Roma 13 gennaio 2014
gridano le due strisce intorno la notte
noi dovremmo essere chiamate
dovremmo, con un sorriso, se riluttiamo
è come uno sfocato padiglione
enorme il breve spazio consentito
e in esso chiodo, principio d’orazione
stanno sbattimenti alari scie di rufo
singoli o bande vaganti poi s’accucciano
per angoli o su lastre semibuie
dove dormono flessi, la Stazione
dalle due parti delle scale immobili
russano canori
e l’alba, sempre piastra di calore
e di energie, qui latita
Da Gli alleati viaggiatori, Mondadori 2001
Con questi versi Majorino mostra un suo modo specifico di intendere l’eticità:
“Non penso sia più possibile esprimere una dimensione etica solo perché l’artista, il poeta, si sporge da sé stesso e dice delle cose, ma è necessario che il poeta si immerga nel magma del reale, si assimili agli altri e da lì provi a parlare. L’etico non è più un “dire singolo” ma viene dalla situazione e, se si riesce, occorre farlo usando un linguaggio quasi visivo, direi, capace di rendere questa molteplicità di piani che c’è nel reale.
Da Intervista a Giancarlo Majorino,
di Gabriela Fantato e Annalisa Manstretta
A domani
Lié Larousse