E’ notizia di ieri il crollo delle borse europee in seguito alla conferenza stampa tenuta da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea. A deludere i mercati è stata la mancata indicazione di misure anticrisi chiare e precise, immediatamente efficaci nel risollevare le sorti della finanza europea. Dopo la dichiarazione congiunta del 27 Luglio rilasciata dalla Cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Holande, nella quale si indicava il chiaro intento comune di salvare l’Euro e i paesi dell’Eurozona, ci si attendeva una concretizzazione di questa volontà da parte della BCE. A torto.
Il 1 Agosto infatti Jens Weidmann, presidente della Bundesbank (Banca Federale Tedesca) ha infatti neutralizzato a priori ogni possibilità concreta di intervento da parte della BCE, invitandola a “stare al suo posto e non andare oltre il proprio mandato”. Tradotto significa: “La BCE non deve comprare titoli di Stato”. Ancora una volta dunque, e nonostante le dichiarazioni di intenti della Merkel, la Germania si mette di traverso per quanto riguarda una condivisione del debito sovrano delle Nazioni in difficoltà. Oltre all’Olanda e alla Finlandia, che comunque non hanno un peso politico tale da influenzare le mosse della Banca Centrale, solo la Repubblica Federale si oppone ostinatamente ad una possibile soluzione della crisi. Il motivo di questo diniego è una spaventosa mancanza di lungimiranza politica ed economica. Il fatto è che, attualmente, la Germania sta traendo ingenti profitti da questa crisi del debito sovrano.
Ho già avuto modo di spiegare il meccanismo cosa sono i titoli di Stato e cosa significa lo Spread. Brevemente, esso è così elevato perché i rendimenti dei titoli di Stato emessi dai Paesi in crisi sono alti, mentre quelli tedeschi sono molto bassi. Questo significa che la Germania si finanzia vendendo una grande quantità di titoli emessi dalla Banca Federale, che da parte sua ha tutto l’interesse nella conservazione della situazione attuale. Chiaro che se un titolo di Stato tedesco (Bund) decennale rende un tasso annuo del 1,15%, la Germania risparmia una incredibile quantità di denaro rispetto all’Italia, che deve pagare un interesse annuo sui BTP del 6,34%. Il governo centrale esita nell’intraprendere forti misure anticrisi perché si giova di questo inaspettato flusso di denaro. Anche le aziende tedesche, grandi esportatrici, si avvantaggiano della situazione: un Euro debole significa anche una maggiore facilità nella vendita dei prodotti all’estero, senza contare che possono usufruire di prestiti a tasso molto basso. Chiaro che, a queste condizioni, l’opinione pubblica sia contraria ad una politica volta ad un salvataggio delle Nazioni in difficoltà: visto il momento favorevole all’economia tedesca, che si ripercuote positivamente sulla loro vita (ad esempio, dall’inizio della crisi i tassi di interesse suoi mutui si sono ampiamente ridotti), non vedono il motivo di lavorare attivamente ad una risoluzione, che peraltro prevederebbe l’utilizzo di capitali tedeschi.
Il problema è che non ci si rende conto che tutto questo vale solo ed esclusivamente a breve termine. Sul lungo termine anche la Germania sarà investita dalla crisi, nel caso in cui si dovesse arrivare ad un default di Grecia, Spagna, Irlanda o Italia. Già in diverse occasioni economisti ed esperti hanno avvertito la Germania della pericolosità del suo gioco. Si tratta di uno scherzare col fuoco che rischia di trascinare a fondo tutta l’Unione, rendendo vane quelle misure anticrisi che i governi europei hanno introdotto sulle spalle dei cittadini. I politici tedeschi dovrebbero spiegare ai propri elettori la necessità di una condivisione del debito e la mutua convenienza di un’unione che sia politica, oltre che economica. Dovrebbero mettere in chiaro come questo approfittarsi delle disgrazie altrui sia conveniente ma temporaneo, nonché potenzialmente letale a lungo termine. Invece qui si continua testardamente a tirare acqua al proprio mulino, pensando più alle elezioni del 2013 che al futuro dell’Europa. Mi auguro che la Germania si accorga del pericolo e non faccia la fine della piccola Paulinchen dello Stuwwelpeter, che nonostante gli avvertimenti gioca coi fiammiferi e fa una pessima fine.
Riccardo Motti