Giovane e bella di François Ozon [film + letture varie]

Creato il 25 novembre 2014 da Amalia Temperini @kealia81

Qual è il modo più sano per investire pensieri negativi e trasformarli in positivi? Non so, io provo a scrivere.

Nei giorni scorsi ho avuto voglia di vedere un film in tv, girava su Sky on demand; non ero andata al cinema a vederlo, così ho pensato di farlo consumandolo passivamente in casa.

Il lavoro di François Ozon del 2013, presentato al Festival di Cannes dello stesso anno, ha una trama apparentemente banale. Il suo orientamento segna un passo di piacere nelle concatenazioni narrative pianificate e organizzate in sequenze temporali legate alle stagioni.

Si tratta di una storia la cui protagonista è una ragazza di 17 anni che inizia a prostituirsi in seguito a di alcune mancanze, che non vengono dichiarate subito dagli sceneggiatori, almeno non nella sua parte iniziale. Il regista non rivela niente, elabora un cammino fatto di pezzetti che sembrano assemblarsi l’un altro attraverso una poesia che si incasella nella perfidia del soggetto protagonista selezionato. La tensione dei personaggi si manifesta in maniera precisa in alcune scene centrali (ad esempio, quando madre e figlia sono dallo psicologo).

La prostituzione sebbene sia intesa come un meccanismo mentale che in molti nello stesso film accomunano con la bellezza, non esce fuori come un elemento nocivo, quanto più come scoperta del proprio corpo, senza pregiudizi, per puro piacere femminile.

Con questo non voglio dire che il film è un elogio al mestiere più antico del mondo, quanto più un passaggio che si innesta su alcuni incontri che permettono di capire quanto il dislivello tra una generazione e l’altra sia altro rispetto a certe azioni.

E’ un prodotto molto bello che apre a mille chiavi di riflessione, soprattutto perché il suggerimento che viene offerto non ha una soluzione, quindi siamo noi spettatori a dover comprendere da che parte stare nella solitudine del nostro essere.

Lo consiglio, soprattutto perché Marine Vacht è stratosferica, bellissima da mozzare il fiato anche per chi ha una eterosessualità marcata e dirompente.

Aggiunto a questo scritto anche tre libri che ho letto.
Sarò breve e concisa:

Ernst Jünger, Trattato del Ribelle, Adelphi, Milano, 1990

E’ un saggio filosofico di poche pagine che mostra quanto la volontà possa fare la differenza rispetto ai meccanismi di potere. Uno scritto che permette di capire meglio cosa sono i sistemi di controllo politico dittatoriale applicabili oggi alle nostre odierne democrazie. Nella lettura vengono fuori profili di personaggi di rottura che possono fare la differenza, se capiscono che le volontà sono le vere azioni che posso cambiare le cose.

Francesco M. Cataluccio, Vado a vedere se di là è meglio, Sellerio, Palermo, 2010.

Non saprei definirlo. E’ un racconto personale di una vita costruita seguendo certi esempi letterari, di un sentiero dettato da forti basi ideali. Grazie a questo scritto ho aperto gli ho occhi sulla cultura dell’est. In particolare sulla Polonia, sui polacchi, i suoi poeti e gli scrittori.

Czesław Miłosz , La mente prigioniera, Adelphi, Milano, 1981

Grazie al volume segnalato in precedenza sono arrivato a questo testo. Uno scritto del 1951 che analizza in maniera lucidia cio’ che è stato il metodo comunista nel pieno della sua manifestazione.
Allucinante.

Alla prossima!


Archiviato in:film, leggiamoCi, libri, riflessione, riflettiamo Tagged: cannes 2013, cataluccio, Festival di Cannes, Festival di Cannes dello stesso anno, film, françois ozon, junger, letture, libra, libri, life, milosz, Movie, piaceri, recensione, recensioni, vita

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :