Magazine Politica

Geopolitica in Asia: Russia, India e la cooperazione tra Pakistan e Cina (Seconda parte)

Creato il 10 agosto 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Geopolitica in Asia: Russia, India e la cooperazione tra Pakistan e Cina (Seconda parte)

Dopo aver osservato nella prima parte la realtà politica e strategica che definisce la relazione tra Cina e Pakistan, nella seconda parte di questa analisi Andrej Volodin analizza l’impatto della cooperazione sino-pakistana sugli interessi russi.

 
Un punto di vista che per lungo tempo è stato fermamente asserito tra gli analisti politici indiani è quello secondo cui l’unica funzione delle relazioni tra Cina e Pakistan è il “contenimento” dell’India in Asia meridionale. È difficile negare la logica di tali interpretazioni geopolitiche, ma questa posizione sottovaluta l’importanza di quelle dinamiche che in Cina, da dieci anni a questa parte, provocano un significativo impatto esterno sulla situazione politica interna.

La provincia cinese dello Xinjiang
Il permanente impatto destabilizzante degli eventi nella Regione Autonoma dello Xinjiang-Uygur (XUAR) sullo sviluppo generale cinese è un fatto riconosciuto. Inoltre, i circoli politici a Pechino non escludono la possibilità che i sostenitori dello “Stato uiguro indipendente” che operano dal territorio pakistano del Khyber-Pakhtunkhwa, o Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (NWFP), siano supportati dagli Stati Uniti e da alcuni paesi musulmani. Perciò Pechino fa tutto il possibile per utilizzare diverse opzioni allo scopo di neutralizzare le forze dell’Islam politico in Xinjiang, incluse quelle a livello statale (lo Xinjiang è la casa di oltre otto milioni di Uiguri e i più radicali tra loro stanno cercando di instaurare uno Stato indipendente – il “Turkestan dell’Est”). In questa direzione la politica cinese verso il Pakistan ha adottato nuovi punti importanti.

In rosso, la provincia pakistana di Khyber-Pakhtunkhwa
Da un lato, Pechino è stata soddisfatta dal pieno supporto all’azione volta a reprimere i tumulti scoppiati ad Urumqi nel luglio del 2009 dato dal presidente pakistano Asif Ali Zardari, leader di un paese profondamente musulmano e che si è formalmente dissociato dal “Movimento Internazionale di Resistenza Islamica” nello Xinjiang. Dall’altro lato, la Cina nutre dei dubbi sulla capacità delle autorità pakistane di esercitare un controllo efficace su tutto il suo territorio. Pechino non è pienamente convinta dell’efficacia di tali controlli e di alcuni passi intrapresi da Islamabad contro gli estremisti, in particolare le rigorose misure restrittive contro gli insediamenti uiguri e le loro scuole religiose in Pakistan, che sono diventate delle nutrici per i futuri separatisti. Il dubbio ha preso la forma di un accordo diretto sulla cooperazione multilaterale tra la Regione Autonoma dello Xinjiang-Uygur della Repubblica Popolare Cinese e la Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (NWFP) del Pakistan. Lo scopo dell’accordo è
La Karakorum Highway collega Cina e Pakistan
stabilire contatti diretti con i leader della NWFP per reprimere le attività degli islamisti che provengono dal territorio di questa provincia. L’accordo, tuttavia, ha un significativo contenuto socio-economico. La sua “struttura di supporto” sembra essere l’ampliamento (con l’aiuto della Cina) della Karakorum Highway, che è strategica per entrambi i Paesi e (attraverso il passo del Khunjerab, a 4693 metri di altezza sul livello del mare) connette lo Xinjiang con la NWFP.

Le autorità pakistane cercano di persuadere la Cina dell’adeguatezza dell’utilizzo della Karakorum Highway come principale via di comunicazione internazionale per il trasporto dei beni di importazione dai porti pakistani verso la Cina, in particolare da quello di Gwadar, nel Mare Arabico, che è stato modernizzato grazie all’aiuto di Pechino. L’accordo prevede anche la cooperazione in ambito di commercio interregionale, scienza e tecnologia, cultura, istruzione, salute, agricoltura, sport e turismo. Da notare: riempiendo l’intesa con la NWFP di contenuti specifici, la Cina cercherà di impiegare tutta la popolazione economicamente attiva possibile nel ciclo dei legami bilaterali interregionali e quindi limitare quelle loro attività in Xinjiang che sono potenzialmente distruttive per la Cina.

Le relazioni interregionali sono solo una parte della strategia generale di Pechino per stabilizzare la situazione in Pakistan. Le autorità della Repubblica Popolare Cinese sono consapevoli del fatto che i problemi del Pakistan sono di origine strutturale e sistemica e che sono generati dall’andamento del governo, che riproduce costantemente e ampiamente le contraddizioni che minacciano l’unità e l’integrità territoriale del Paese. Pechino vuole diversificare la sua strategia geopolitica verso il Pakistan e l’Asia meridionale nel suo complesso. Primo, Pechino sembra fiduciosa che a causa del loro coinvolgimento in attività militari in Afghanistan, il posizionamento degli Stati Uniti in Pakistan si è indebolito in modo lieve ma irreversibile. La nuova “equazione” del potere geopolitico in Asia centrale è indicativa di come la Cina stia emergendo come “attore” economico dominante nell’area. Pechino porta avanti la tattica di spingere gradualmente gli Stati Uniti fuori dal Pakistan attraverso la pratica, sperimentata e testata nel tempo, dell’espansione delle relazioni economiche con l’estero. Inoltre, il Pakistan conta sull’assistenza finanziaria sostanziale della Cina, così come sulla cooperazione nel “tradizionale” campo dell’energia, in primo luogo per la costruzione di stazioni idroelettriche sulle montagne, sulla falsariga degli sperimentati progetti cinesi (basati sull’esperienza del progetto della Diga delle “Tre Gole” sul fiume Yangtze).

