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Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, ogni anno si tolgono la vita 4 mila italiani

Creato il 09 settembre 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog
Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, ogni anno si tolgono la vita 4 mila italiani
Ogni anno nel nostro Paese si tolgono la vita 4 mila persone. A causa innanzitutto della crisi economica che colpisce il lavoro, ma anche per la fragilità emotiva che interessa sempre più soggetti fra stress e dolorose crisi familiari. Il dato allarmante è stato appena diffuso attraverso una rilevazione del Servizio Prevenzione del Suicidio dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio in programma l'8 e il 9 settembre. Nel mondo si registrano stime ancor più eclatanti, con un milione di suicidi all'anno pari a un'incidenza di 14,5 morti ogni 100.000 abitanti.
L'Italia ha subìto un continuo incremento del fenomeno negli ultimi 30 anni, con picchi più intensi a cavallo fra gli anni '80 e '90 e un ritorno impetuoso nell'ultimo periodo. In questi ultimi due anni, in particolare, ha avuto un ruolo decisivo la fase di difficoltà finanziaria a livello globale, soprattutto per gli operai e gli impiegati licenziati e per gli imprenditori costretti al fallimento.
Ma pure le "perdite relazionali" hanno contato molto. I lutti, le separazioni e i divorzi in costante crescita e non più surrogati come in passato dalla presenza del validissimo ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia, hanno finito per amplificare le difficoltà individuali. Tanto da far supporre che il numero dei suicidi è drammaticamente destinato ad aumentare negli anni a venire.
E se ad avere tendenze suicide, come spiega l'indagine, sono soprattutto i giovani maschi (il rapporto è di 3 a 1 rispetto alle donne), con il Nord Est e la Sardegna individuate come aree statisticamente più a rischio del resto del Paese anche se è al Sud che si contano più vittime, particolare attenzione meritano i numeri relativi all'infanzia e all'adolescenza. Dal 1980, ben 374 suicidi hanno coinvolto soggetti con un'età compresa fra i 10 e i 14 anni. Un dato scioccante sul quale non sono mai stati eseguiti accertamenti istituzionali approfonditi.
Per arginare la tendenza, spiegano dall'osservatorio del nosocomio romano, urgono investimenti in grado di migliorare la rete dei servizi sul territorio, allo stato carenti e male organizzati. I pochi ospedali funzionanti riescono ad operare solo grazie all'impegno dei volontari, ma non per l'intera giornata dovendo sospendere le attività di presidio durante la notte.
La circostanza che 4 mila persone decidano ogni anno di compiere il gesto estremo, equivale alla macabra certezza che un intero piccolo comune della Penisola, di volta in volta, scompaia per autoannientamento. E' qualcosa ancora di poco conosciuto, di cui peraltro si fa fatica a discutere nel dibattito pubblico, che però secondo la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità arriva a fare nel mondo due morti al minuto. Tanto da destare di recente l'interesse di ricercatori di fama internazionale, principalmente per lavorare sulla prevenzione.
L'International Association for Suicide Prevention, ad esempio, oltre a collocare il nostro Paese nella media statistica europea, indica che nel vecchio continente sono gli stati nordici a soffrire maggiormente del fenomeno, in particolare nella zona dei Paesi dell'ex Unione Sovietica dove il suicidio interessa circa 50 soggetti su 100 mila. Più in generale, invece, è nella popolosissima Asia che si registra il picco più alto di suicidi, che diventano così la seconda causa di morte tra gli adolescenti di tutto il mondo, nella fascia di età fra i 15 e i 24 anni.
Ma confrontando meglio la realtà italiana con quella dei principali partner europei, a tasso di suicidi invariato si riscontano notevoli differenze proprio in materia di prevenzione. Se si analizza la situazione della Gran Bretagna, dove pure i fatti di questa estate hanno dimostrato come non sia immune ai fenomeni di esasperazione estrema del disagio, emergono programmi di gestione dell'emergenza molto più incisivi di quelli italiani. Lì, infatti, come pure in Germania e in Francia, si investono molte più risorse umane, tecnologiche ed economiche per prevenire i suicidi.
Se oggi si assiste a casi sempre più frequenti di suicidio, specialmente negli strati più deboli ed esposti delle società (basta guardare ai tragici numeri delle carceri italiane), si comprende che non è soltanto a causa di "elementi di tipo biologico, culturale, psicologico o contestuale". Le ragioni, spiegano le varie ricerche scientifiche e sociologiche fin qui condotte, possono essere di gran lunga più complesse e certamente l'andamento generale non risponde a spiegazioni univoche. Ecco perché, ad esempio, può capitare non di rado che tutti i soggetti nati in un determinato periodo si ritrovino poi a dover far fronte alle medesime difficoltà. Con la conseguente esposizione a una maggiore incidenza del tasso di suicidio.
Per restare al quadro italiano, ad aprile di quest'anno l'Istat ha provveduto a pubblicare le tabelle relative ai suicidi e ai tentativi di suicidio provenienti dai dati accertati dalla Polizia di Stato, dall'Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza nel corso del 2009 (quelli del 2010 saranno disponibili il prossimo anno), in base alle notizie contenute nella schede individuali di denuncia trasmesse all'Autorità giudiziaria. Sono numeri ancora una volta inequivocabilmente spaventosi, influenzati dalle questioni legate al sovraffollamento delle carceri e al maltrattamento dei detenuti. E rispetto alle quali, come purtroppo spesso accade, solo i Radicali e il Presidente Napolitano hanno fatto sentire la propria voce.
 

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