Posted 2 dicembre 2013 in Georgia, Moldova, Transnistria with 1 Comment
di Matteo Zola
Al vertice di Vilnius, che ha avuto luogo lo scorso 28 e 29 novembre, l’Unione Europea ha incontrato i membri del suo parternariato orientale. Come tutti sanno l’Ucraina avrebbe dovuto firmare un accordo di associazione e stabilizzazione con l’Unione che le avrebbe consentito di accedere al mercato unico europeo, iniziando allo stesso tempo un percorso di affrancamento dalla soffocante tutela russa. A inizio novembre la firma di Kiev sembrava cosa fatta, anche gli oligarchi (finanziatori della politica del presidente Yanuchivyc) era d’accordo. E con il paese sull’orlo della bancarotta non sembravano esserci alternative, tanto più che ormai l’Unione Europea è il principale partner commerciale ucraino. Ma le pressioni del Cremlino hanno fatto cambiare idea a Yanuchovyc.
Il caso ucraino, e le proteste che sono seguite alla mancata firma, hanno offuscato due importanti risultati. Georgia e Moldavia hanno infatti firmato l’accordo di associazione e stabilizzazione con l’Ue lasciandosi alle spalle le minacce di Mosca. Due nuovi paesi cominciano così un lento percorso di avvicinamento all’Europa unita che potrebbe, un giorno lontano, trasformarsi in piena adesione.
Per la Georgia si tratta del coronamento di un lungo e travagliato percorso fortemente voluto dall’ex presidente Saakashvili ma concretizzatosi solo ora che il “padre padrone” della Georgia è fuori da giochi. Saakashvili, al potere dal 2004, espressione della “rivoluzione delle rose” che avrebbe dovuto portare il paese verso la democrazia, l’Europa e la Nato, ha puntato tutto sull’alleanza con gli Stati Uniti arrivando a esacerbare il conflitto con Mosca al punto da causare una guerra, nel 2008, cui è seguita la “secessione” di Abcasia e Ossezia del Sud, entrate in orbita russa.
Il piglio sempre più autoritario con cui Saakashvili ha preso a guidare il paese dopo il conflitto gli sono costati la sconfitta alle elezioni del 2012 quando il miliardario Bezina Ivanishvili ha messo insieme una grande coalizione, il “Sogno georgiano” che ha vinto le elezioni parlamentari e quelle presidenziali. Ivanishvili è subito stato visto come l’uomo di Mosca e certo ha inaugurato una nuova fase nelle relazioni con il Cremlino. Eppure proprio il suo governo è stato protagonista di questo accordo poiché la distensione con la Russia ha consentito a Tbilisi di guardare all’Europa senza sentirsi minacciata oltremisura dall’ingombrante vicino russo.
Anche per la Moldavia si tratta di un passo importante. La firma del primo ministro Iurie Leancă all’accordo di associziaone con l’Ue è “un evento storico” per il paese, come scrive il quotidiano Timpul, poiché la Moldavia esce (o almeno ci prova) dall’area di influenza russa modificando gli equilibri dell’intera regione. Resta però il problema della Transnistra, l’enclave indipendentista russa (armata fino ai denti) in territorio moldavo dove si ricicla denaro sporco e si trafficano armamenti: una spina nel fianco per Chisinau che la Russia potrebbe ancora utilizzare a scopo di intimidazione.
La Russia non lascerà che il paese passi in orbita europea. Come scrive România Liberă finora Mosca ha “lasciato fare” concentrandosi su Ucraina e Armenia, che non hanno firmato l’accordo con l’Europa, e limitandosi a ritorsioni simboliche come il divieto di esportazione di mele e vino all’interno della Federazione. Ma il Cremlino è disposto a ricorrere a (quasi) ogni mezzo per tutelare quella che, durante la guerra in Georgia, è stata definita da Medvedev “un’area di interessi privilegiata e irrinunciabile”.
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