Di German Army c’è poco: l’esercito è in realtà un duo, e di origine americana per giunta (californiano, a voler essere precisi). Quanto basta per avere ormai tre anni di carriera alle spalle e una buona dose di uscite, per lo più su cassetta, come nel caso di Millerite Masai.
Yerevan, sempre alla ricerca di proposte che sappiano dare nuove sfumature a sonorità definibili “etniche”, stavolta scommette su di un gruppo che ha poco di quella “psichedelia occulta” nostrana (Cannibal Movie, Father Murphy, Gianni Giublena Rosacroce), alla quale l’etichetta è stata finora associata. Il bersaglio è comunque centrato, a patto di tenere da parte la suddetta nicchia. Più etno-beat che etnico, più psichedelia ottusa che occulta: impossibile non risentire nelle tredici tracce le trance logorroiche dei Cabaret Voltaire o i Coil “danzerecci” (ma anche ammalianti) di Love’s Secret Domain. Rituali synth/punk rivisti e scorretti a metà tra rumorismo storpio (“Elwha” ”Salmon Tribe”) e trip demenzialoide (“Pilot Lost”, “Manzanita Diegueno”), così che sembra d’essere finiti in un’Eurasia popolata da lillipuziani.