Il 23 aprile è la Giornata Internazionale del Libro e del diritto d’autore, iniziativa patrocinata dall'UNESCO, nata nel 1996 al fine di promuovere la lettura nel mondo. Con questa giornata, da quattro anni a questa parte, ha inizio anche il Maggio dei libri, la campagna nazionale di promozione della lettura, giunta ormai alla quarta edizione, il cui scopo di sottolineare il valore sociale della lettura, quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile.
Come lettrice non credo ci sia mese più bello.
Lo scorso anno abbiamo anche cercato di festeggiarlo qui su UFG con l’iniziativa “Book Blogger May” e ringrazio ancora chi si è impegnato in quelle settimane per portare avanti il progetto. Purtroppo questo mese non sono riuscita a organizzare nulla, ma mettiamola così, mi sto tenendo carica per il prossimo anno che è il quinto di vita di Una Fragola al Giorno. Se fossi in voi, resterei qui in giro ancora un po’… #markettatime
Tornando a noi, oggi inizia il mese da dedicare al libro, alla lettura, alla scrittura e al piacere, al valore, all’enorme importanza che tutto ciò porta nelle nostre vite e nella società umana. Per non far cadere questa giornata e questo periodo dell’anno nel vuoto, ho deciso allora di preparare una Top Ten Letteraria che è sempre stata un mio tarlo fisso e che forse proprio oggi assume un significato particolare.
Se nella Giornata Mondiale del Libro si promuove la lettura e l’amore per i libri, il mio pensiero va subito a quei titoli che da anni continuano a ronzare nella mia libreria e nella mia mente, idee e immagini con cui mi trastullo un po’ ma che, come il peggiore latin lover, illudo semplicemente e poi abbandono, per correre verso altre pagine e inchiostro. Quei classici titoli del “vorrei ma non posso”, anzi “vorrei ma non riesco”, libri che per un motivo o per un altro – titoli scomodi, autori ingombranti, volumi mastodontici – accantoniamo timorosi, lasciandoci però una curiosità di fondo e un desiderio che non sapremo mai se riusciremo a soddisfare.
[Chi non è interessato al UFG Book Club salti questo paragrafo, chi è interessato si tuffi pure]Alla fine della top, chiederò la vostra partecipazione, che ci porterà alla seconda fase, ovvero a un nuovo UFG Book Club e a un nuovo gruppo di lettura. Chi vorrà, potrà indicare nel suo commento uno dei titoli elencati che come me ha sempre desiderato leggere. Quello che avrà più voti sarà il nostro prossimo GdL. Mi piacerebbe arrivare al 31 maggio, ultimo giorno del maggio dei libri, con un libro e un programma di lettura da iniziare. So che ci avviciniamo all’estate, ma in base alla grandezza del libro decideremo il da farsi, pause estive incluse se troppo grande. E poi chi ha già partecipato in passato lo sa, il nostro club del libro non è mai troppo rigido sui tempi e anche chi arriva in ritardo non viene mai lasciato indietro o escluso. Ognuno da il proprio contributo entro le proprie possibilità, in assoluta tranquillità. Dai che sarà un bella avventura! [fine parte UFG Book Club]
Sperando che la top possa essere uno stimolo per me ma anche per chi mi legge, cominciamo!
Si parte con un “mattonazzo” per definizione. Beh, dopo I Miserabili del GdL di quest’inverno ormai non dovrei temere più nulla, ma il mio rapporto con Dostoevskij è sempre stato conflittuale: ho amato Le notti bianche e mi hanno appassionato i suoi romanzi più “brevi” come Il sosia o Il giocatore, ma con Delitto e castigo ammetto di aver faticato e da allora mi tengo sempre alla larga dai suoi titoli più grossi. La letteratura russa mi piace e avendo letto persino Guerra e Pace di Tolstoj il peggio dovrebbe essere passato, eppure I Fratelli Karamazov restano a impolverarsi su uno scaffale.
Altro volume leggerino. Stendhal e il suo protagonista, Julien Sorel, mi sono tornati in mente qualche settimana fa quando Valentina di Peek a Book mi ha portato a un club del libro dal vivo, dove i partecipanti avevano letto, per l’appunto, Il rosso e il nero. Mentre ascoltavo le loro opinioni e riflessioni, mi ritornavano in mente le parole affascinate della mia cara amica e coinquilina ai tempi dell’università che era perdutamente innamorata di Julien e non faceva che elogiare la sua storia. E mi è tornato in mente che Il rosso e nero io lo voglio leggero da tanto, ma proprio tanto. Gliel’ho persino detto a Stendhal, quando sono andata a trovare la sua tomba a Montmartre – no, non sono una matta che va in giro a parlare con le tombe nei cimiteri, ma ci sono passata davanti e con la mente l’ho salutato così: “Guarda che lo leggo, eh? Il rosso e nero… non mi scappa tranquillo?”… ok ora sembro proprio matta – ma alla fine non ne ho mai avuto il coraggio. Gli scrittori francesi mi hanno sempre creato dei grossi problemi, soprattutto quelli post-rivoluzione, e ogni volta che mi pongo davanti alla scelta se dare una nuova chance alla letteratura francese o buttarmi in altri lidi, opto sempre per la seconda. Sarà finalmente giunto il momento di incontrare Julien?
