“Col senno del poi posso affermare con certezza che è stata la mia stessa anima a lavorare in segreto, nel buio. Al risveglio da un incubo ho sentito nella testa una melodia per violino e orchestra. E’ stato un nuovo inizio, il ritorno della Musica, la mia Strega capricciosa”.
A parlare è Giovanni Allevi, compositore, nato nelle Marche quarantatré anni fa, una laurea in filosofia, che mi ha concesso questa intervista, in cui racconta cosa è successo dopo gli attacchi di alcuni maestri e come ha fatto a risalire dal lungo periodo di depressione, che è seguito.
Un sognatore. Non sono dotato di forza fisica, non ho amicizie influenti, credo anche di essere decisamente imbranato ed ingenuo, ma di una cosa sono certo: sono un sognatore. Immagino un grande cambiamento culturale, dove la Musica, con le sue forme classiche, torni ad essere espressione del Presente.
Sembra che l’amore per la musica sia stato ostacolato da suo padre, il quale non voleva che lei intraprendesse una strada in salita. Lei, però, non gli ha mai dato ascolto. E’ stato in questo senso tosto. Ma forse suo padre aveva ragione!
E’ infatti proverbiale il suo “te l’avevo detto!”; ma ora, dopo tanti anni è diventato un mio fan scatenato. Grazie a quel divieto di toccare il suo pianoforte, sin da piccolo ho percepito la Musica come una regola da infrangere, e ancora oggi è così per me.
Dopo anni di successo il vuoto, la depressione, il calo. Colpa degli strali dei maestri Ughi e in parte Muti, che l’hanno definita “sepolcro imbiancato” e hanno detto che il suo è un successo solo mediatico. Per cadere e spegnersi, ha pensato che i maestri avessero ragione? Eppure molti musicologi apprezzano il suo talento e, soprattutto, la sua voglia di innovare. Perché secondo lei i due maestri hanno avuto parole così dure?
Devo essere sincero: il Maestro Muti ha ritenuto opportuno non prendere una posizione netta nei miei confronti. Ho molto apprezzato la sua presenza ad un mio concerto, al termine del quale ha chiesto di incontrarmi per una stretta di mano ed un sorriso. Quanto al Maestro Ughi, sappiamo cosa pensa. Io non ho voluto questa guerra di religione che mi è stata mossa. Si è detto che forse sia l’invidia per il mio successo il movente di quelle critiche, eppure quella parola non è mai uscita dalla mia bocca in tutti questi anni. Credo piuttosto che sia la paura di essere destituiti di un potere culturale.
Cosa non hanno realmente digerito? Forse il concerto di Natale voluto da alcuni consulenti musicali del Senato e diretto da lei nel 2008? Cosa non sopportano? Forse il suo essere naif?
No, quelli sono pretesti. Non digeriscono che io componga musica, usando le forme di Mozart ed i contenuti ritmici contemporanei. Questo è l’unico modo per creare una vera evoluzione della tradizione classica, una evoluzione sincera, non di facciata o “mediatica”. Ma se non l’avessi fatto io, prima o poi qualcun altro l’avrebbe fatto, ed è un compito che spetta solo al compositore: un processo inevitabile. Non si può bloccare la creatività in nome della grandezza del passato. Se avessi aggiunto una base “dance” ad un grande classico della musica, nessuno si sarebbe scandalizzato, perché la contaminazione non evolve i generi. Comporre, invece, un Concerto per Violino e Orchestra, restando fedeli a quelle forme e a quei timbri, è un gesto di grande irriverenza.
In Italia per lei la musica sarebbe nella mani di una casta, che avrebbe al suo servizio critici servili?
Me ne sono accorto mio malgrado. Io sono una persona molto pacifica, non mi permetterei mai di esprimere un linguaggio aggressivo che tenda ad offendere la persona. Eppure, in questi ultimi anni, contro di me è stato detto di tutto, da una lista sorprendentemente nutrita di personalità. Una rete, ramificata, che detiene un grande potere mediatico. Una casta ideologica che fa grandi proclami sulla cultura, ma che in realtà ha ridotto l’Italia in questo stato, ed ha come vero interesse che tutto resti immobile, forse per mantenere dei privilegi, che non sono necessariamente di natura economica. E’ uno status, l’idea di sentirsi culturalmente superiori, unici depositari di un credo, che, però, ha perso ogni aderenza con la realtà.
Si, assolutamente si, purché si abbia il coraggio di farlo, e non rimanere alla corte di quella casta, nella speranza illusoria di ricevere delle briciole. Una volta trovato il coraggio di distaccarmene, mi si è spalancato un mondo! Musica nuova da comporre, l’idea di una nuova bellezza da inseguire, l’incontro di quelle note con le emozioni della gente. Finalmente potevo respirare, vivere ogni giorno come se fosse il primo, senza dover rendere conto a nessuno.
