Giordano Criscuolo, da scrittore a musicista
Da Flautodipan
@miriammas
"Il Flauto di Pan" è un blog solito pubblicare recensioni di libri o articoli inerenti il paganesimo, l'esoterismo e la narrativa di genere. Oggi vogliamo fare uno strappo alla regola, andare fuori tema e dedicare un piccolo spazio a un autore, Giordano Criscuolo, scrittore, ospite sul nostro blog in veste di musicista. Abbiamo deciso, per la prima volta, di pubblicare la recensione di un Ep.
Ho voluto occuparmene io perchè Giordano è un amico. Perchè mi ha regalato troppi bei momenti con le sue creazioni. Perchè glielo devo.
"La genesi di questo mezzalbum affonda le radici in un
mistico autunno del 1993.
Avevo allora quattordici anni e uno stereo bellissimo
della Pioneer, vestivo con felpe larghe, pantaloni strappati e Converse Magic
Johnson, mi innamoravo di tutto e, timidamente, iniziavo ad ascoltare i
Nirvana. Eppure tutto ciò non ha colpa se, dopo quasi venti anni, ho deciso di
incidere queste cinque canzoni.
Una sera, inebriato dai fumi di fini incensi giapponesi,
pensai di mettere su i vinili che mio padre e mio zio dovettero ascoltare negli
anni 70. Pierangelo Bertoli, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Claudio Lolli,
Rino Gaetano, Paolo Conte, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè. Roba distante
anni luce dalla solida e misteriosa nebbia di Seattle.
Furono serate bellissime quelle trascorse in compagnia del
Guccio ma, se qualcosa intrise le mie unghie di canto, passione e poesia,
quella fu la voce di Fabrizio, un amico. Fin da subito. Scoprii improvvisamente
che nel mondo della canzone c'erano persone che cantavano cose diverse da
quelle che ci proponeva Sanremo, che le rime potevano essere anche
affascinanti, che il metro era un gioco bellissimo e che la poesia non era
sempre noiosa.
Accostare ora le mie canzoni alle opere dei cantautori
sopracitati apparirebbe indubbiamente blasfemo, dico solo che da loro è nato
tutto questo. Tra l'altro, nei loro album si parlava di amore, rabbia,
politica, chiesa, aborto, amicizia, anarchia. Nel mio mezzalbum, invece, non
troverete che cinque canzoncine d'amore. Si tratta comunque di una casualità a
cui, serenamente, mi sono arreso. Tuttavia ho escogitato varie giustificazioni
intellettualistiche con le quali prenderò per il culo gli ascoltatori più
esigenti. Ai censori ingrigiti da mancanza di fantasia dirò infine che (del
resto) sono solo uno scrittore con una chitarra classica di ventinove euro
appoggiata ai piedi del letto e che non si può chiedere a un colore azzurro di
essere cielo. Tuttavia, nessuno può impedire a quel colore di sognarlo.
Se un solo istante di questo album dovesse emozionare un
solo ascoltatore, avrò raggiunto il mio obiettivo."
Giordano Criscuolo
L'autore:
Giordano Criscuolo (1979), scrittore e silente cantautore, vive a Buccino.
È laureato in Discipline Letterarie.
Ha praticato giornalismo scrivendo come corrispondente per alcune testate della sua provincia.
Il giornalismo lo disgusta.
Ha pubblicato tre romanzi, "Le Parole Che Non Scrivo", "Come Su Un Solco Di Morrison
Hotel" e "1000 Anni Con Elide", tre storie d'amore e chitarre distorte.
Il Rock è tra i suoi pochi ideali. Il pop lo avvilisce.
La recensione di Sara:
Ho conosciuto Giordano Criscuolo come scrittore, ho letto il
suo primo romanzo “Le parole che non scrivo” in piena adolescenza. Mi innamorai
subito della sua penna al punto che attendevo con ansia la pubblicazione di
ogni sua nuova opera. Non potevo fare a meno di leggere i suoi libri e di
ritrovarmi, anche solo in minima parte, nelle sue parole. Mi emozionavo, mi
divertivo, mi disperavo, ero un tutt’uno con i suoi personaggi.
Quando per la prima volta ho recensito un suo capolavoro
“1000 anni con Elide” ho avuto paura, volevo dire tutto quello che provavo
leggendolo ma mi rendevo conto che era difficile dire qualcosa che fosse
abbastanza per descrivere tutto quello che permeava dalle pagine. Avevo paura
che le mie righe non fossero all’altezza di quello che Giordano riusciva a
trasmettermi.
Non vi nego che la paura è la stessa che provo oggi
scrivendo questa recensione. Dopo averlo incontrato anni fa come scrittore lo
ritrovo oggi musicista con l'Ep "L'ubiracata del '97".
