Il cantautore genovese Giacobs esordisce con l’album La Rivoluzione della Domenica. Il termine “cantautore” rappresenta sin dagli inizi del suo utilizzo il simbolo dell’impegno, del messaggio che oltrepassa la musica con la funzione di far riflettere e smuovere le coscienze. Nella sua essenza la parola individua colui che, dopo aver creato testo e musica di un brano, lo presenta personalmente. Genova propone da lustri una vera e propria scuola cantautorale, e se da un lato viene naturale sentire lo spirito di appartenenza, l’inevitabile confronto con la storia può risultare impietoso, al di là dei meriti personali. Ma Giacobs guarda oltre e parte col piede giusto, coadiuvato da persone del mestiere che, come si potrà leggere a seguire, lo supportano in fase di registrazione e produzione. Però le idee e il modo di proporle hanno un’unica fonte, quella di un giovane artista che pare non badare molto agli esempi che lo circondano, che sicuramente provocano condizionamento inconscio, ma che non rappresentano linee guida da seguire. Dieci le tracce, dieci le liriche che raccontano momenti di vita dove l’argomento “amore” è proposto sotto differenti sfaccettature. Il racconto in musica del quotidiano e dei sentimenti base non è certo una grande novità, ma “La Rivoluzione della Domenica”, dopo il primo ascolto, ne richiama un altro, e un altro ancora. Ciò che colpisce è un sound che pare attraversare i tempi, con atmosfere da fine anni ’60 miste alla modernità degli arrangiamenti che, favoriti dalla tecnologia, riescono a presentare il ”vintage moderno”, paradosso nei termini, ma immagine che può aiutare a comprendere il concetto. Giacobs pare arrivare sulla scena in punta di piedi, ma una volta sul pezzo dimostra tenacia, grinta e talento cristallino. Un poeta, un narratore, un menestrello, un moderno autore e cantore dei nostri tempi… proviamo a leggere il suo pensiero, ad ascoltarlo e a seguirlo… potrebbe essere l’inizio di una bella storia di musica.
L’INTERVISTA
Come nasce in te la passione per la musica? Nasce verso i 15 anni; mentre i miei coetanei ascoltavano le hit da discoteca, io scoprivo gli album di Fabrizio de Andrè, rimanendo "folgorato", soprattutto nello scoprire che la musica poteva essere usata come forma di comunicazione per trattare temi importanti e sociali.
Che tipo di cultura musicale hai alle spalle? Ho fin da piccolo frequentato corsi di canto e chitarra, anche se molto onestamente ho sempre ritenuto che la scuola più importante sia rappresentata dal seguire l'istinto che spesso trova l'espressione migliore nell'imperfezione.
Che cosa ti è accaduto, musicalmente parlando, da quando hai iniziato questo difficile percorso? Dici bene difficile percorso, soprattutto in questo momento di crisi dell'industria musicale dove far emergere cose nuove è diventata una vera impresa e imperversano i reality, tuttavia ritengo che il pubblico italiano, anche se spesso si dice il contrario, sia tra i più intelligenti e quindi alla lunga sappia scegliere tra quello che gli viene imposto e quello che è da andare a scoprire. Inoltre sono d'accordo con De Gregori che durante un'intervista, alla domanda quale fosse la differenza tra gli artisti della sua epoca e quelli dell'attuale, ha risposto dicendo che quelli della sua generazione facevano musica per l'esigenza di farla senza porsi il problema di dover diventare per forza una superstar.
Genova e i cantautori. Quanto sei rimasto colpito dalle presenze cantautorali cittadine - importanti - e chi, tra i tanti, ti ha maggiormente influenzato? Sicuramente Genova è stata ed è tuttora terra fertile per i cantautori; prima ho parlato forse del più grande, de Andrè, ma come non nominare artisti come ad esempio Tenco, Bindi, o Fossati, che hanno scritto pagine della canzone d'autore italiana! Tuttavia ritengo di appartenere ad una generazione di musicisti che cerca di guardare un po' più in la di quello che è stato un magnifico passato cercando l'originalità ed uno stile proprio.