Ci spiega cosa è successo dopo gli attacchi? Qual è stato il momento peggiore, più buio?
Il momento più difficile è stato l’attacco verbale che ho ricevuto da un gruppo di studenti nel chiostro nel Conservatorio di Milano. Dai giovani musicisti non me lo sarei mai aspettato. “Deve esserci un errore, non è possibile” continuavo a dirmi. Quello è stato l’apice del buio. Ho capito quanto fosse solo un artista, come fosse difficile essere un sognatore, immaginare un cambiamento che nessuno tranne te, ha il coraggio di sostenere. Soprattutto, non mi aspettavo dai giovani un atteggiamento tanto conservatore, la chiusura mentale di chi vuole difendere un sistema vecchio, che non va da nessuna parte. Perché? Per opportunismo? Per compiacere l’insegnante che osservava la scena dalla finestra della sua aula? L’unico punto di vista che gli è rimasto sul mondo? Un secolo fa i giovani della loro età, in quello stesso chiostro creavano movimenti, stilavano i punti di manifesti artistici per immaginare l’Arte del futuro!
In quel momento ha pensato di abbandonare la musica? Chi le è stato accanto?
Ho accartocciato nervosamente uno spartito dodecafonico di Stockhausen, che avevo tra le mani e l’ho gettato nel cestino, mandando metaforicamente a quel paese l’Accademismo, che ha rinnegato la Bellezza. Al mio fianco ho avuto la mia famiglia, i miei fan, mentre la casta procedeva inesorabile un’opera diffamatoria subdola. Su importanti testate giornalistiche veniva completamente reinventata la mia storia, fino ad attribuirmi affermazioni mai fatte, per farmi apparire arrogante, antipatico. L’obiettivo era spezzare il legame tra me e il mio pubblico. In quegli anni non sono stato più in grado di scrivere una nota, soprattutto in ambito sinfonico.
Col senno del poi posso affermare con certezza che è stata la mia stessa anima a lavorare in segreto, nel buio. Al risveglio da un incubo ho sentito nella testa una melodia per violino e orchestra. E’ stato un nuovo inizio, il ritorno della Musica, la mia Strega capricciosa. Da quella melodia è originato il mio Concerto in Fa minore per Violino e Orchestra. Poi, otre quello, sono “arrivati” cinque brani per Pianoforte e Orchestra. La risposta al buio è stata una cascata di musica, che mi ha letteralmente travolto. Una musica diversa, più viscerale, più luminosa!
Oggi un nuovo Cd: Sunrise. Dove ha trovato l’ispirazione? E a chi lo dedica? Forse ai due maestri?
Così ho scritto: “Al mio grande accusatore. Distruggere me è stato fin troppo facile. Far tacere questa musica sarà impresa più difficile”.
Si arriverà a ricomporre il conflitto?
E’ impossibile ricomporre il conflitto, a meno che i miei detrattori si ricredano. Ma che senso avrebbe? Io non sogno un mondo senza critiche. L’importante è che idee differenti abbiano la stessa dignità e che il “diritto di critica” non vada a ledere la persona. Vado oltre: proprio mentre scrivo mi dicono che il mio “Sunrise” è entrato direttamente al primo posto in classifica sulle piattaforme digitali. Ho sempre affermato di non volere alcun riconoscimento accademico, di non desiderare prestigio o l’attribuzione di merito. Non mi interessa neanche la ricchezza. Ciò che voglio è che la mia musica tocchi il cuore della gente, e la gente ha risposto al mio desiderio.
Un suo sogno?
E’ un sogno molto concreto, che sta per avverarsi: dirigere il mio Concerto per Violino. Accadrà presto a Genova ed avrò al mio fianco un giovane straordinario violinista, il polacco Mariusz Patyra. Voglio che il pubblico mi si stringa attorno, che mi protegga: durante quella direzione io rivivrò i miei momenti di buio ed inseguirò disperatamente una luce.
A chi le piacerebbe essere paragonato?
Finalmente ho superato il complesso del giudizio. Potrei essere paragonato a chiunque, e si potrebbe dire di me, nel bene e nel male, qualunque cosa. Ma ciò che conta è la musica che ho scritto, e per fortuna lei non sa che farsene delle parole.
Cosa contraddistingue la sua musica?
E’ la musica di chi conosce il buio dell’anima. E’ una musica perennemente alla ricerca di una luce.
Le piacerebbe che il suo Cd diventasse la colonna sonora di? Continui!
Sarebbe fantastico, se divenisse la colonna sonora di momenti significativi della vita quotidiana. Guardando il mondo con gli occhi incantati della musica, puoi vivere ogni giorno come se fosse il primo.
Cinzia Ficco