Coinvolgente, emozionante, commovente, ho i brividi sulla
pelle quando ascolto le note della sua chitarra e il suono della sua voce.
Ancora una volta Giordano Criscuolo non si smentisce, rivelandosi un artista
poliedrico e pieno di risorse.
Ascoltare quest’album riporta alla mia mente immagini
familiari, fantasmi che escono direttamente dalle pagine dei suoi romanzi e mi
parlano, mi raccontano ancora una volta le loro fantastiche storie, le stesse
che ho amato con tutta me stessa.
Le parole dell’autore riportano in un epoca andata, lontana
tanto che sembra non poter tornare mai, ricordi appannati che lasciano l’amaro in
bocca e un po’ di dolcezza in fondo al cuore. Gli anni ’90 ritornano prepotenti
sulla scena e si fanno ricordare, si insinuano nella mente e sbarrano gli occhi
su fotogrammi che restano appesi alle ciglia senza voler scendere giù.
I testi sono pura poesia, racconti di vita vera, di vita
vissuta in cui è impossibile non immedesimarsi. Anche le cose più semplici, le
esperienze più banali diventano storie fantastiche, piene di gioia e di dolore.
La voce di Giordano rende perfettamente l’idea, le immagini
si creano e si distruggono da sole già al primo ascolto, nemmeno i testi più
ricercati potrebbero fare di meglio. Le tonalità calde oscillano ricordando i
cantautori più famosi, quelli che, chi più, chi meno, abbiamo amato tutti. La
prima impressione che ho avuto ascoltando quest’album è stata quella di
un’ottima fusione tra un romantico Francesco De Gregori e un più amaro Federico
Fiumani con qualcosa in più, qualcosa che probabilmente non si può ricondurre a
nessun altro se non all’originale e unico autore di questi pezzi.
Se avete voglia di rispolverare vecchi ricordi ingialliti e
di provare nuove emozioni ascoltando un giovane autore sorprendente e
brillante, vi consiglio l’ascolto di questi cinque brani. Non ve ne pentirete!
Io, intanto, ritorno a perdermi nelle note che mi fanno da
sottofondo mentre scrivo questo articolo e ringrazio Giordano per avermi
regalato, ancora una volta, momenti come questi, che mi mettono i brividi e mi
fanno sentire un po’ meno sola in un’epoca che è forse troppo fredda e si è
dimenticata come si piange ascoltando un assolo di chitarra e passando le notti
al freddo guardando le stelle.
Un piccolo assaggio:
Un ricordo stupendo
Era freddo e quel giorno un giorno come tanti
quando i giorni eran giorni di esperienze
eclatanti
e ricordo il profumo di una stanza gelata
di una porta socchiusa, di una voglia
appannata
ci chiamarono i libri, li lasciammo aspettare
c'era il vino da aprire e roba da fumare.
Era freddo e scendemmo ubriachi e raggianti
mi rubaron le mani i tuoi morbidi guanti
per le vie semivuote solo la nostra voce
che velava e svelava una voglia feroce
ci baciammo in un vico e quel bacio profondo
lo ricordo ed eterno come il succo del mondo
io persi un esame, tu soltanto un biglietto
ed insieme trovammo le chiavi di un istante
perfetto.
Ci guardammo stupiti, ci scoprimmo contenti
le più belle parole inciampavan fra i denti
sotto casa notammo una signora in nero
e quel suo volto triste non ci pareva vero
le donammo un sorriso con umana intenzione
poi ci sentimmo in colpa per la nostra
passione.
Ci svegliammo al tramonto e ti vidi stupenda
tu gettasti lo sguardo al di là della tenda
tra Buzzati e Calvino quasi non ci
credemmo...
infilammo intronati gli scarponi e scendemmo.
Piazza Dante era bella con la gente e i
piccioni
i ragazzi sul palco preparavano i suoni
ti ricordo radiosa come quella serata
tra le birre scadenti, le gonne e una danza
impacciata.
Quando gli ultimi accordi verseggiaron le
stelle
mi parlasti suadente, mi sfiorasti la pelle
quando le prime voci albeggiaron l’aurora
raccontai puttanate come chi si innamora
e fu allora che caddi in un sonno abissale
e sognai di sognare un domani speciale.
Ma il domani è già ieri, strano scherzo del
tempo
che immutabile muta ritagliandoci un lembo
di presenza ed assenza, ma donandoci l’arte
che eternando bellezza ci riscatterà in parte
ed io canto quel giorno come un giorno
smagliante
che le tue labbra brevi hanno reso importante
dovrei chiedermi ora cosa starai facendo?
Non mi importa più un cazzo perché ho un
ricordo stupendo.
Per saperene di più:
Il sito
Il disco
Potrebbero interessarti anche :