Commemorare oggi la Shoah non ha semplicemente lo scopo di fornire una qualche forma di consolazione alle vittime di questa tragedia e ai loro discendenti ma vuole essere un monito per mostrare ad ognuno di noi che cosa accade quando si permette al pregiudizio, all'intolleranza e alla violenza di prendere il sopravvento. Ricordare il passato per evitare che possa ripetersi in futuro. E' questa la chiave su cui si incentra il senso di questa ricorrenza, al di là di ogni retorica che spesso infarcisce le manifestazioni commemorative che siamo abituati a vedere in tv. Nonostante il tema dell'Olocausto sia oggigiorno un tema noto,affrontato nelle scuole, sui giornali ed al cinema, le stragi in nome di una presunta supremazia etnica non mancano, così come non mancano in Italia episodi di violenza legati al razzismo o all'antisemitismo; per questo motivo vogliamo partecipare con questo post al Giorno della Memoria, proponendovi una panoramica dei titoli più significativi per scoprire o riscoprire cos'è stata la Shoah, anche perché crediamo che un buon libro sia uno dei modi migliori per celebrare la caduta di un regime famoso per averli bruciati i libri.
Spostandoci invece su un'ambientazione più classica vale sicuramente la pena di riscoprire Olocausto di Gerald Green (Sperling & Kupfer) che ripercorre in modo parallelo, in una sorta di diario, le vite di un ufficiale nazista e di un giovane ebreo in Germania a partire dall'ascesa al potere di Hitler fino alla sconfitta della Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Per questo libro, dedicato "Alla memoria dei Sei Milioni, dei Sopravvissuti e di Coloro che hanno reagito", l'autore vinse il Premio internazionale della pace per la letteratura nel 1979.
Molto toccante è anche La donna delle uova di Linda D. Cirino (Neri Pozza). Si narra di una storia ai margini dei campi di sterminio, che di tutto quell'orrore intuisce solo l'ombra: una donna accoglie un ebreo evaso, rischiando la propria vita per salvare uno sconosciuto. Un caleidoscopio di emozioni velate di tristezza, tra le quali emerge sempre la speranza.
Sempre dalla parte dei vinti si colloca La notte di Elie Wiesel (Giuntina), premio nobel per la pace del 1986, che con questa breve novella in francese, sintesi di un più ampio memoriale pubblicato in yiddish a Buenos Aires, ha dato un volto pietrificato alla disperazione incolmabile dell'Olocausto. Il racconto del viaggio verso l'inferno di Auschwitz dai territori occupati da parte dell'esercito nazista tra Ungheria e Romania riempie di dolore il buio di una notte, quella di una comunità e dell'individuo, sulla quale non può più sorgere - almeno per il protagonista - il sole: 'Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata...' è l'unico grido muto e inconsolabile che Wiesel riesce a lanciare nel deserto dell'uomo, persa la speranza, diventato ormai non più soggetto ma pura testimonianza.
Una prospettiva totalemente diversa è invece quella offerta da Le benevole (Einaudi), capolavoro d'esordio dell'americano Jonathan Littell, ritratto dell'orrore più laido e raccapricciante tramite le parole dell'obersturmbanhfuerher Maximilian Aue. L'animo di un ufficiale nazista con una storia famigliare borghese, complessa e fatta di traumi emotivi, trova, nel diluvio di sangue dell'invasione nell'Urss da parte delle armate tedesche e della conseguente deportazione delle comunità ebraiche verso i lugubri comignoli dei lager, uno specchio per l'abisso che vive dentro di lui. Dal punto di vista di un oppressore, le cui raffinate educazione e sensibilità si scontrano in un conflitto dilaniante con l'efferata crudezza della Soluzione Finale, le atrocità dello sterminio razziale perpetrato dal Terzo Reich diventano insieme metafora dell'inevitabile emersione del lato ferino della natura umana e di un'autocondanna di sè come uomo a sprofondare in un baratro senza fondo e senza ritorno.
