Non aspettatevi ventate di buonismo adolescenziale e risoluzioni zuccherose, qui tutto scorre sotto gli occhi attenti e infiammanti del protagonista senza nome. Non giovane dichiarato, stanco di questo continuo accostamento alla sua generazione, che invece non gli appartiene affatto, un'accozzaglia di benpensanti travestiti da alternativi e persone che se la sanno cavare da soli, tutto ha il suono selvaggio del Death Metal e non di canzoncine alla Ligabue, non c'è nulla di carino e anche l'amore è essenziale, ovvero selvaggio nei sentimenti e nelle percezioni.
Il non protagonista è assertore della negazione, è distopia pura contro la società e i suoi piccoli sogni, la sua vita da anarchico convinto, che vive a Bologna e frequenta il Dams dividendo la casa con dei punkabbestia che di punk non hanno nulla ma di bestia troppo, verrà scossa dal ritrovato partito nazista e dall' inciampare in esso!
Vaccari ha molto talento e in questo libro lo si percepisce, non fino in fondo, ma lo si sente, si sente uno scrittore dal grandissimo potenziale e dalla stoffa pregiata.
Giovani, Nazisti e disoccupati non parla di coraggio, ma di vigliaccheria, di incubi e non di sogni, di vita e non di morte, perché tutto quello che conta a volte, è vivere e non sopravvivere.
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