Ok, faccio questa confessione subito e lancio la bomba: eccetto che per diversi brani e alcuni racconti, non ho mai letto per intero un libro di Hemingway. Corro a cospargermi il capo di cenere. Eppure non è che non sia incuriosita, soprattutto sui suoi romanzi legati alla Spagna – che lo sanno anche le pietre che tutto ciò che è Spagna è per me fonte di grande interesse ed entusiasmo – e vorrei tanto leggere Fiesta e Per chi suona la campana. Quello che mi frena è un timore reverenziale verso la scrittura di Hemingway, quella sensazione che a volte si prova di fronte a un grande nome, la paura che ci fa chiedere “E se io sono l’unico incapace di apprezzarlo? E se non ci capisco una mazza? E se non mi piace?”. Roba da non dormirci la notte.
Altra cenere sul mio capo. Che vergogna. Beppe Fenoglio è uno di quei rimpianti che mi porto dai tempi del liceo. Perché lo stavo per leggere quel Partigiano Johnny, era proprio lì sul mio banco, un prestito di un amico, e già pregustavo il ritorno a casa da scuola… peccato poi perderlo una delle rare volte in cui ho deciso di prendere l’autobus per tornare a casa, io che andavo sempre a piedi! Di quel pomeriggio, oltre alle mille mila scuse al mio amico che era parecchio affezionato alla sua copia come ogni lettore che si rispetti, mi rimane il classico fatalismo da “ogni lasciata è persa”. Poco dopo, infatti, sono stata presa dal turbinio della letteratura sudamericana e Fenoglio è passato in secondo piano. Per anni, entrando in libreria, ho accarezzato la copertina del libro dicendomi: “Ma si, lo compro” per poi decidere di portarmi via altri libri. La copertina Einaudi è marchiata a fuoco nella mia memoria, ma la sua posizione nella lista infinita dei libri da leggere scende sempre più in basso. L’anno scorso, durante il Salone del Libro di Torino, ho partecipato a una maratona di lettura per i 50 anni dalla scomparsa dello scrittore e la voglia di leggere Fenoglio si è riaccesa al punto che vorrei recuperare anche La paga del sabato. Solo che è passato già un anno e io non ho ancora letto nessuno dei due.
Io adoro Calvino, ho letto i suoi libri, adoro le sue traduzioni di romanzi francesi, come quella di I fiori blu di Queneau, e per una come me che legge pochissimi italiani, sia del passato che del presente, vuol dire molto, ma le sue cinque letture per l’università di Harvard sono per me ancora sconosciute. Le lezioni americane sono un mio pallino da alcuni anni e le recenti “lezioni” del blog Start from Scratch non hanno fatto che aumentare il desiderio di leggerle e guardare il mondo con occhi diversi.
Uno dei miei autori britannici preferiti e non ho ancora letto il suo libro più famoso. Qualche anno fa ci ho provato con l’originale in inglese, ma non era periodo e l’ho abbandonato. Rimando di continuo e leggo i suoi libri più recenti. Ma arriverà il momento giusto anche per lui…
Qui la colpa è da imputare a un’altra opera di Mann, Morte a Venezia. Letto a 15 anni d’estate, come compito per le vacanze di letteratura italiana, l’ho odiato come pochi altri libri al mondo. Una piaga al punto che spalmai quelle poche pagine per tutto il mese di agosto e solo il senso di responsabilità mi ha spinto a scriverne il riassunto/riflessione da portare alla prof. Da quel momento non ho voluto più saperne nulla di Mann fino all’università. Nei cortili della facoltà di lingue si incontra tanta gente, anche gente che fa tedesco e che ti dice che Mann non è affatto male, che forse quando hai letto Morte a Venezia – che non è proprio il libro più semplice del mondo ma nemmeno una cosa orrenda come tu ricordi – non era il periodo giusto e che comunque Mann ha scritto dei capolavori come La montagna incantata e i Buddenbrook. Dichiarazione di cui ho trovato conferma leggendo qua e là brani sparsi dei due romanzi. Ma le reminiscenze adolescenziali sono più forti di me e quando penso a un classico da recuperare, quei due titoli, che inesorabilmente fanno caolino nella mia mente, tornano dopo poco tra i “un giorno li leggerò, ma oggi non è quel giorno”. Aiutiamoli.
Anni che mi dico “voglio leggere Capote, voglio leggere Capote!” e al momento ho solo letto Colazione da Tiffany, mentre spero sempre di riuscire a leggere Sangue Freddo, il suo romanzo più significativo, il primo romanzo-reportage della storia della letteratura. Ma anche in questo caso, non sono andata oltre una carezza alla copertina.
Questo titolo mi perseguita da alcuni anni. C’è chi me lo consiglia a gran voce, chi invece mi consiglia di lasciar perdere. Wallace è acclamato sempre come un genio della letteratura contemporanea, una delle sue voci più importanti e la sua morte ha ammantato tutto di una devozione senza macchia o dubbio. E così per me diventa difficile avvicinarmi, per la solita paura di non esserne all’altezza o di scoprire che, nonostante tutti lo abbiamo innalzato sull’altare della letteratura mondiale, io lo trovi addirittura noioso. Riuscirò a trovare il coraggio di leggerlo?
Ma anche Non buttiamoci giù. Il fatto è che Nick Hornby mi è tanto piaciuto in Shakespeare scriveva per soldi, una raccolta di recensioni dello scrittore pubblicate su una rivista americana caratterizzate da una grande ironia e un ottimo gusto da lettore, al punto che potrei preferirlo in questa versione di recensore piuttosto che scrittore. O forse potrò finalmente ricredermi?
E con la posizione 10 la top è arrivata alla fine. E quali sono i vostri “vorrei a non riesco”?
Ora tocca a chi vuole partecipare al prossimo UFG Book Club: quale libro sceglierete? A breve preparerò anche un sondaggio da posizionare nella colonna laterale, intanto commentate pure qui sotto.
Buon maggio dei libri a tutti!