Un'altra opera resa famosa dal cinema da Mark Herman è Il bambino con il pigiama a righe di John Boyne (BUR). Si tratta di un libricino semplice e profondo, ideale per approcciare i ragazzini al tragico tema dell'Olocausto: è la storia della deliziosa amicizia tra Bruno, bambino tedesco di nove anni, e Shmuel, piccolo ebreo imprigionato nel campo di concentramento in cui il padre di Bruno è ufficiale. Il breve romanzo è consigliato per la perizia dell'autore nel saper spiegare la tragedia ai bambini senza buonismi né patetismi, ma non ha mancato di suscitare polemiche poiché è stato più volte accusato di sostenere l'idea che i civili non fossero consapevoli degli orrori compiuti nei campi di sterminio. Rimaniamo nel campo cinematografico visto che è proprio in questi giorni sui nostri schermi La chiave di Sara, tratto dal romanzo di Tatiana de Rosnay (Mondadori, collana Omnibus) e interpretato da Kristin Scott Thomas. L'opera si occupa del più odioso episodio di collaborazionismo tra la Francia di Vichy e l'occupante tedesco. Il 16 e 17 luglio 1942 circa 13.000 ebrei, per lo più apolidi, tra cui oltre 4000 bambini, furono strappati alle loro case e concentrate in una struttura sportiva chiamata Velodrome d'Hiver per poi essere avviati alla deportazione e allo sterminio. Il libro racconta le storie parallele di Sarah Starzinsky, bambina ebrea di dieci anni, catturata quel giorno coi genitori, e di Julia Jarmond, una giornalista americana residente in Francia che, ai nostri giorni, si occupa di tale episodio e che pian piano scopre come il dramma della piccola abbia un legame molto stretto con le vicende della famiglia di suo marito. Romanzo intensissimo ed originale, ricco di filoni e spunti, scritto in una prosa avvincente e senza indulgere in sentimentalismi e scene ad effetto. Il recente film, è assai significativo, anche se alcuni personaggi (Sarah adulta, suo figlio, la figlia di Julia, Zoe) sono tratteggiati in modo sbrigativo rispetto al libro.
In un genere un po' diverso si inserisce invece Judenrampe.Gli ultimi testimoni. di Anna Segre e Gloria Pavoncello (Elliot Editore), un libro che attraverso una serie di interviste a sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti raccoglie testimonianze uniche nella loro forza e nella loro intensità. Ogni racconto ci porta a conoscere una vita e una storia di volontà, forza e sopravvivenza che si conclude con un testo lirico che racchiude l’essenza stessa del vissuto dell’intervistato. Le autrici hanno intervistato personalmente le persone che danno vita e voce alle pagine di quest'opere e, in alcuni casi, hanno fatto appena in tempo a prendere l’ultimo treno che le ha condotte a conoscerli e ad ascoltartli per l'ultima volta. Il lettore si fa subito testimone del coraggio dei protagonisti lasciandosi trasportare dalle loro voci: ‘ Meglio per voi che non capirete mai, poiché quello che racconto non è che l’ombra di quello che è stato’. (Judenrampe, Pag 25, testo lirico tratto dalla storia di Ida Marcheria).
Tra le tante opere, infine, ve n'é una pensata proprio per parlare dell'Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l'orrore. Si tratta di Vedi alla voce: amore, uno dei più celebri romanzi di David Grossman: attraverso gli occhi del piccolo Momik, protagonista narrante del romanzo, Grossman ricostruisce e reinterpreta l'Olocausto, trasfigurando l'essenza stessa del dolore umano. Sempre per le nuove generazioni ed in particolare per i più giovani possiamo indicare All'ombra del lungo camino di Andrea Molesini (Mondadori), un libro per ragazzi che piacerà anche ai più grandi: dietro una maschera di ironia e comicità si intravede chiaramente la grande tragedia. Consigliato a chi vuole ricordare in modo più dolce, ma non per questo nascondersi dietro alla leggerezza.
I quaderni di Anne furono raccolti, insieme ad altri effetti personali, prima che la polizia potesse sequestrarli, da due amici dei Frank, che li avevano aiutati durante la clandestinità. Moltissimi leggono il Diario a scuola, ma in pochi sanno che in realtà del diario esistono più versioni: quando Anne sentì alla radio che dopo la guerra sarebbero stati pubblicati i diari dei civili coinvolti nel conflitto scrisse una bella copia dei propri quaderni privati. Quando Otto Frank decise di pubblicare il diario della figlia mise mano a sua volta su questa seconda stesura, inserendo alcune modifiche e censurando parti di testo. La versione che leggiamo attualmente è proprio frutto di questo processo. Se siete però curiosi di sapere chi fosse la vera Anna e cosa abbia realmente scritto sul proprio diario, sappiate che esiste un’edizione a cura dell’Istituto olandese per la documentazione di guerra che compara le tre stesure. È stata pubblicata in Italia da Einaudi con il titolo I diari di Anne Frank, ma al momento è sfortunatamente irreperibile nelle grandi librerie. Consideratelo come un incentivo a frequentare le biblioteche pubbliche o a frequentare librerie dell’usato, ne vale la pena.
Sperando di aver fatto cosa utile e gradita, vi lasciamo con il link al sito ufficiale del Giorno della Memoria gestito dall'Ucei, dove potete trovare un'ulteriore lista di libri, film e il calendario delle iniziative legate a questa giornata: Giorno della Memoria.
Lo staff della Stamberga