Giorni spiccioli

Son quelli che mancano alla fine della scuola, ormai imminente. Peraltro, da pasqua in poi, sono state settimane a scacchiera, da cruciverba. Perché (per quanto la scuola della ‘povna si sia limitata ai ponti della regione canonici, senza aggiungere in coda neanche un giorno), tra una cosa e l’altra (e quando non c’erano i ponti c’erano i saggi finali, come è giusto, o il giorno nazionale delle Invalsi) fare una settimana di fila di lezione normale è stato merce rara.
Per il prossimo fine settimana, a completare il quadro, il plesso del suo indirizzo diventa sede di seggio, come sempre. E, vista la generale penuria di aule, nonostante loro profughi ne abbiamo fatta a gran voce richiesta, è stato impossibile trovare, in tutto il circondario, un buco dove poterli ospitare. Saranno altri due giorni che partono, sabato e lunedì, come non detto. E la settimana dopo c’è il 2 giugno. La ‘povna sostituisce come può una attività con l’altra, prende ore in più da fare, viene a scuola di giorno libero, ma comunque non fa pari. Per fortuna la sua teoria del lungo marzo ancora una volta la premia, al di là di ogni speranza, e dunque non si trova problemi di voti (anzi) o di recuperi (che – quello che ha detto ai Merry Men vale per tutti – ci sarà pure il senso del prendersi la responsabilità di scegliere che fare, se svolgi il mestiere di insegnante). Però lei, che ha bisogno, per digerire, di narrare e di narrarsi, questi finali a fisarmonica, convulsi, con molta improvvisazione, non li ama.
In ogni caso, c’è poco da fare, dunque si fa quel che si può, come dice bene Barbie e come sempre. Nel mezzo, si aspetta l’uscita delle commissioni di maturità (per ora, è arrivata l’ordinanza), dalle quali la ‘povna apprenderà se, e quanto, dovrà fare slalom tra i suoi mondi, per partecipare al matrimonio dell’anno e contestualmente non venire meno ai suoi scolastici doveri.
Va così, dunque. E non va per niente male, peraltro. Solo, se pensa alle vacanze di quest’anno (santi&morti, patrono, e quelli di primavera, che ha già detto), e al fatto che dal 7 giugno in poi la sveglia antelucana termina, per tre mesi buoni, la sua squilla (e, sì, certo che per andare a fare la maturità si sveglia, ma non è la stessa cosa, checché a molti piaccia fingerlo, e si è pure pagati in più, peraltro), alla ‘povna – sul modello di Fenoglio – a chi osa dirle che gli insegnanti non hanno un orario privilegiato, che viene pagato in tempo – viene voglia di mangiare, scondito così come è, il cuore intero e crudo.