GIAGUARI, ZANZARE E STERCORARI #bersani #politica #democrazia

Creato il 06 gennaio 2014 da Albertomax @albertomassazza

Il macabro florilegio di commenti deliranti, riversatosi su internet non appena è stata data la notizia dell’aneurisma di Bersani, è questione che riguarda più la sfera estetica che quella etica. E’ la manifestazione di un cattivo gusto che emerge da una cultura, ahimé,  ben più diffusa, questa si dai risvolti squisitamente etici; una (sotto)cultura che è la riproposizione in chiave moderna del topos del capro espiatorio, della caccia all’untore o alla strega, che, centrifugato dal vortice comunicativo contemporaneo, è ormai uscito da ogni controllo. Quei commenti deliranti sono i frutti marciti, ancor prima d’essere maturati, di un pensiero dominante stereotipato, manicheo, che procede categorico e categorizzante, che vede il marcio dappertutto, ma mai la trave nel proprio occhio. La marginalità degli autori materiali di quei commenti sta nell’aver travalicato dei limiti di pudore universalmente riconosciuti; il mostrare gioia per la malattia altrui e augurarsene la morte è un atteggiamento che, anche tra gli eserciti di qualunquisti che dilagano in Italia, non può trovare facilmente consenso. Tutt’altro: può far aprire gli occhi ai tanti ingenui che non hanno ancora capito quali baratri si possono aprire, quando si seguono sentieri lastricati di buoni propositi, ma senza avere coscienza della direzione presa.

Fa specie che una tale e totale perdita del senso della misura prenda come bersaglio privilegiato un politico che, aldilà delle opinioni di parte, ha sempre tenuto un profilo discreto e rispettoso dell’altro, pagando in prima persona i propri e gli altrui errori, senza mai nascondersi dietro a un dito. Basta l’appartenenza a una categoria invisa, nella fattispecie quella politica, per scatenare i kamikaze dell’insulto libero, della gratuita iettatura. Ma a cercare mandanti morali, per altro facilmente individuabili, o a isolare questi poveracci, considerandoli come mele marce di un frutteto per il resto sano, si commetterebbe lo stesso errore di superficialità che sta alla base di questa deriva di odio delirante e indiscriminato. La degenerazione del dibattito politico non è causata dai deliri di qualche migliaio di invasati giustizieri del web; piuttosto, quella cultura diffusa che usa l’informazione come clava, facendone risaltare aspetti parziali o distorcendola per renderla più adatta alle strumentalizzazioni di parte, se non la causa, è il terreno più fertile per tali deliri. Appare paradigmatico che a venirne sommerso sia stato proprio uno dei pochi politici ad aver sempre rifiutato la logica del dibattito politico trasformato in lotta nel fango, nonostante, nell’ultimo anno, abbiamo cercato in tutti i modi di trascinarcelo, avversari e presunti compagni.



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