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Gianna Nannini, con HITALIA omaggia gli anni ’60 e ’80 in un album di cover non del tutto riuscito

Creato il 03 dicembre 2014 da Marianocervone @marianocervone
Gianna Nannini, con HITALIA omaggia gli anni ’60 e ’80 in un album di cover non del tutto riuscito Che sia agli esordi per farsi notare, o in età matura per omaggiare altri artisti, nella carriera di ogni cantante, prima o poi, arriva la cover o, addirittura, un intero album di brani di altri autori/cantanti. Da Laura Pausini a Francesco Renga, da Fiorella Mannoia a Suor Cristina, passando per gli stranieri Susan Boyle e Shirley Bassey. Il fascino di reinterpretare un pezzo, di successo o meno, conquista proprio tutti. Ultima, in ordine cronologico, Gianna Nannini, che esce in questi giorni con l’album HITALIA. Dopo i successi degli ultimi dieci anni, che ne hanno fatto una delle cantautrici più apprezzate, la Nannini ha deciso adesso di incidere un intero disco composto prevalentemente da brani che vanno dagli anni ’60 agli ’80, omaggiando, nella sua personalissima maniera, con arrangiamenti, è il caso di dirlo, rock, i grandi cantautori del bel paese come Sergio Endrigo (che ritroviamo con ben due pezzi, tra cui il primo singolo estratto Lontano dagli occhi), Vasco Rossi, Caterina Caselli, Jimmy Fontana e molti altri. Diciassette tracce, alcune in cui l’arrangiamento è un po’ forzato, come Il Mondo o il classico del repertorio napoletano O’ sole mio, in coppia con l’amico-collega Massimo Ranieri, o Caruso, in cui gli accompagnamenti orchestrali svaniscono del tutto, a vantaggio di una esasperazione musicale del pezzo originariamente tenoreggiante di Lucio Dalla. Tra i brani meglio riusciti, invece, di questo insolito esperimento, c’è di sicuro Io che non vivo e L’immensità di Don Backy, la cui interpretazione per eccellenza resta però quella di Mina del 1967. Hitalia è senza dubbio un progetto sperimentale e audace, in cui è forte nella Nannini il desiderio di dare la propria impronta a famosissime canzoni della storia della musica italiana, e se c’è da apprezzare nella cantautrice toscana il rischio, d’altro canto c’è da dire che gli azzardi in alcuni brani sono come abiti troppo stretti che non rendono giustizia ai pezzi originali.

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