Mi dici una caratteristica che potrebbe essere il “tuo marchio” distintivo? Forse proprio il fatto di non avere un marchio preciso; nell'album "la rivoluzione della domenica" ci sono dieci tracce, ognuna completamente diversa, e rappresentano un lato di me e del mio mondo musicale che è composto da tantissime sfaccettature, ispirazioni e suoni differenti.
Che cosa ha significato per te poter collaborare con Rox Villa, Michele Savino e gli Hilary Studio di Genova? Rox e Michele sono persone fantastiche, parlare della loro preparazione musicale sarebbe scontato, è il lato umano infatti quello che mi ha colpito maggiormente; dal primo momento in cui ho proposto loro il progetto, ho capito di non avere trovato soltanto dei grandi professionisti, ma soprattutto due amici e compagni di viaggio, che hanno dedicato la loro tecnica, la loro ispirazione e la loro passione come se stessero lavorando ad un album proprio, e questo è un qualcosa che per l'ambiente musicale è davvero raro.
Il tema dell’amore, trasposto in musica, è argomento antico ma
sempre attuale. Da cosa trai maggiore ispirazione per le tue
creazioni? Sono d'accordo, anche se l'amore non è inteso soltanto in senso "classico", tra due persone. Nelle mie canzoni parlo anche e soprattutto di amore universale: di immagini, sogni ed episodi, come se fossi un narratore che non vuole dare lezioni, ma si limita a raccontare quello che esiste.
Quanto ami il rapporto con il pubblico… la fase live? La fase live per un artista è quella più difficile, perché ci si mette a nudo e si ha l'impatto diretto con chi ti sta ascoltando, sulla base di ciò che si sta dicendo. Quindi è quella che fa più paura, ma la sensazione che ti trasmette un riscontro positivo da parte del pubblico fa sicuramente sì che ne valga la pena, anche per uno fondamentalmente timido e riservato come me.
Riesci a concepire il “fornire emozioni” in un brano privo di liriche? Certamente la musica ti dà sensazioni ed emozioni inspiegabili, può arrivare a toccare corde così nascoste come nessun'altra cosa al mondo può fare.
Che cosa hai pianificato per l’immediato futuro musicale? Farmi conoscere da più persone possibili attraverso il mio album d'esordio, "La rivoluzione della domenica", uscito il 20 marzo e disponibile nei migliori digital store, distribuito da "Zimbalam". Alcune radio hanno apprezzato il mio lavoro e hanno inserito all'interno della loro programmazione alcuni miei brani. Inoltre, è in lavorazione un videoclip molto particolare, per il brano "Come vento", e sto pianificando alcune date live e la partecipazione ad alcune manifestazioni. Per essere aggiornati invito a seguirmi attraverso il mio sito www.giacobs.it e le pagine ufficiali di face book e twitter.
CONTATTI: giacobs@giacobs.it http://www.giacobs.it/https://www.facebook.com/pages/giacobshttps://twitter.com/giacobs2
TRACKLIST
1 Come Vento 2 Non Mi Rimane Che Aspettare (Perché Tu Sei Perfetta) 3 Vivere Vivendo 4 Il Leone E La Gazzella Sono Anche Qui In Città 5 Tu Non Cambiare Mai 6 La Rivoluzione Della Domenica 7 E’Impossibile 8 Il Desiderio 9 E Un Fiore Coglierò Per Te 10 Questo Cielo E’Una Dolce Poesia
CREDITS
TESTI E MUSICHE: Giacobs DIREZIONE ARTISTICA E ARRANGIAMENTI: Michele Savino REGISTRAZIONE,MIXAGGIO E MASTERING: A cura di Rossano Villa presso Hilary Studio di Genova MICHELE SAVINO: Tastiere, pianoforti, cori ROSSANO VILLA: Fiati e fisarmoniche SAVERIO MALASPINA: Batterie e percussioni LAURA MARSANO: Chitarre acustiche ed elettriche DARIO LA FORGIA: Basso FABRIZIO COSMI: Chitarra elettrica nel brano “Tu non cambiare mai ”GIACOBS: chitarra acustica nel brano “Questo cielo è una dolce poesia” registrato in presa diretta. La copertina è un opera del famoso pittore naif Marino Di Fazio