Di fronte alla Libreria della Poesia
Il primo appuntamento del mattino di ieri è stato con la poesia. Nel centenario di Spoon River, qui a Pordenone c'è una mostra per celebrare il capolavoro di Edgar Lee Masters. Se siete da queste parti, potrebbe essere una nuona tappa. Ieri ho ascoltato il pezzo finale di un incontro dedicato proprio a Spoon River, con Luca Briasco e Marco Fazzini, e poi un secondo appuntamento per intero che riguardava una bella rivista poetica e letteraria (che non conoscevo) in auge soprattutto negli anni Novanta, che si chiama Versodove. Ne è scaturito un dialogo sulle riviste letterarie in Italia e letture di poesie, da Auden a Sanguineti. Molto bello, specie come primo evento del giorno.Questo è l'anno delle selfie, ne ho scattata una con una famosa poetessa...
Spoon River
Ricorre anche in cinquantenario della "Bianca" dell'Einaudi.
Pomeriggio.Dopodiché al pomeriggio: Margaret Atwood. Presentata da Tullio Avoledo, che è esilarante e ha intrattenuto il pubblico da maestro. Esordendo con una canzone, ovvero cantando proprio una canzone. Se non ricordo male: l'inno dei Giardinieri di Dio. Chi sono costoro? Per scoprirlo vi toccherà leggere i romanzi della Atwood e penso che ne varrà la pena. Non avevo mai letto nulla di lei, ma ho subito posto rimedio con l'inizio di una trilogia di romanzi.Ricordo che per la cronaca live di tutti questi eventi potete trovarmi qui: @tazzinadi
La Atwood mi ha colpita per la sua grazia. Come non adorare una scrittrice che ha inventato un mondo del futuro, tanto distopico quanto illuminato, in cui, a detta di Avoledo, una volta entrati non se ne esce più? Mi hanno colpita i temi ecologisti (questa setta di giardinieri biologici del domani che se la cantano e adorano le creature della natura mi ha conquistata), mi ha colpita la costruzione di una realtà possibile ("non metto mai nulla nei miei libri che non esista in natura"), la vita social di questa autrice (su twitter conduce campagne di salvaguardia degli avvoltoi, per dirne una) non più giovane nel corpo, ma ancora molto nello spirito evidentemente.
Quando, con la sua camiciola rosa, ha intonato la canzone della talpa (reperibile in cd) ho pensato: uau, tutto questo è reale e sta succedendo proprio davanti ai miei occhi.
Vi pare riuscito il mio tentativo di fare una faccia inquietante?
Dopo tutto questo, ci stava del buon vino. E infatti, eccoci all'incontro Le parole del vino. Con Sandro Sangiorgi introdotto da Paola Coccolo. "Il vino è poesia imbottigliata". Oh, che bella questa cosa. Mi interessa questo tema, come si vede dagli altri post. La narrazione del cibo e del vino, molto di moda oggi, è in verità un'arte antica.
A Palazzo Klefisch.
Dopodiché correndo da una parte all'altre come se ci fosse un domani, perché se non ci fosse ce ne staremmo tutti lieti a non fare niente, ecco che incontro Bergonzoni che avvince una folla di lettori in previsione dell'incontro della sera in teatro. Teatro Verdi gremito e lui puntuale che alle nove arriva. Sapete quando ascolti qualcuno che inanella una serie di battute o frasi illuminanti o divertenti e non te ne ricordi neanche mezza. Ebbene, tutto questo con twitter è un lontano ricordo. Perché lì ne ho segnate un bel po' in presa diretta. Bergonzoni presentava il suo libro di poesie L'amorte.Colpisce di lui sempre la capacità di dire qualcosa di profondo, ma non sai bene cosa. Sai solo che in quell'insalata di parole, oltre a reperire perle di puro genio, ci trovi anche delle emozioni autentiche.
E dopo un salto in altro, i dieci demandamanti e la bomba anatomica ero molto fiera di aver ascoltato - e capito - tutto quanto.
Dulcis in fundo: Carnediromanzo. A quanto pare questa è una tradizione del festival. Una serata, a dire poco partecipata poiché c'era gente fuori in piedi che neanche a un concerto di Vasco, o dei One Direction, in cui Natalino Balasso e Massimo Cirri scrivono insieme al pubblico l'incipi di un romanzo. Dico che è stato uno spasso. Le persone non vedevano l'ora di intervenire. Applausi e risate per due ore secche, se non di più. Il risultato micidiale è una storia che s'intitola Colazione da Amplifon. E inizia così: - Acufene, chi era costui? - Ehh? (immaginate questo ehh pronunciato alla Balasso). Ecco insomma forse i critici non sposterà i destini della storia della letteratura nazionale, ma ce la siamo goduta in tanti. Uno spettacolo comico/narrativo di qualità.
Che dire: io ora, puntuale come un orologio svizzero, corro ad ascoltare una blogger di pastorizia, Mrzia Verona. Sono piuttosto curiosa, vi dirò, vi dirò.