George R.R. Martin: un futuro da scrittore

Creato il 24 agosto 2013 da Martinaframmartino

George R.R. Martin

Vediamo un po’ le difficoltà del momento. Connessione internet scadente e quindi impossibilità di fare una qualsiasi ricerca. Computer a disposizione vecchio, sostituito da uno più nuovo che contiene tutti i file su cui ho lavorato nell’ultimo periodo, comprese montagne di appunti mai inseriti nel catorcio che sto adoperando ora. Libreria lontana 350 chilometri, temporaneamente irraggiungibile come se fosse sulla Luna. Come si fa a scrivere in condizioni di questo tipo? Perciò per qualche giorno ancora vi dovete accontentare di quel che passa il convento, in questo caso di un frammento.

Il 14 e 15 settembre prossimi a Milano ci saranno i Delos Days 2013. Io ci sarò e, a gentile richiesta dell’organizzatrice, parlerò di tal George R.R. Martin. Cosa dite, ce la posso fare? Non lo so, io temo che l’ora a mia disposizione sia davvero troppo poco. Ho un testo pronto da tempo, lo sto riassumendo sapendo che comunque dovrò espandere alcune parti troppo poco sviluppate per lo scopo dell’intervento in questione. E comunque sono ben oltre l’ora, dovrò lavorare sul serio di forbici. Ce la farò a stare in limiti per me troppo stretti? Se volete saperlo dovrete venire nella giornata di sabato. Ho chiesto io di fissare il mio impegno per quel giorno visto che domenica sarò al lavoro. Abbiamo un bel po’ di cose da fare con lavori piuttosto grossi in ballo, quindi le probabilità che mi diano una giornata di permesso sono terribilmente vicine allo zero.

Va bene, giusto per scaldarci un po’ in attesa del 14 piazzo qui un brevissimo stralcio di quel che dirò sullo zio George. A proposito, lo sapete che lui non si chiama davvero George R.R. Martin?

La firma in calce alle opere, fin da subito, è George R.R. Martin. Come ha spiegato in seguito per uno scrittore la firma è il “marchio di fabbrica”: è ciò che il lettore ricorda quando è in cerca di altre opere dello stesso autore, perciò deve essere qualcosa che sia possibile ricordare facilmente. George Martin è un nome molto comune sia fra gli scrittori che fra persone che si occupano di altri campi, ma se si aggiungono due R, iniziali dei nomi Richard e Raymond presi in prestito rispettivamente da un nonno e dal padre, diventa molto caratteristico e perciò molto difficile da dimenticare.

Queste righe provengono dal pezzo che devo assolutamente riassumere, pagina 3 di 15. Io amo scrittori come George R.R. Martin (sì, vabbè), Robert Jordan e Brandon Sanderson, mica potete pretendere che abbia le idee chiare sul significato della parola sintesi. Quello che segue invece è l’inizio, la prima mezza pagina. Devo decisamente cambiare il passo, altrimenti di ore me ne serviranno almeno due…

George Martin nasce a Bayonne, nel New Jersey, il 20 settembre 1948. Fin da piccolo George manifesta una forte passione per la narrativa, insieme all’interesse per opere molto diverse fra loro. Fantascienza, fantasy, horror, mystery, spy story, fumetti e altro ancora, passando senza problemi nell’arco di pochi giorni da Robert A. Heinlein a H.P. Lovecraft o J.R.R. Tolkien perché per lui il problema del genere non si pone mai. Suo padre la definisce “roba strana”, ma ciò che per lui è importante è che si tratti di roba buona, intesa come opere capaci di affascinarlo. Anche da adulto Martin continua a giudicare le differenze fra i generi come qualcosa di superficiale, perché l’alieno di un’opera di fantascienza può svolgere la stessa funzione dell’elfo di un fantasy, e l’unica differenza si trova nell’atmosfera. In fondo, dice, un gelato può essere al cioccolato o alla fragola, ma resta comunque un gelato. L’unica cosa sulla quale valga la pena scrivere, come ha affermato William Faulkner nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel e come lui stesso continua a ripetere, è il cuore umano in conflitto con se stesso.

Dalla lettura alla scrittura il passo è breve, in fondo si tratta sempre di fantasticare. I primi racconti, realizzati quando ancora è un bambino per placare il suo irrefrenabile desiderio di scrivere, parlano di mostri ed evidenziano che ciò che gli importa di più è proprio la possibilità di divertirsi con l’immaginazione, perché i primi tentativi sono tutti senza un finale. Quando inizia a scrivere anche le conclusioni George non si limita a tenere ciò che ha scritto per sé ma lo vende agli altri bambini, includendo nel prezzo di un nichelino anche una lettura drammatizzata per ovviare alle difficoltà di lettura di alcuni giovani appassionati. La cosa va avanti per qualche tempo, finché uno degli ascoltatori non inizia ad avere gli incubi proprio a causa delle sue storie, con la conseguenza che una conversazione fra le rispettive madri mette fine alla prima fase della sua carriera.

Nel corso degli anni l’entusiasmo è rimasto lo stesso, al punto da fargli dichiarare che lui non può pensare di non scrivere e che se la gente vuole dargli un nichelino per questo è fantastico. E visto che se facesse sempre le stesse cose si annoierebbe, nella sua scrittura passa fra i generi così come ha sempre fatto con la lettura.

Se volete conoscere il seguito, venite a sentirmi blaterare ai Delos Days.



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