Giovani e regia tv "vincono" in anticipo la World League 2011

Creato il 09 luglio 2011 da Mariellacaruso

Più o meno nove mesi fa mi chiedevo cosa e chi sarebbe rimasto del Mondiale italiano di pallavolo vinto dal Brasile. Quattro i nomi che avevo fatto: Maxim Mikhaylov, Facundo Conte, Wilfredo Leon e Simon Robertlandy. Un russo, un argentino e due cubani che a ottobre 2010 avevano tra i 17 e i 23 anni. Una nuova generazione di pallavolisti.
Il tempo mi ha dato ragione. Almeno per i primi tre, protagonisti di un'ottima World League. Purtroppo per motivi ufficialmente fisici (ma informalmente disciplinari) Robertlandy, maestoso centrale cubano che pare fosse pronto a darsela a gambe verso un futuro lontano dall'isola caraibica, non è stato inserito da Orlando Samuels nella rosa della World League. Un peccato per la pallavolo che ha visto crescere tutti gli altri.
Di questa World League 2011 che si avvia al termine, a Danzica, oltre ad una buona pallavolo (fin qui la semifinale Brasile-Argentina su tutte ma anche l'Italia ha fatto bene in alcuni frangenti e, almeno per quanto mi riguarda, penso che si debba continuare su questa strada senza richiamare i senatori) ad incantare è stata la regia polacca.
Immagini eccezionali, rallenty cinematografici, attenzione maniacale per i particolari che hanno fatto di ogni partita un piccolo capolavoro. Ad accompagnarci, poi, almeno a noi italiani che l'abbiamo seguita su RaiSport c'è stato il commento di Alessandro Antinelli e Fefè De Giorgi: competente, attento, mai sbavato e soprattutto mai volgare. Particolari tecnici e ricordi contestualizzati, senza dare per scontato che chi guarda e ascolta sia qualcuno che debba necessariamente conoscere la pallavolo tout-court. Divertenti gli aneddoti su Ljubo Ganev durante la gara con la Bulgaria (che in Italia è partito da Agrigento non da Schio), i racconti su Conte padre-figlio.
Una bella pallavolo in tv è fatta anche di questo, perché la gente ascolta e si appassiona con immagini, commenti e anche un po' di show... ma come ha detto bene Fefè, per quello bisogna essere tagliati. Ma si può anche imparare, e la Polonia può dare lezioni.

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