Gioielli reali: il diadema “spighe di grano” della principessa Mafalda

Creato il 25 ottobre 2010 da Marinam

“A fermare il velo di merletto mia madre portava un antico diadema di famiglia formato da spighe di grano in diamanti: è l’unico rimasto in nostro possesso dopo le vicissitudini belliche. Tredici vennero trafugati da ufficiali americani delle truppe d’occupazione”. Enrico d’Assia racconta nel suo libro “Il lampadario di cristallo” la storia insolita della perdita e del ritrovamento di un gioiello il cui valore intrinseco è nulla rispetto all’enorme valore affettivo poiché la mamma del principe è la principessa Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III e moglie del langravio Filippo d’Assia, la quale paga con la vita le decisioni del marito e del padre. Mafalda, arrestata per rappresaglia e con l’inganno dai nazisti, viene spedita a Bunchenwald, dove muore a seguito delle ferite causate da un bombardamento.

Nell’estate del 1943 (dunque poco prima del suo viaggio improvviso a Sofia dove si reca per assistere ai funerali del cognato re Boris e confortare la amatissima sorella Giovanna), Mafalda decide di ritirare i suoi gioielli dalla banca e di sotterrarli con l’aiuto dei figli Maurizio ed Enrico, nel giardino di villa Savoia. L’operazione di svolge di domenica per evitare gli sguardi indiscreti. La principessa sistema in una scatola di latta due diademi, quello con le spighe che appartiene alla casa d’Assia, ed un altro più moderno con le pietre intercambiabili, e poi braccialetti, spille, anelli. La giornata è caldissima, racconta Enrico, e i tre si mettono subito a cercare il luogo adatto che viene individuato nei pressi di un boschetto di lecci proprio accanto al muro di villa Polissena, residenza romana della famiglia d’Assia. Il terreno, asciutto a causa della siccità, è durissimo e mentre Maurizio scava, il secondogenito Enrico (che da grande farà il pittore e lo scenografo) fa un disegno del sito, prendendo gli alberi come punti di riferimento. “Una copia della mappa viene consegnata alla regina Elena viene consegnata alla regina Elena, unica persona ad essere messa a conoscenza del segreto”, spiega il principe Enrico. L’anno dopo a Roma arrivano gli americani e proprio in quella valletta dove si trovava il bosco di lecci, i soldati stabiliscono un campo e per far posto a tende e baracche tagliano tutti gli alberi.

Appena tornata la pace la regina Elena manda il suo segretario privato, Dino Olivieri, a recuperare la scatola, ma il funzionario si ritrova di fronte ad un prato sporco senza più nessun punto di riferimento e quindi fa scavare tutta la collina. Il lavoro dura diversi giorni senza dare nessun risultato. Olivieri sta per lasciar perdere quando nota nella fossa delle latrine qualcosa che luccica, è un angolo della scatola. “La pala del soldato americano incaricato di scavare il buco – spiega Enrico d’Assia – l’aveva sfiorata senza notarla”. Il diadema torna nelle mani dei figli di Mafalda e le spose della famiglia lo indosseranno il giorno delle nozze come aveva fatto la sfortunata principessa italiana.

Nel 1964 il principe Maurizio d’Assia sposa Tatiana di Sayn-Wittgenstein-Berleburg (sorella di Richard, marito di Benedikte di Danimarca) ed ecco di nuovo il diadema con le spighe di grano. Nelle grandi famiglie dell’ex impero Germanico i tempi nuovi non hanno portato nessun cambiamento e i primogeniti continuano a scegliere le loro moglie nelle famiglie reali o principesche. Il che poi non vuol dire che sia sempre tutto rose e fiori, la coppia divorzia nel 1974 ma fa in tempo ad avere quattro figli Heinrich Donatus, Mafalda, Elena e Philipp.

Heinrich Donatus, che all’epoca ha 36 anni, si sposa il 1 maggio 2003 a Kronberg con la ventottenne contessa Floria-Franziska von Faber-Castell, in Kronberg. Floria Franziska è la nipote dell’amministratore delegato della Faber Castell, la nota azienda tedesca di matite e colori. Un giornale tedesco racconta che la sposa indossa, oltre al tradizionale diadema di spighe, anche il bellissimo manto di corte della principessa Mafalda, ricamato con fili di bronzo, ma non ho trovato nessuna foto. 

Infine ecco il principe Philip von Hessen che il 10 giugno 2006 porta all’altare la bella Laetizia Bechtolf, lui è un fotograto, lei si occupa di import-export. Fra i capelli della bionda Laetizia compare ancora una volta il diadema di famiglia. Il gioiello potrebbe essere stato indossato anche dalle sorelle dei due principi, Mafalda ed Elena, ma non ho trovato documentazione fotografica in merito. Mafalda vive in Italia ed è sposata in terze nozze con Ferdinando Brachetti Peretti e qualche tempo fa la giornalista di moda Giusy Ferrè l’ha catalogata come una delle donne più eleganti della penisola.

Nell’antichità le spighe di grano incoronano la dea Cerere/Demetra e sono un augurio di fecondità; nel periodo napoleonico l’ornamento per i capelli di origine ellenica si fonde in questo caso con una simbologia molto chiara e il motivo a spighe di grano diventa un classico del XIX secolo. Molte grandi famiglie fanno realizzare diademi di questo tipo e il “champ de blé russe” viene indossato solitamente dalle spose dei Romanov il giorno delle loro nozze. Il diadema degli Assia viene proprio dalla Russia attraverso la granduchessa Alessandra Nicoleievna (figlia dello zar Nicola I) moglie nel 1844 di Federico Guglielmo di Assia-Cassel.  Un’altra celebre tiara con le spighe di grano è di proprietà degli Orange-Nassau.

Ecco, in un dipinto di Watteau la dea Cerere, rappresentata, come vuole l’iconografia, con i capelli biondi, stretti da un nastro rosso e incoronati da spighe di grano

Infine un altro diadema con le spighe di grano che apparteneva ai Romanov.


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