Davvero serve una spiegazione? Allora ve la darò. Senz’altro. Anche se Haviland Tuf usa abitualmente queste parole con donandogli un’inflessione diversa da quella che gli sto donando io. Io però, a differenza sua, non sono larger than life, e mi devo arrangiare come posso.
Partiamo dall’inizio. Alla fine dello scorso mese Mondadori ha dato alle stampe Il viaggio di Tuf, antologia di racconti di George R.R. Martin. È dallo scorso marzo, dal tempo della riunione Mondadori che i miei lettori più vecchi mi hanno sentito citare ripetutamente, che so che Tuf Voyaging sarebbe stato tradotto. A fine luglio mi era stato anche comunicato il titolo ipotetico, poi divenuto definitivo. Secondo voi io ero interessata a comprare il libro? Senz’altro.
Va bene, la pianto perché sto diventando ripetitiva, ma in genere quando Tuf pronuncia quelle parole per qualcuno potrebbero esserci guai in vista, o si prospetta una situazione particolarmente divertente o… Tuf è molto flemmatico. Molto molto. Per capire quanto dovreste leggere i racconti che lo vedono come protagonista. Io l’ho fatto, e più sotto inserirò qualche commento. Prima però per non scrivere cose che ho già detto altrove ripropongo il pezzo di FantasyMagazine con cui ho segnalato l’uscita del libro. La maggior parte delle informazioni derivano dall’antologia Dreamsongs, da quelle famose introduzioni che Mondadori non ha mai tradotto. Fra le mie fonti però ci sono anche il blog di Martin e numerose interviste.
Da lettore Martin amava leggere serie di storie dedicate a uno stesso personaggio. Fra i suoi personaggi preferiti ci sono l’Elric di Melniboné di Michael Moorcock, il Solomon Kane di Robert E. Howard o Fafhrd e il Grey Mouser di Fritz R. Leiber nella fantasy e il Dominic Flandry e il Nicholas van Rijn di Poul Adnerson, gli Elijah Baley e R. Daneel Olivaw di Isaac Asimov o il Magnus Ridolph di Jack Vance nella fantascienza. E, da scrittore, è sempre stato ben consapevole che avere un personaggio amato consente di vendere facilmente ogni successiva storia dedicata a quel personaggio. Ma, come ha ricordato lo stesso George nell’antologia Dreamsongs, tutte le serie da lui immaginate si sono interrotte dopo al massimo tre racconti. Con Tuf le cose sono andate meglio, ma per scrivere i sette racconti che alla fine sono confluiti nel Viaggio di Tuf gli sono serviti ben nove anni.
Nel 1975 la parola ecologia era estremamente popolare, perciò il giovane scrittore si è ritrovato a riflettere sulle possibilità narrative offerte dalla creazione di una specie di ingegnere genetico che si spostava di mondo in mondo per risolvere — o, in qualche caso, creare — problemi ecologici. Lo spazio di manovra per lui sarebbe stato estremamente vasto, e per quanto ne sapeva nessuno aveva mai realizzato nulla di simile. Perché i racconti funzionassero l’elemento fondamentale era il protagonista che doveva essere, per usare le parole di Martin, larger than life. Per non sparire fra le pagine diveva essere al di fuori della norma, e assolutamente eccezionale nella sua specializzazione.
Da queste considerazioni è nato Haviland Tuf, mercante, amante dei gatti, vegetariano con una passione per i funghi, alto, sovrappeso, pallido e pelato, pignolo e formale fino all’esasperazione.
Armageddon Rag si sarebbe rivelato un tale fiasco da un punto di vista commerciale da spingere tutti gli editori a rifiutare il suo successivo romanzo. Black and White and Red All Over, o almeno la parte scritta da Martin prima dei molteplici rifiuti, sarebbe arrivato in libreria solo nel 2001 all’interno dell’antologia Quartet, pubblicata sull’onda del successo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.
Chiusa temporaneamente, suo malgrado, l’attività di romanziere, Martin ha dovuto capire come fare a pagare i conti. In suo aiuto sono venuti i racconti.
Chiamatelo Mosè, così come il successivo Guardiani (1981) erano stati pubblicati su Analog, rivista che avrebbe sempre acquistato ogni nuovo capitolo della saga. Ad Analog, sotto la direzione di Ben Bova prima e Stanley Schmidt poi, ha lavorato Betsy Mitchell, prima di passare alla Baen Books. E, come editor della Baen, la Mitchell avrebbe voluto pubblicare un’antologia dei racconti di Tuf, solo che Martin non ne aveva scritti abbastanza. Nel 1984 però George non era nelle condizioni di poter ignorare un’opportunità di questo tipo, così si è nuovamente concentrato sul suo vecchio personaggio.
A questa prima raccolta avrebbe dovuto far seguito una seconda intitolata Twice as Tuf, ma subito dopo aver firmato un contratto relativo a quel libro lo scrittore entrava a far parte della produzione di Ai confini della Realtà e le nuove storie di Tuf non avrebbero mai visto la luce.
In realtà a Martin piacerebbe poter scrivere nuove storie, e le idee in proposito non gli mancano. Quello che non ha è il tempo, visto che il suo principale impegno come scrittore in questo momento si chiama The Winds of Winter.
Conleth Hill/Varys
Ha anche provato a suggerire la realizzazione di una serie televisiva. Le difficoltà che ostacolano un progetto di questo tipo però sono molte, dai costi enormi alla predilezione delle televisioni per capitani affascinanti, ben diversi da quello narrato da lui. A suo giudizio Conleth Hill, che nel Trono di spade ricopre il ruolo di Varys, potrebbe essere un eccellente Tuf, ma in realtà queste sono solo speculazioni che difficilmente troveranno un riscontro nella realtà.
Anche se si tratta di racconti piuttosto datati solo due, Manna dal cielo e Fare il bis (all’epoca però il titolo originale Second Helpings in traduzione era diventato Il collezionista) erano già stati tradotti in italiano rispettivamente nei volumi da edicola Millemondinverno 1986 e Millemondiestate 1988. Si tratta perciò della prima occasione per poter leggere nella nostra lingua una serie di racconti di fantascienza scritti dall’autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco ben prima della nascita della famosa saga.
Che il protagonista di questi racconti non si dimentichi facilmente è vero: sembra che niente possa scalfirlo, riesce a spiccare in ogni circostanza e quel “senz’altro”, detto con il tono più piatto possibile, è un’arma efficacissima. Così come lo è Dax. E poi qua e là ci sono battute gustosissime, come quando vengono citati coppie di amanti famosi della cara vecchia Terra. Ok, sono passati millenni, molti dettagli storici o mitologici sono andati perduti, come dimostra anche una certa confusione fra Mosè e Noè, ma esistono accoppiamenti davvero esilaranti, come quello relativo alle famose coppie di amanti. Romeo e Giulietta ok, Sansone e Dalila pure anche se lei ha tradito lui e lo ha venduto ai suoi nemici, ma Sodoma e Gomorra erano due città. E dell’ultima coppia vogliamo parlare? Marx e Lenin. C’è da stupirsi se sono scoppiata a ridere?
Ma non è solo risate questa gustosissima antologia. Parla di problemi ambientali, ingegneria genetica, etica, di cosa comporti il detenere un potere assoluto, della divinità. Se, come dicono in molti, il compito della fantascienza è di fare domande, qui di domande ce ne sono parecchie, e pure belle scomode. Sono poste, però, in forma tale che il divertimento è assicurato. Se Martin dovesse mai decidere di scrivere l’ipotetico Twice as Tuf mi troverebbe ancora una volta fra i suoi lettori. Senz’altro.