Poi sono venute le slot machines che macinano soldi meno abbondanti e alle quali si può accedere in maglietta, poi è venuto l’azzardo pubblico, i gratta e vinci, i superenalotti, una moltiplicazione della scommessa che diventa ossessiva per fronteggiare i giochi online: un circolo vizioso che ha drenato sempre più soldi alle scommesse sui cavalli e alle roulettes. Certo è strana questa cosa dello Stato che deve essere minino quando si tratta di diritti e tutele, ma può fare da banco pigliatutto quando si tratta di gioco.
Ma si sa le teorie sono roba da professori e quando c’è da recuperare soldi per ripianare i bilanci senza essere costretti a toccare l’evasione mica si va troppo per il sottile. Con una differenza rispetto a prima: che il demone del gioco è stato inoculato e diffuso a tutta la popolazione allettandola con premi stratosferici o con il fremito da tabaccheria. Ora la tentazione è generale e sono soprattutto i poveracci che tentano la fortuna, che vengono attratti da una speranza depistata, consentendo alla Stato di non toccare i ricchi. Anche questo è un gioco, un gioco truccato.
Oggi si spengono le luci a San Siro, e in tutti gli altri ippodromi italiani con 50 mila persone a spasso e 250 cavalli in attesa di macellazione. Inevitabile, visto che ci vorrebbero almeno due anni di contributi governativi per poter permettere un’attività che però in qualche modo è in concorrenza con il governo stesso. Così continueremo a voler privatizzare, ma a statalizzare il gioco d’azzardo: acqua privata e roulette pubblica. Si, mi pare che siamo sulla strada giusta del declino e del resto in questo campo abbiamo invidiabili competenze.