Secondo, fedele al suo principio strategico secondo cui ”è l’economia che definisce la geopolitica”, la Cina partecipa attivamente alla modernizzazione delle infrastrutture dei trasporti in Pakistan. L’implementazione dei progetti in quest’area, infatti, è volta al raggiungimento di due obiettivi in uno: assicurare il trasporto sicuro dei vettori energetici lungo la direttrice Golfo Persico – Cina meridionale e limitare l’influenza statunitense nelle

Il porto di Gwadar, modernizzato con l'aiuto cinese
regioni del Medio Oriente e dell’Asia centrale e meridionale, punti “sensibili” per la Cina. Il progetto suddetto – il porto di Gwadar nella parte nord-occidentale del Mar Arabico – è un luogo ideale per sorvegliare il movimento di veicoli e navi provenienti dal Golfo Persico e diretti verso Est, e – se necessario – può essere usato per proteggere i veicoli che consegnano le risorse energetiche all’Estremo Oriente. In particolare, la partecipazione attiva di esperti cinesi nell’ammodernamento di basi e stazioni dei sottomarini della Marina pakistana, che possono essere usate anche dai sottomarini cinesi, corrobora questa supposizione.

Terzo, secondo quanto riportato dai mezzi d’informazione, la Cina intende chiedere il permesso per aprire una base militare in Pakistan. Gli esperti militari ritengono che ciò implichi almeno tre obiettivi strategici: esercitare una pressione politico-militare “morbida” sull’India; limitare l’influenza statunitense su Pakistan e Afghanistan; dirigere la supervisione delle attività dei “separatisti uiguri” nella regione NWFP del Pakistan. Quarto, secondo la stampa indiana, la Cina è diventata la maggiore fornitrice di equipaggiamenti militari del Pakistan. Attualmente l’esercito pakistano è presumibilmente armato per il 70% con equipaggiamenti militari cinesi. Inoltre, citando alcune fonti militari di Delhi, la stampa indiana sostiene che qualora si concretizzasse la prospettiva che l’aviazione indiana riceva i caccia russi di quinta generazione, il Pakistan si rivolgerebbe alla Cina anche per l’aiuto nel portare avanti la ricerca in questo ambito delle costruzioni militari. E alla fine, per il Pakistan, la Cina resta dal 1976 un alleato e un partner indispensabile nello sviluppo di armi nucleari e dei vettori delle medesime. E non ci sono prove di un’interruzione di questa assistenza in un futuro immediato.

Pertanto, la politica strategica della Cina verso il Pakistan è una complessa simbiosi di almeno tre idee geopolitiche: 1) contenere l’influenza dell’Islam politico (cioè le forze operanti dal territorio pakistano) sullo sviluppo dei processi interni in Cina (principalmente nella Regione Autonoma dello Xinjiang-Uygur); 2) limitare il ruolo dell’India in Asia meridionale, e 3) lo “spostamento graduale” degli Stati Uniti fuori dall’Asia centrale e meridionale. Lo sviluppo delle relazioni sino-pakistane si ripercuote sugli interessi della Russia? Sembra che la risposta sia affermativa, e per due ragioni.

1. La trasformazione del Pakistan in una sorta di nutrice dell’Islam politico e del terrorismo internazionale e la minaccia costante dell’esportazione di idee e pratiche radicali verso i territori adiacenti di Cina e Asia centrale non possono lasciare la Russia inattiva. Sembra che la Russia abbia bisogno di cambiare l’algoritmo di comportamento di politica estera nei confronti del Pakistan, ossia, di fare in modo che il Paese ritorni ad avere un ruolo partecipe nei processi sociali in Asia meridionale. La crescente complessità dell’equazione geopolitica nella regione si accorda con gli interessi di lungo periodo della Federazione Russa, dato che la lotta per la pace in Asia centrale, metaforicamente parlando, inizia in Pakistan. Ristabilire il dialogo politico e le relazioni economiche estere con questo Paese almeno ai livelli della metà degli anni Sessanta permetterà alla Russia di influenzare attivamente la politica estera del Pakistan.

2. Il “ritorno” della Russia in Asia meridionale suggerisce che dovrebbe esserci una cornice organizzativa e istituzionale appropriata per il compito stabilito di mantenere il dialogo sulla pace, lo sviluppo e la tranquillità di questa regione-perno. Discutere e risolvere (su base multilaterale) le questioni di sicurezza dell’Asia meridionale enfatizzerà la partecipazione attiva della Russia nella Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS), soggetta alla piena membership nell’organizzazione di India e Pakistan. Mosca può e dovrebbe bilanciare il ruolo attivo di Pechino in questa organizzazione internazionale, tenendo a mente che l’efficacia della OCS come strumento politico di sicurezza internazionale, negli ultimi tempi, dipende proprio da essa. Vale la pena anche pensare alla partecipazione della Russia, in una forma particolare, alle attività della South Asian Association for Regional Cooperation (SAARC).

(Traduzione dall’inglese di Francesca Malizia)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :