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Giorgia Meloni, Enrico Letta, i Marò e la partita di spaghetti e mandolini

Creato il 12 luglio 2013 da Dilillofr @dilillofr

Giorgia Meloni, Enrico Letta, i Marò e la partita di spaghetti e mandolini

Giorgia Meloni (Fonte: Fratelli-Italia.it)


Era da un po' che non si sentiva più parlare dei nostri Marò, indebitamente detenuti in India. Giorgia Meloni, deputata di Fratelli d'Italia, mercoledì scorso ha fatto sentire la sua voce al Presidente del Consiglio, Enrico Letta, durante il Question time alla Camera dei Deputati.
L'on. Meloni ha perfettamente ragione quando dice che questa è una "questione che riguarda non solamente la vita dei due nostri militari; è questione che riguarda la dignità di questa nazione e non è primo il caso di umiliazione che l'Italia deve subire."
Già, una dignità che nessuno, tra i nostri politici dei recenti governi, sembra essere stato in grado di difendere o far valere a livello internazionale. Bene ha fatto la Meloni a richiamare il Governo alle proprie responsabilità.
Di seguito il video e la trascrizione (enfasi aggiunta) dell'interrogazione a risposta immediata della Meloni, e replica del Presidente del Consiglio, Enrico Letta:

PRESIDENTE. La deputata Giorgia Meloni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00194, concernente iniziative per una tempestiva soluzione della vicenda dei due militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India (Vedi l'allegato A –Interrogazioni a risposta immediata).
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia è costretto a interrogare, ancora una volta, il Governo sulla scandalosa vicenda dei nostri due fucilieri di Marina, indebitamente detenuti in India. Sono ormai 17 mesi che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone attendono dalla nazione che servono con dignità un atto concreto, che invece non arriva. Sarebbe umiliante per noi in quest'Aula dover ricordare la sequela di soprusi che l'Italia ha dovuto accettare da parte dell'India perché tutti sanno che i fatti che vengono contestati ai nostri due fucilieri di Marina sono accaduti in acque internazionali e tutti sanno che, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere giudicati in Italia e non in India e, come se non bastasse, negli ultimi giorni, importanti fonti giornalistiche hanno reso noti alcuni elementi che sembrerebbero scagionare definitivamente i nostri due militari e dimostrare che le accuse che vengono loro rivolte sono totalmente pretestuose.
Quello che vogliamo chiederle, Presidente Letta, è cosa il Governo italiano intenda fare per salvaguardare un minimo di dignità sua, della nazione che rappresenta, e riportare a casa i nostri militari.
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta , ha facoltà di rispondere.
ENRICO LETTA, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'ho detto nel discorso programmatico sul quale il Governo ha avuto la fiducia, e lo ribadisco qui oggi: la soluzione positiva, con il rientro in patria dei fucilieri di Marina Latorre e Girone è un impegno del nostro Governo.
Subito dopo la nascita del Governo, abbiamo formato un Comitato tra ministri per evitare i problemi di coordinamento – chiamiamoli così – che in passato ci sono stati. Subito, nella prima riunione del Comitato, abbiamo nominato Staffan De Mistura inviato speciale della Presidenza del Consiglio per gestire questa vicenda. De Mistura si è recato tre volte in India per seguire sul posto l'inchiesta negli ultimi settanta giorni. La sua attività e i contatti con le autorità indiane stanno ricostituendo quel capitale di fiducia che è indispensabile nelle fasi cruciali del processo che stanno per aver luogo. La sua azione è accompagnata da quella paziente di tutti i soggetti coinvolti, a partire dal nostro ambasciatore a Delhi.
Il nostro obiettivo resta chiudere la questione in modo rapido ed equo. Come sapete, oggi Latorre e Girone risiedono presso la residenza del nostro ambasciatore a Nuova Delhi, ricevono visite dei propri familiari, la fase inquirente si sta svolgendo speditamente, come volevamo, per far sì che il processo possa celebrassi immediatamente dopo e concludersi in tempi brevi.
Secondo quanto riferito dai difensori indiani dei fucilieri, tutti i testi indiani sono già stati interrogati dall'autorità inquirente, come pure lo è stato il comandante italiano della Enrica Lexie e, a breve, dovrebbe esserlo anche il vice comandante. Si stanno poi discutendo con le autorità indiane le modalità di espulsione dei quattro commilitoni di Latorre e Girone che erano imbarcati con loro. Oggi stesso, è stata resa la testimonianza di Latorre e Girone, i cui dettagli sono stati concordati dal collegio di difesa indiano, in coordinamento con i nostri avvocati dello Stato.
Nella testimonianza si è ribadito che essi operavano sull’Enrica Lexie come agenti dello Stato, nell'ambito di quanto previsto dalla legislazione italiana e dal diritto internazionale consuetudinario e pattizio vigente.
Nel processo – lo ribadiremo subito come punto di principio – la richiesta è di esercitare la nostra giurisdizione sul caso, come dimostrano l'apertura di due distinti procedimenti da parte della magistratura italiana penale e militare, e di far valere l'immunità giurisdizionale dei fucilieri in quanto agenti dello Stato nell'esercizio delle rispettive funzioni.
Come è noto, la Corte suprema indiana, nella sentenza del 18 gennaio, da una parte, non ha accolto queste due petizioni, dall'altra, ha lasciato alla Corte speciale appositamente istituita il compito di deliberare non solo sul merito, ma a monte, sulla stessa giurisdizione.
Ribadisco la nostra vicinanza alle famiglie dei fucilieri, che ho avuto modo di incontrare di persona e che stanno dimostrando dignità e compostezza che fa loro onore.
Sopratutto ribadisco l'impegno a far di tutto per arrivare ad una soluzione della questione. Quando accadrà, dovremo certo confrontarci per bene su come è stata gestita fin dall'inizio questa vicenda. Oggi dobbiamo evitare polemiche e strumentalizzazioni, strumentalizzazioni che – lo ricordo a tutti – rischierebbero di compromettere il buon esito della vicenda e questo chiaramente – lo so – non lo vuole nessuno dentro e fuori quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La deputata Meloni ha facoltà di replicare.
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, Presidente Letta, come pensa che potremmo dirci soddisfatti di questa risposta ? Lei ci viene a raccontare quanto dura il procedimento in India, quando il vero tema, come tutti sappiamo, è che quel procedimento non dovrebbe svolgersi in India e tante altre cose si potrebbero dire. Io ho da fare una domanda, perché – mi dispiace dirlo – noi siamo stati molto duri nei confronti del Governo Monti per come aveva gestito questa vicenda, ma alla goffaggine del Governo Monti voi avete risposto con il nulla assoluto ed è in qualche maniera quello che abbiamo ascoltato in questa Aula. La domanda è: che cos'altro deve accettare l'Italia prima di vedere un sussulto di dignità da parte del proprio Governo? Noi vogliamo aspettare che questi due militari vengano condannati all'ergastolo, per esempio, per provare a rispondere? Il tema è un altro: noi abbiamo gli strumenti per far valere le nostre ragioni sul piano internazionale.
Uno degli strumenti che avremmo dovuto attivare dall'inizio era coinvolgere le organizzazioni sovranazionali delle quali facciamo parte. L'ho detto e lo ripeto: noi non facciamo parte dell'Unione europea solamente per prendere ordini dalla Merkel e non facciamo parte della NATO solamente per mandare i nostri ragazzi a morire in Afghanistan. Noi facciamo parte di queste organizzazioni anche per avere solidarietà dai nostri alleati nei momenti di difficoltà. Questo è un tema che io penso lei dovrebbe porre a livello internazionale, perché non lo farà nessun altro. Penso, allo stesso modo, che noi dovremmo richiamare il nostro ambasciatore da Nuova Delhi, così evitiamo anche di fargli fare altre figuracce, e che dovremmo rimandare indietro l'ambasciatore indiano, così gli evitiamo di farsi raccontare altre menzogne.
Il punto è: noi non intendiamo recedere di un passo su questo tema, perché è questione che riguarda non solamente la vita dei due nostri militari; è questione che riguarda la dignità di questa nazione e non è primo il caso di umiliazione che l'Italia deve subire. È stato ricordato e lo ribadisco della incapacità di questo Stato di farsi riconsegnare dalla Francia prima e dal Brasile poi quell'assassino pluricondannato di Cesare Battisti, che oggi, per paradosso, rischia di essere cacciato dal Brasile per una questione di passaporti falsi.
Allora, qual è il punto? Il punto è: il popolo italiano non merita queste umiliazioni. E le dico di più, mi consenta la provocazione in chiusura: se il polso che muove gli armamenti delle nostre Forze armate deve essere così debole, allora sì, forse vale la pena di risparmiare i soldi degli F-35 e utilizzare quelle risorse per acquistare una bella partita di spaghetti e mandolini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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