«Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile». Queste parole, pronunciate dal senatore americano Nelson, inaugurarono il 22 aprile 1970 la prima Giornata mondiale della Terra. Da allora, le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, con l’obiettivo di favorire la conservazione delle risorse naturali. Da allora, il numero di Paesi aderenti all’iniziativa è cresciuto di anno in anno fino a raggiungere il numero di 175 nell’edizione del 2013.
L’Earth Day ha contribuito in modo determinante alla creazione del primo Summit sulla Terra, svoltosi nel 1992 a Rio de Janeiro, la prima conferenza mondiale che riunì capi di Stato e di Governo per discutere sulle misure per migliorare lo stato di salute del Pianeta. Ma la vera svolta si è avuta negli anni 2000 con lo sviluppo di Internet che ha consentito di allargare enormemente la partecipazione all’Earth Day che ormai supera il miliardo di persone in tutto il mondo, unite dagli stessi obiettivi: l’abbandono dei combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, la responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy.
- Assottigliamento dei ghiacci – Il record è stato raggiunto nell’agosto 2012 nell’Artico e negli ultimi 30 anni i satelliti hanno osservato un declino nello spessore dei ghiacci pari al 13% ogni decennio e il fenomeno sembra avanzare costantemente.
- Aumento temperatura globale – I nove anni più caldi a partire dal 1880 sono tutti successivi al 2000. Temperature da record si sono raggiunte nel 2005 e nel 2010 ed i satelliti indicano chiaramente che la tendenza prosegue inesorabilmente. I dati raccolti negli ultimi 30 anni sia a terra che con l’ausilio dei satelliti dimostrano che l’emissione di gas serra ha innescato un circolo vizioso in cui aumento delle temperature e scioglimento dei ghiacci si susseguono potenziandosi a vicenda.
- Buco dell’ozono – Negli ultimi 20 anni lo strato di ozono che fa da scudo ai raggi ultravioletti ha raggiunto lo spessore minimo per ben due volte sull’Antartide. Dati e immagini dei satelliti hanno permesso di individuare un analogo record negativo anche sull’Artico. Oceani – Sono dei sorvegliati speciali dei satelliti perché il loro stato di salute è un vero e proprio ago della bilancia del clima. I dati raccolti dai satelliti negli ultimi 20 anni indicano inoltre che il livello globale dei mari cresce al ritmo di 3 millimetri all’anno, raggiungendo anche picchi di un centimetro in alcune regioni del mondo.
EMERGENZA CIBO – Se i 7 miliardi di persone che oggi popolano la Terra conducessero gli stili di vita del cittadino medio occidentale, un solo mondo non basterebbe: sarebbero necessari 1,5 pianeti. Nel 2050, dicono le stime, la popolazione mondiale raggiungerà quota 9 miliardi; a quel punto, avremmo bisogno di tre Pianeti per ospitarci tutti. Per il World Earth Day, il Barilla center for food and nutrition (Bcfn) suggerisce proposte e soluzioni alla portata di tutti. Adottare il modello alimentare mediterraneo, per esempio, è un’ottima strada per ridurre l’impatto ambientale legato ai consumi del cibo (soprattutto della carne). «I modelli di consumo attuali non sono più sostenibili: stiamo consumando più di quanto il nostro Pianeta riesca a rigenerare» conferma Barbara Buchner, membro dell’advisory board del Bcfn. «Dobbiamo diffondere modelli di consumo più responsabili, partendo dalle nostre abitudini a tavola». Per sintetizzare come i nostri stili di vita e di consumo non siano più sostenibili, basta pensare che ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo viene sprecato: una cifra che corrisponde a un terzo della produzione annua mondiale ed equivale a quattro volte la quantità necessaria per sfamare 868 milioni di persone che soffrono la fame.