Il ritrovamento nel 1974 degli oltre 5000 frammenti di statue che hanno consentito la ricostruzione, che ancora oggi procede, dei “Giganti di Monte Prama” consente di aggiungere un piccolo tassello alla cronologia della storia della Sardegna. Insieme alle statue, il lavoro di restauro curato dai tecnici del centro di Li Punti ha riportato in essere alcuni nuraghe miniaturizzati a una o più torri. Pur essendo poco rilevante per questo lavoro stabilire il ruolo dei personaggi rappresentati, e la funzione simbolica dei nuraghe miniaturizzati, lo studio iconografico indica con precisione chi furono i committenti di queste sculture e chiarisce, senza alcun dubbio, che la civiltà nuragica era capace di organizzare tecnicamente e ideologicamente la rappresentazione della propria cultura. È chiaro l’intento di autocelebrarsi da parte di una o più comunità che si riconoscevano nei nuraghe e nei guerrieri rappresentati anche nei bronzetti, alcuni dei quali coevi.
Considerato che nessun ricercatore registra per quel periodo dati archeologici che mostrano tracce di guerre importanti, si tratta dunque della rappresentazione di eroi di guerre del passato scolpiti in posa da parata, ma occorre segnalare che uno studioso afferma che i Guerrieri di Monte Prama erano la guardia del corpo del Sardus Pater, dio nazionale dei Nuragici, nel tempio a lui dedicato nel Sinis.
Il più importante testo scritto sardo che l’archeologia indaga ormai da oltre un secolo, è la Stele di Nora. Nella sua traduzione si sono cimentati numerosi studiosi senza arrivare, per il momento, ad una condivisione di significato. In questa stele, scritta in caratteri fenici, non si segnalano al momento incisioni la cui traduzione riporti a battaglie. Anch’essa è cronologicamente inquadrabile all’epoca delle statue di Monte Prama.
I segni di scrittura finora ritrovati ed esaminati su altri manufatti, ad esempio nei lingotti ox-hide in rame e in alcune ceramiche, indicano misure ponderali, timbri di botteghe metallurgiche o, secondo qualche studioso, simboli religiosi. Nulla, quindi, che mostra battaglie epiche, invasioni e trattati di pace, niente di tanto rilevante da essere scolpito nella pietra, così come accadde, invece, in Egitto all’epoca dei faraoni ramessidi. Le statue rappresentano personaggi facenti parte di un mito entrato nella tradizione dei sardi nuragici, ed essendo in pietra sono frutto della volontà, da parte dei committenti, di immortalare questo mito in maniera durevole.
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Nella foto: nuraghe-betili di Monte Prama