Gianni Berengo Gardin – Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali d’argento. Fotografie 1950-2014. Roma, Auditorium Parco della Musica ,14 ottobre 2014-15 febbraio 2015
Creato il 10 gennaio 2015 da Lo Sciame Inquieto
Ci tenevo particolarmente a vedere questa mostra attualmente in corso presso lo spazio espositivo dell’Auditorium Parco della Musica dedicata a due grandissimi fotografi, quasi coetanei nonché amici, che hanno riempito con le loro fotografie l’immaginario collettivo dagli anni Cinquanta ad oggi.
In qualche modo già li conoscevo entrambi. Di Elliott Erwitt avevo visto qualche anno fa, sempre a Roma, la mostra Fifty kids, mentre di Gianni Berengo Gardin avevo una conoscenza ancora più approfondita anche grazie alla visione del DVD a lui dedicato della serie “Fotografia italiana” pubblicata con il patrocinio della Cineteca di Bologna.
Ebbene, la mostra dell’Auditorium è una straordinaria occasione per fare un viaggio parallelo nell’universo visuale dei due fotografi e metterne a confronto la cifra stilistica sia nei punti di contatto (per esempio, la decisa preferenza per il bianco e nero) sia nelle differenze.
La mostra inizia con delle immagini degli studi dei due fotografi e una breve introduzione biografica. Seguono poi 120 fotografie, 60 per ciascun autore, collocate a destra quelle di Erwitt, a sinistra quelle di Berengo Gardin. In entrambi i casi ci sono alcune delle fotografie più famose, quelle diventate quasi iconografiche (ad esempio il bacio a Venezia, ovvero l’automobile di spalle davanti al mare per Berengo Gardin, il cane al guinzaglio che salta accanto al suo padrone, ovvero il famoso ritratto di Che Guevara per Erwitt), ma anche scatti meno famosi; ci sono gli scatti con cui i due hanno esordito e si sono fatti conoscere per arrivare ai lavori più recenti e persino ad alcune fotografie di progetti attualmente in corso (un reportage sulla Scozia per Erwitt, uno di denuncia sulle grandi navi a Venezia per Berengo Gardin).
La mostra si chiude con due video in sequenza dedicati ai provini a contatto dei due fotografi, visione interessantissima per comprendere il modo di lavorare di Erwitt e Gardin, ed anche fare un salto concettuale tra la lettura della fotografia stampata ed esibita e il processo di mediazione che viene esercitato dal fotografo tra lo scatto e la stampa.
Le fotografie sono bellissime. Berengo Gardin raggiunge un equilibrio quasi stupefacente tra la ricerca della perfezione estetica della fotografia e il suo valore documentario di testimonianza. Elliott Erwitt – cui certo non fa difetto la tecnica né la cura della composizione – ricerca maggiormente, attraverso la fotografia, la comunicazione esplicita del dato emozionale (commozione, ironia, condivisione, straniamento).
In entrambi i casi l’occhio fotografico è sopraffino, la loro capacità di guardare, di cogliere le situazioni, ma anche di ricostruire in maniera originale la realtà attraverso il loro sguardo lascia senza fiato, immagine dopo immagine.
In un mondo in cui tutti sono fotografi o si sentono tali vale la pena ogni tanto poter osservare da vicino le fotografie di artisti di questo calibro.
Peccato per i riflessi delle luci sui vetri delle fotografie e per la temperatura nello spazio espositivo dell'Auditorium. Si esce congelati.
Voto: 4/5
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