Si tratta, ad ogni modo, di un accostamento improprio nel metodo come nel merito, destinato a cedere sotto l’azione del lavoro di scavo razionale.
Nel primo caso (il metodo) viene infatti omesso il criterio della contestualizzazione, cardine ed atomo primo dell’analisi storiografica; se, infatti, le clausole del 1919 possono sembrare severe all’osservatore attuale, non va dimenticato come l’imperialismo germanico (ed asburgico) fosse responsabile di quella che, fino ad allora, era stata la guerra di gran lunga più violenta e sanguinosa di ogni tempo (15 milioni di morti accertati), suscitando così nell’opinione pubblica democratica una riprovazione, forte e legittima, di cui oggi non possiamo avere l’esatta percezione.
Nel secondo caso (il merito), Atene non può disporre, per ragioni demografiche, geografiche, economiche e militari, della potenza per scatenare una rappresaglia revanscista paragonabile a quella del 1939.
La Grecia, inoltre, non è una nazione sconfitta ma semplicemente un debitore insolvente.
Un paragone del tutto irrazionale ed ingenuo, quindi, utilizzato più con finalità intimidatorie che come una consapevole e produttiva elaborazione politica e storica.