Il domani della Germania è nel segno di Angela Merkel, l’unico dato certo di questo voto. La coalizione di Centrodestra CDU/CSU (cristianodemocratici)-FDP(liberali) potrebbe non raggiungere la maggioranza nel Parlamento tedesco, il Bundestag. Questo perchè i liberali sono a rischio quorum. Se non entreranno in Parlamento, la CDU da sola non avrà i seggi necessari per un monocolore e dovrà cercare altri alleati. I più compatibili, ovvero quelli ‘meno di sinistra’ sono i Socialdemocratici (SPD), già al governo con Merkel nella legislatura 2005-2009.
Il Centrosinistra, ovvero SPD ed il Verdi, non ha chance di vittoria essendo accreditato del 35-36% contro il 44-45 della coalizione della Cancelliera. La Linke, una sorta di sinistra radicale ex comunista, è isolata e quindi non potrà essere parte di alcun governo. Infine l’incognita della Alternative für Deutschland (“alternativa per la Germania”, AfD), partito ‘grillino’ antieuro il quale è sul filo del quorum.
Come si presentano i partiti tedeschi alla sfida delle urne:
I rilevamenti sono quotidiani qui in Germania e ci raccontano una Merkel forte, ma una CDU incapace di governare da sola. Rimangono aperte tutte le ipotesi. L’FDP, abbandonata dalla Merkel nei fatti, si comporta come una creatura lagnosa che chiede voti per rimanere nella Bundestag; l’AfD il partito antieuro è una incognita: si presenta per la prima volta e i tedeschi sono riservati e (forse) si vergognano di dire che votano contro l’Euro dopo la prosperità che gli ha regalato. I Verdi hanno ricevuto un colpo basso ridicolo in campagna elettorale ( il loro capo Tritten è stato accusato di difendere pedofili 33 anni fa), ma nei sondaggi sembra funzionare, sono in calo. La Linke è la Linke, nessuno si vuole alleare con lei ma potrebbe diventare il terzo partito scavalcando i Verdi. L’SPD è forte: paradossalmente governa tutte le più grandi città della Germania (Amburgo, Berlino, Colonia, Francoforte, Monaco) e la Regione più popolosa, il Nordreno-Westfalia con quella, l’unica che avrebbe potuto battere la Merkel: Hannelore Kraft. Personaggio straordinario, in panchina, che scalda i muscoli, la Mutti dell’SPD. Angela Merkel ha l’imbarazzo della scelta, ma tutto dipende da chi e come entrerà in Parlamento (lo sbarramento è al 5%).
La Große Koalition è dietro l’angolo. Tutti la vogliono, ma nessuno lo dice. E chissà se per noi europei “brutti, cattivi e inadempienti” non sia la soluzione migliore. Per mitigare Angie, per sperare in quella che anche lei, Merkel, furbescamente chiama “l’Europa della solidarietà”. Mutti, sii non solo la calda mamma tedesca ma anche la calda accogliente mamma d’Europa.
45-44
Sono le percentuali di centrodestra e centrosinistra in Germania, secondo gli ultimi sondaggi fatti sabato 21. La coalizione di Angela Merkel – CSU/CDU e liberali del FDP – dovrebbe ottenere circa il 45 per cento dei voti. Un’ipotetica coalizione SDP, Verdi e Die Linke, l’estrema sinistra, dovrebbe ottenere circa il 44 per cento, ma Die Linke, data intorno al 9 per cento, è stata esclusa categoricamente da Steinbrück come possibile partner di un’alleanza: nonostante cerchi di presentarsi da tempo come un moderno partito di sinistra, Die Linke sconta ancora il fatto di essere l’erede dei comunisti della Germania orientale (dove mantiene la sua base elettorale). Il dato che interessa è che nessuno dei due schieramenti sembra in grado di ottenere la maggioranza.
I mercati puntano sulla Cancelliera:
tutto sommato è meglio per tutti se domenica non dovesse emergere dalle urne tedesche alcuna sorpresa, perché, ricordano ancora gli analisti di Societe Generale, una “Germania politicamente meno stabile non è lo scenario attualmente scontato dai mercati” ed un tale risultato sarebbe “una cattiva notizia per le prospettive di crescita future sia per la zona euro sia per la Germania”, che “ha urgente bisogno di riforme”
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Se il piano fiscale della coalizione Cdu/Csu – Fdp dovesse attuarsi subito, ci aspettiamo una crescita reale innescata da un aumento dei consumi di 0,83-1,56 punti percentuali”. Al contrario, se fossero attuati i piani fiscali dell’Spd e Bündnis 90/Die rischiano di “deprimere la crescita economica, già nel breve termine”, causando in particolare “una depressione dei consumi privati”