Genova si interroga, e la rabbia cresce

Creato il 05 novembre 2011 da Alessandrobaldini
Genova si interroga, e la domanda che si pone è umana e solitamente accompagna sempre, accadimenti di grande impatto emotivo, che investono molte persone e rendono partecipi di emozioni comuni.
In questo momento i genovesi provano una emozione comune e che investe il loro animo in pieno, una rabbia immensa, una rabbia dovuta agli accadimenti di questi giorni, il fiume di fango ha aperto la strada alla rabbia.
Un sentimento molto umano, un sentimento che è la diretta conseguenza di un fiume di fango che ha investito ogni punto della città, e sicuramente lascerà tracce nelle coscienze di molte persone, che ricorderanno queste immagini.
Chi in prima persona ha vissuto questa alluvione, sa e ha visto cosa vuol dire la rabbia della natura, un fiume di fango che scatena la sua potenza distruttiva e dova arriva non lascia scampo, ma solo distruzione.
Il sindaco di Genova è stato duramente contestato, la gente ha urlato in faccia la sua rabbia e quella domanda che balenava nelle mente di tutti, sono diventate frasi dure e metalliche, che testimoniano una rabbia che cresce.
La piena del giorno dopo è la rabbia della gente, che non guarda in faccia a nessuno e identifica nella scarsa manutenzione fatta, una parte delle responsabilità di quel fiume in piena che tutto ha travolto.
Essere razionali per chi, ha perso persone amate, ha perso la casa, ha perso tutto non è facile, probabilmente ognuno di noi, al posto loro avrebbe la stessa reazione, la stessa rabbia coglierebbe tutti.
Ancora una volta, questi accadimenti mettono in evidenza un deficit culturale che nel nostro paese è largamente diffusa, una scarsa cultura della prevenzione, ma anche una scarsa cultura del rispetto del paesaggio intorno a noi.
Genova per sua stessa natura, sorge su colline o per meglio dire montagne, montagne e fiumi, che scavano il paesaggio e il corso di tutto, e in mezzo ci sono le case, tante case, costruite negli ultimi anni.
Silvio Berlusconi fa una dichiarazione, una dichiarazione che va nel cuore del problema e che parla di una edificazione sconsiderata, in zone dove non si doveva costruire, e ha ragione, in quelle zone non si doveva edificare.
Definiamo meglio la cosa, in quelle zone si poteva anche edificare, ma seguendo un criterio e una logica legata al territorio, ai corsi di acqua presenti e alla conformazione stessa del territorio medesimo.
Non farlo domani, potrebbe costarci ancora di più, questa tragedia non deve fare riflettere per cercare solo colpe, o aprire fascicoli per disastri colposi da parte della magistratura, deve essere lo stimolo per fare in modo che non accada più.
Buona serata e buona navigazione Nicky Brancatelli e Alessandro Baldini

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