Giacché Giulio Mozzi solleva obiezione al riguardo

Creato il 10 febbraio 2016 da Malvino
Una dozzina di giorni fa, su queste pagine, ho scritto che trovavo «una sintetica ma esaustiva sinossi della dottrina morale della Chiesa su quanto attiene a sesso, procreazione, matrimonio e famiglia» nel «combinato disposto» di una frase di don Luigi Giussani contenuta ne Il movimento di Comunione e liberazione (Jaka Book, 1987) e di un passaggio tratto dallintervento di Massimo Gandolfini al Family Day dello scorso 30 gennaio. Giacché Giulio Mozzi solleva obiezione al riguardo, trovando che «Giussani e Gandolfini espongano una dottrina piuttosto diversa da quella che si ritrova nel Catechismo», ritengo che per respingerla argomentando nel dettaglio non sia superfluo riproporre i due brani: «La realtà del rapporto uomo-donnatrova compimento nell’esperienza coniugale e ha sostanziale funzione di arricchire di figli la Chiesa» (Giussani); «Il sesso non è il piacere sessuale. Il sesso è la procreazione, è la trasmissione della vita. Il sesso ci fa partecipi dellopera creatrice di Dio» (Gandolfini). In via preliminare, vorrei far presente che in entrambi i casi non ci troviamo dinanzi a parole in libertà, ma a frasi che anche nella forma riproducono fedelmente degli importanti assunti dottrinari. Nel caso di Giussani, riguardo al compimento che il rapporto uomo-donna potrebbe trovare solo dellesperienza coniugale, c’è esplicito riferimento a una dozzina di paragrafi del Catechismo (1612-1617; 1652; 2360-2363; 2390), con tutto quanto ne consegue per definire vero matrimonio solo quello che è sacramento, e cioè celebrato con rito religioso; in quanto alla sua «sostanziale funzione di arricchire di figli la Chiesa», siamo a un modo un po spiccio di sintetizzare il paragrafo n. 5 della Familiaris consortio («Nel matrimonio e nella famiglia si costituisce un complesso di relazioni interpersonali – nuzialità, paternità-maternità, filiazione, fraternità – mediante le quali ogni persona umana è introdotta nella famiglia umana e nella famiglia di Dio, che è la Chiesa. Il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia, infatti, la persona umana non solo viene generata e progressivamente introdotta, mediante leducazione, nella comunità umana, ma mediante la rigenerazione del battesimo e leducazione alla fede, essa viene introdotta anche nella famiglia di Dio, che è la Chiesa»). Nel caso di Gandolfini, invece, troviamo organicamente strutturati: «Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione» (Catechismo, 2351); «Gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità di Dio» (Catechismo, 2367). Cosa resta fuori, di grazia, della dottrina morale della Chiesa su quanto attiene a sesso, procreazione, matrimonio e famiglia? Il sesso deve essere in funzione alla riproduzione, sennò è lussuria, e cioè peccato mortale. La riproduzione è un dovere degli sposi, perché così Dio vuole. Il matrimonio è veramente tale solo se si incardina nella vita della Chiesa come sacramento. La famiglia è veramente tale solo se è esercizio di Chiesa domestica, cinghia di trasmissione della fede di generazione in generazione. Ho detto che è sinossi sintetica, ma non è esaustiva? Mi pare manchi solo qualche dettagliuzzo tutto sommato irrilevante, chessò, lobbligo di battezzare la prole, mandarla ai corsi parrocchiali per la prima comunione e la cresima, e la raccomandazione di non far troppo casino se poi il prete ne abusa sessualmente.
Nel rilievo che Giulio Mozzi mi muove, però, cè un ben preciso rimando a qualcosa che dovrebbe (non potrebbe non) costringermi a rivedere il mio giudizio: «A me pare che Giussani e Gandolfini espongano una dottrina piuttosto diversa da quella che si ritrova nel Catechismo attuale (e sottolineo attuale). Anche ciò che si legge al punto 1652, e che con un po di sforzo si potrebbe far echeggiare, mi pare che in realtà dica tuttaltro)». E che cè scritto? Leggiamo, va «Per sua indole naturale, listituto stesso del matrimonio e lamore coniugale sono ordinati alla procreazione e alleducazione della prole e in queste trovano il loro coronamento». Io ci leggo un po dincongruo tra «indole naturale» e «istituto», ma non voglio fare troppo il pignolo, via: può darsi che con «istituto» non si voglia intendere un costrutto che ritaglia un profilo comportamentale nella «natura» per inverarlo nella storia, perciò togliendogli «naturalezza»: chiudo un occhio e faccio finta di aver letto «sacramento». Poi? «I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: Non è bene che luomo sia solo (Gn 2, 18) e che creò allinizio luomo maschio e femmina (Mt 19, 4), volendo comunicare alluomo una certa speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse luomo e la donna, dicendo loro: Crescete e moltiplicatevi (Gn 1, 28). Di conseguenza la vera pratica dellamore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza danimo, siano disposti a cooperare con lamore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia». Una efficace indoratura della pillola, senza dubbio, ma in cosa sarebbero smentiti Giussani e Gandolfini?

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