“Genova, un luogo per ricominciare” di Michael Winterbottom

Creato il 13 luglio 2011 da Cinemaleo

2008: Genova di Michael Winterbottom

uscita inghilterra: 22 ottobre 2008   uscita italia: 16 ottobre 2009

Uscito in Italia in ritardo (problemi di distribuzione), un film che sulla carta prometteva molto…

“Regista prezioso fra Bergman e Truffaut… si scava un posto tutto suo nella storia della settima arte inglese, discorrendo con sensibilità e stile, con vitalità e oscurità la violenta volontà di non arrendersi mai anche di fronte a vite senza uscite” , così scrive Fabio Secchi Frau a proposito di Michael Winterbottom. Qualità riscontrate in più di un suo lavoro (basti pensare a The Road to Guantanamo, Benvenuti a Sarajevo, Jude, Go Now) ma non visibili in questo Genova, film difficilmente classificabile. Un po’ onirico e un po’ mistico dovrebbe raccontarci l’incontro-confronto tra diversi mondi (anglosassone-latino) e diverse età (infanzia-giovinezza-maturità). Il secondo aspetto risulta abbastanza approfondito (ma senza dirci alcunché di nuovo), il primo è lasciato all’intuizione dello spettatore perché il film nulla ci dice. Viene da chiederci: se la famiglia di cui si parla, colpita da grande lutto, da Chicago si fosse trasferita in una qualsiasi cittadina di provincia americana, cosa cambierebbe nella trama? «Genova è la città ideale dove perdersi – ha detto il regista -. È la rappresentazione fisica perfetta, con i suoi vicoli stretti, per raccontare lo smarrimento dei miei personaggi». Sarà…

Grave pecca del film è la ripetitività. “Ciascuno dei 3 protagonisti elabora a modo suo il dolore -scrive Il Corriere della Sera-: il padre preoccupandosi delle figlie; l’adolescente Kelly cercando di rimuoverlo col primo amore e il sesso; la piccola Mary con lo spettro benigno della madre (che lei sola vede) che le offre incoraggianti sorrisi e parole di perdono”. Il problema è che tutto ciò lo vediamo dettagliatamente nella prima mezz’ora e nel resto assistiamo a una continua ripetizione delle stesse situazioni (paura che il pubblico non capisse o scarsa fantasia della sceneggiatura?).

Buona l’interpretazione dell’intero cast ma è da sottolineare che a Colin Firth non si danno molte occasioni di mostrare il suo riconosciuto talento e che la sempre brava Catherine Keener soffre per l’inconcludenza del personaggio che interpreta.

Premio per la Miglior Regia al Festival di San Sebastian 2008, presentato al Toronto Film Festival e al London Film Festival 2009, il film ha diviso i critici italiani: “Si entra con suggestioni rosselliniane di emozionanti viaggi in Italia e si esce con la cocente delusione di un film commissionato e mal riuscito dove nemmeno Genova sembra interessante” (Gabriele Niola), “Winterbottom offre un film toccante, non banale” (Francesco Rizzo), Lo sguardo con cui il regista segue il suo romanzo di formazione corale è giusto… L’epilogo, però, delude le aspettative legittimate dalla prima parte” (Roberto Nepoti), “Completo di suggestioni melò, il film resta un dizionario di occasioni per frignare: una partita di cinema quasi mancata” (Maurizio Porro), “…originale, molto raffinato e interessante” (Lietta Tornabuoni).

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