederla così dall’alto, coglierla tutta insieme con un solo sguardo è una cosa meravigliosa. Una vista che a raccontarla non si riesce a trasmettere, un sentimento che nasce dal cuore, viscerale, che ti fa restare lì a bocca aperta e non ti farebbe più andar via, nonostante il vento che tira quassù in questa giornata di umido che penetra dentro le ossa. Mi verrà il raffreddore, forse, ma ne sarà valsa la pena.


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