Secondo lungometraggio della famosissima serie "Ghost in the Shell" (qua il primo, di quasi 10 anni prima), più famosa in verità per la serie a puntate che per i film, e dopo aver visto questo film penso che sia anche giusto così.
Sinossi in brevissimo: dei robot Ginoidi (che non significa che sono a forma di Gino come ho pensato in prima battuta, ma che hanno sembianze femminili), causa un difetto di fabbricazione, sono protagonisti di una serie di omicidi. Tra le vittime però alcuni personaggi eccellenti, allora s'inizia ad indagare... se volete saperne di più, da esperti di questo tipo di film, meglio che cercate altrove.
Io però vorrei fare qualche considerazione, e comincio da quella che mi ha reso parzialmente indigesto questo film.
95 minuti di dialoghi e discorsi stile "Oracolo del Monte Belìno" sono proprio troppi da sopportare! Va bene che sono personaggi immaginari, ma cazzarola, se ogni volta che parlano citano un aforisma di Confucio, un altro del Budda o di salamiseria chi, una massima, un proverbio, un detto, la frasetta del nonno saggio che "diceva sempre", eccristo! sembrano sì saggi ed istruiti, ma pure dei perfetti idioti. A tutto c'è un limite, e qua si supera alla grande. 'Sto film lo si potrebbe interrompere ogni 60 secondi, scriversi la frasetta illuminante del momento, e se ne avrebbero da spammare su facebook per settimane.
Tra i pregi sicuramente una cura dei disegni spettacolare, parlo da profano del genere. Mi pare di poter dire che si usi un misto di stop-motion e computer grafica, con un risultato che a me è piaciuto molto, tempi ed ambientazioni noir, ne parlo poi nei frame sottostanti.
Nella vagonata di pensieri "filosofici" espressi ne ho estratto uno che m'ha particolarmente colpito, quasi un deja-vu sinaptico. Ad un certo momento il protagonista dice (cito non virgolettato, le parole sono mie) che gli oggetti creati dall'uomo contengono il DNA dell'uomo stesso, alla pari di ogni parte del suo corpo e che quindi ogni singolo elemento ambientale d'antropica origine è componente partecipe della memoria collettiva. Un modo complicato per dire che tutta l'opera dell'uomo è la sua memoria stessa. I grandi Geni dell'umanità da tempo hanno espresso concetti simili, come Victor Hugo che in "Notre Dame de Paris" a lungo parla dell'architettura, di quello che rappresenta, di quanto sia elemento caratterizzato e caratterizzante di una cultura.
L'ambiente non mente, anche se ci vuole capacità ed onestà intellettuale per interpretarlo. La Bellezza però, sostengo sempre, è alla portata di tutti, non richiede necessariamente istruzione per essere apprezzata, ed è simbolo di una comunità che funziona.
(porc... mi sono fatto influenzare dal film, il parlare a frasette è contagioso)
Ci vorrebbe l'amico marziano per esporre meglio concetti del genere, per uno come lui poi questo è un film fantastorico, non fantascientifico.
Sommando tutto, non lo metto nell'Ade, ma nemmeno lo consiglio con entusiasmo, perlomeno a chi, come me, cerca anche nell'animazione le stesse qualità e contenuti degli altri film. Per appassionati del genere è sicuramente tra gli obbligatori.
una Ginoide. causa la mia "milanesità" il termine mi stimola ridolini, qua per indicare una tipa sui generis usiamo dire "la Gina" o "la Pina", con tanto di articolo determinativo
sfumature ad arte per ambientazione noir
macchina (bellissima!) d'estetica decisamente retrò. questa compresenza di antico e moderno è molto presente anche nei film di fantascienza non di animazione.
grandangolata degna del miglior Mario Bava, questa scena dentro lo store dove avviene una sparatoria ha una ricchezza di dettagli notevole.
skyline di un'area "vecchia"
questo edificio, rosone a parte sul frontone, è la copia del Duomo di Milano, guglie con statue e madonnina compresa!
frame di una coloratissima scena, una sfilata con carri allegorici