“Gran parte degli oggetti che usiamo nella vita quotidiana sono prodotti da persone che non conosceremo mai. Questa sorta di effetto farfalla, eco dello sfrenato consumismo occidentale, crea seri danni altrove, il mondo è più connesso dalla globalizzazione di quello che immaginiamo”.
Sono parole dell’artista coreano Daesung Lee, classe 1975, e riassumono una dolorosa realtà. Egli ha immortalato donne, bambini e animali nel loro “stoico resistere” all’ineluttabilità della natura.
Immagini surreali uscite da una fiaba, che fanno parte della Personale “Ghoramara. Sulla riva di un’isola che svanisce”, in mostra a Milano alla galleria Amy-D Arte Spazio di via Lovanio 6. In occasione del Photofestival del capoluogo lombardo, l’esposizione sarà aperta dall’8 al 25 maggio 2014.
Siamo in India e la calamità naturale alla quale gli scatti si riferiscono riguarda l’isola di Ghoramara, situata nel delta del Gange. A 150 km da Calcutta, il livello delle acque marine in continuo aumento sta inghiottendo questa porzione di terra, è solo una questione di tempo e di questo territorio non rimarrà più traccia.
Deve essere terribile, per gli abitanti, vedersi portare via tutto. Dal 2007, anno in cui l’isola vicina di Lohachra è scomparsa sotto il livello delle acque, ben 10.000 persone insieme ai profughi di Ghoramara hanno trovato asilo nell’isola di Sagar. Ma anche quest’ultima ha già perso 3.000 ettari di superficie, e facile è immaginare il disagio di queste persone.
Sono immagini semplici quelle del fotografo Daesung Lee, ed eleganti. Esprimono dignità. Ritratti di situazioni tradizionali, con oggetti di uso quotidiano. Figure che si stagliano su piccoli lembi di terra, lambiti dal mare. Il governo indiano stima che fra 20 anni, quest’isola non esisterà più. Il reportage di Daesung Lee ha vinto il Sony World Photography Awards 2013. Il minimo riconoscimento per avere reso a questo popolo una memoria storica.
Written by Cristina Biolcati