Dopo diverso tempo finalmente ho letto il Leopardi di Pietro Citati (Mondadori), libro che mi piaceva tenere in bella vista, non fosse altro che per la copertina con uno dei miei quadri e uno dei miei pittori preferiti - Le scogliere dell'isola di Rugen di Caspar David Friedrich, inquietudine ed enigma dell'infinito - ma che mai avevo osato affrontare. Libro impervio in effetti, per mole e densità, impervio ma bellissimo: di quelli che, alla fine, procurano la stessa soddisfazione di una montagna una volta che sei sulla cima.
Biografia ma anche rilettura dell'intera opera di un grandissimo che non sentiamo come poeta sul piedistallo, ma come uomo che, magnificamente, ci parla cuore a cuore. E che ci consente di riconoscerci, proprio grazie alle sue parole.
Citati entra dentro la vita Leopardi, vi partecipa, ce la rivela. E incanta, anche quando il suo discorso vola alto: indugiate, per esempio, sulle pagine in cui ci racconta dell'importanza della luna nella visione poetica di Leopardi.
Vola alto, ma per ritrovare sempre l'uomo che, estraneo ai tempi moderni quasi per definizione, meglio di tutti ha saputo esprimere la condizione di noi moderni. E per spingerci di fronte alla questione delle questioni: esiste la felicità? E se esiste, dov'è?