Al centro della riforma della scuola c’è l’eliminazione del precariato. Come non è dato sapersi, non sono stati forniti dettagli sulla riforma. Giannini non ha nemmeno risposto alle incalzanti domande dei giornalisti presenti.
“Bisogna mettere mano all’uovo di Colombo” e riconsiderare la posizione del personale docente. Si passa dal personale di diritto, cioè all’utilizzo delle graduatorie, alla creazione di un organico funzionale.
Per organico funzionale di rete si intende un corpo docente assegnato a reti di scuole, che utilizzeranno tali docenti per il potenziamento dell’offerta formativa che inglobi anche il sostegno, l’integrazione degli alunni stranieri e la dispersione scolastica.
Con l’art.50 del dl 5/2012 è stato previsto un contingente di personale docente che superi quello di diritto e di fatto per la durata di tre anni; l’obiettivo era far fonte alle supplenze e garantire la continuità didattica. Tutto è rimasto su carta.
Le sostituzioni in base alle graduatorie sono “un meccanismo perverso” a cui i governi precedenti non hanno messo mano. Da quanto si legge sulle sue linee guida, il ministro si propone di dare maggiore autonomia di gestione ai dirigenti scolastici e di trasformare l’organico funzionale in organico di diritto. Così tutti gli insegnanti di ruolo svolgerebbero anche mansioni che prima venivano svolte dai supplenti, aprendo a nuovi ingressi.
Tale affermazione lascia molte perplessità irrisolte. Negli ultimi anni a causa di carenza di personale c’è l’abitudine di dividere le classi in caso di assenza di un docente, come possono gli stessi insegnanti ricoprire ulteriori funzioni? La soluzione sarebbe proprio l’organico funzionale, riforma strutturale scolastica mai attuata per mancanza di fondi. Sarà l’ex segretario di Scelta Civica a trovare i fondi?
Un altro ministro sta per aprire il vaso di pandora. Gli esiti sono del tutto incerti poiché la questione del precariato scolastico, riguardante un esercito di 500.000 persone, era ed è ancora una guerra tra poveri. Vessati da dieci anni di tagli, l’immissione in ruolo per molti, soprattutto al sud, è un miraggio, o forse un miracolo. Le supplenze sono invece una speranza sia per l’accumulo di punteggio per la scalata in graduatoria, sia per tirare a campare di mese in mese.
Si spera che questa non sia l’ennesima beffa per i giovani insegnanti, ormai non più tanto giovani – tra le fila ci sono quarantenni, cinquantenni e addirittura over 50 -, che ambiscono al posto a tempo indeterminato.
Gli unici a non sentire la crisi di posti sono i docenti di Religione. La scuola italiana ripartirà a settembre con più docenti per tale cattedra rispetto all’anno scorso. Si parla di duemila effettivi in più rispetto a dieci anni fa. Strano ma vero. I tagli nei reclutamenti non hanno toccato l’ora di Religione; non solo. Sono sempre di più gli studenti a chiedere l’esenzione dalla lezione con un picco dell’11,1%. Nonostante ciò gli insegnati invece di diminuire aumentano.
Non c’è da sorprendersi se anche l’attuale ministro ha avallato i privilegi per per l’insegnamento della religione cattolica. Non a caso Giannini oggi ha partecipato proprio dall’incontro annuale di Comunione e Liberazione, il “movimento” ecclesiale fondato da don Luigi Giussani. ça va sans dire, poteva mai andare “contro la Chiesa”?