Al Festivalbar 1982 Franco Simone, indeciso tra la ricerca del successo pop e l’allure da cantautore, porta “Sogno della galleria”, canzone-cronaca sulle ansie oniriche di un uomo insicuro, un po’ paranoico e in forte crisi di identità.
Lo scenario è da “Blade Runner” dell’inconscio, con una pioggia scura che cade addosso al protagonista, nudo come un verme al centro di una piazza gremita di gente che, ovviamente, non gli stacca gli occhi addosso.
Con il crescere del pezzo, la situazione non migliora: il nostro eroe non riconosce più se stesso, e anche i suoi amici sembrano essere solo ombre indifferenti. Completano il quadretto una figura di donna senza pudore che ricorda vagamente la signora incappucciata con la falce, una chiesa dalla quale però è sparito l’altare, e un cielo né azzurro né grigio, privo di colore.
Insomma un disastro.
E poi quel tunnel, la nera galleria dalla quale bisogna fuggire il prima possibile, visto che l’aria sta cominciando a mancare, mentre una fantomatica amata aspetta che lui arrivi a salvarla. Ma bisogna fare presto: il tempo stringe sempre più.
Alla faccia della canzonetta estiva.
Il brano, pur non essendo mai diventato una vera e propria hit e sebbene abbia raggiunto al massimo un insoddisfacente 23mo posto nella classifica dei 45 giri, usciva con regolarità dalle radioline sulle spiagge e dalle autoradio nelle macchine in coda per l’esodo vacanziero.
Intanto Roberto Calvi veniva trovato impiccato e l’esercito israeliano invadeva il Libano, quasi a dar ragione a Franco Simone e a dimostrare che gli incubi, ahinoi, sono una oscura realtà anche sotto il caldo sole di Giugno.