Era il 1986 quando Rolling Thunder della Namco arrivò nelle sale giochi e io ci spesi migliaia di lire, nel tentativo di finire il gioco e liberare la tizia imprigionata. Avevo 10 anni a quel tempo, e non era molto semplice finire i coin op mangiasoldi dell’epoca, assediati da altri giocatori nelle sale giochi della Riviera Adriatica.
Schermata iniziale
Se trovavi il gioco libero, in breve ti trovavi alle spalle altri giocatori che aspettavano il loro turno, e che mugugnavano quando uccidevi le loro aspettative ogni volta che tiravi fuori un altro gettone al momento del Game Over.
Non riuscii mai a finirlo ed è rimasto uno di quei giochi che vorrei riprendere in mano prima o poi. Lo scopo era quello di passare gli schermi della base segreta, armati di pistola all’inizio, e di altre armi più avanti. Lo schermo di gioco era composto da livelli a scorrimento con due piani. Al superiore ci si poteva accedere saltando o usando altre porte (se non ricordo male) e viceversa. Aggrappandosi alla ringhiera, per dire, il nostro agente segreto la saltava alla “olio Cuore” e atterrava al piano terra.
Le porte invece servivano per nascondersi, trovare armi e salire. I nostri nemici incappucciati, ovviamente, cercavano a tutti i costi di farci fuori, con coltelli e armi da fuoco.
Alla fine ho sempre visto la schermata di sbeffeggio, quando morivo, e non ho mai avuto l’occasione di andare prendere a rivoltellate il cattivone di fine livello. Non ne ho sentito nemmeno l’odore…